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Mancini: ”Allo stadio per tifare, Icardi e’ migliorato, se io resto? Oramai la fesseria l’ho fatta…”

Creato il 01 maggio 2015 da Alex80

manciniRoberto Mancini ha parlato alla La Repubblica cominciando sul delicato argomento della violenza negli stadi:

Sulla violenza negli stadi?

«Incredibile la scena di quel padre che dà i pugni al pullman della Juve col figlio vicino. Fossi il figlio penserei: ma cos’ha nel cervello mio padre? Ai miei tempi ne accadevano di fattacci, ma non così brutti. Andate allo stadio per tifare, altrimenti state a casa. Magari ti arrabbi per la sconfitta, e fischi, o fai la pañolada, ma perché insultare le persone? Perché le bombe carta? So che la domenica ci si sfoga per il lavoro che non c’è, per i problemi della vita, e che il calcio è un pretesto. Però allo stadio c’è anche un senso di impunità che non va bene. Bisogna applicare severamente le leggi. In Inghilterra accadde qualcosa tra tifosi dopo un derby di Manchester: il martedì la polizia ne aveva già messi dentro non so quanti, e fine del problema».

Non c’è anche un’eccessiva vicinanza tra i club e certi ultrà? 

«Certo. I club non devono più essere conniventi. Contatti, ma non connivenza. Mantovani alla Samp ogni tanto faceva cene coi tifosi, e assunse come magazziniere un capo della curva, Bosotin, che a volte faceva qualche fesseria… Ma finiva lì. Mantovani diceva: “Se combinate casini allo stadio, il giorno dopo me ne vado e vi lascio come vi avevo trovati”. Risultato: ci furono 15 anni perfetti».

Comunque, per chiudere: Icardi rimane? 

«Certo. È migliorato molto e ha ancora margini. All’inizio non mi piaceva il suo atteggiamento nel lavoro, ma è cambiato e si vede».

E Mancini rimane anche se arrivasse una telefonata da Madrid, o da Parigi? 

«Ma no, ormai non arriva più… Mi mancano la Champions e la lotta per lo scudetto: vorrei ritrovarle qui, e riscoprire il piacere di costruire una squadra vincente, come accadde dieci anni fa, e vederla crescere giorno dopo giorno. Rimango qui, certo: ormai la fesseria l’ho fatta, ah ah».


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