Mangiafuoco lancerà ancora alte vampate, stupirà ancora, ma solo per necessità: di tanto in tanto, mentre racconta la propria storia, il suo viso si illumina, forse perché si è abituato a vedere bambini attratti e incuriositi dal suo spettacolo. E’ un artista di strada, Giacomo colognese, ufficialmente “fachiro” come dice il patentino, ed è tornato ad esibirsi nel primo dei Giovedì d’estate, però senza molta fortuna. I 15 euro raccolti ora sono la una unica entrata. I soldi sono finiti anche per lui: non ha pensione e non l’ha nemmeno la moglie. L’unico sostentamento sono quei soldi raccolti durante gli spettacoli, confidando nella sensibilità di chi può aiutarlo.
Giacomo colognese
Ne parla nell’appartamento Aler di Borgo Loreto, dove vive con la compagna di sempre, Antonella. Giacomo colognese ha lavorato come manovale edile fino all’età di quarant’anni, poi lo specialista ortopedico Torchio lo avvisò: “O finisci in carrozzella o riprendi a lavorare come Mangiafuoco”. Problemi alla schiena, bisogna decidersi. Due ricoveri al Sant’Ambrogio e poi all’Ospedale di cremona hanno infatti convinto Giacomo colognese a cambiare mestiere. Ha lavorato infatti per la Pulisoft, un’impresa di pulizie, per cinque anni. E’ stato licenziato: la cooperativa sociale ha preferito assumere disabili. E’ seguito un periodo di lavori occasionali, brevi, poi colognese ha dovuto tornare al mestiere imparato da ragazzo, ma senza vitalizio e oggi senza aiuti sufficienti dal comune. E ha 59 anni. Non è passato inosservato a cremona: il giornale La Provincia l’ha fotografato più volte, mettendolo anche in prima pagina.
Ha divertito tanti bambini e ragazzi, li ha visti gioire e spalancare gli occhi, ha attratto e stupito tante persone ma la vita in questo periodo è crudele anche con lui. Il pacco di alimentari del comune è stato sospeso, tornerà in distribuzione ma non si sa quando. colognese si è rivolto a don Alberto Mangili (il Ponte) e aspetta un avviso. Nel frattempo mostra il frigo: c’è solo quel che resta dell’ultimo pacco di alimentari e poco altro.
I servizi sociali comunali hanno aiutato l’artista di strada unico nel suo genere a cremona: “Dal 2005 ho ricevuto dei buoni spesa, erano 20 al mese da 5,16 euro l’uno, e un sussidio di 100 euro al mese per vivere in questa casa popolare. Per fortuna qui non c’è mai stato teleriscaldamento - continua Giacomo colognese – Ho una stufetta a gas e due bollette da pagare, da 432 e da 402 euro”.

Il corridoio, l’infisso della finestra del bagno e lo specchio sopra il lavandino senza soluzione di continuità!!!
L’Aem, con il suo servizio di recupero crediti, ha il coraggio di farsi pagare gli interessi di mora da una una coppia nullatenente che vive in un alloggio popolare e che non riesce nemmeno a pagare il canone da mesi.
“Quindici giorni fa - continua Mangiafuoco, con la sua parlata tutto sommato serena, anche se l’amarezza è grande e si sente – l’assistente sociale ha detto che per ora il comune non ha soldi”.
“Temiamo lo sfratto – aggiunge la moglie Antonella – di dover restare in strada con i mobili che abbiamo portato qui da piazza Fiume”.
Otto anni di assistenza da parte della San Vincenzo, poi il sostegno dei frati cappuccini di via Brescia, fra il 2011 fin quasi al 2012, poi l’aiuto del Ponte, in contatto col comune. Al Ponte e alla cascina Moreni ha incontrato don Alberto Mangili, legato a comunione e liberazione da anni, come da anni sono attivi nella sede di via Palestro i servizi di indirizzo e orientamento per chi cerca lavoro.
Giuseppe colognese ha dovuto lavorare alla cascina Moreni per pagare la bolletta dell’Aem: “Dodici giorni di lavoro per coprire 720 euro in tutto, facevo mezza giornata. così il comune dava 20 euro all’Aem, direttamente. Io non ho mai visto quei soldi”.
c’è da chiedersi come possa l’Aem comportarsi così e far soldi sulla pelle dei più deboli. Ma com’è possibile? Questa sarebbe la modernità di LGH, di cui Aem fa parte?
Un’altra operazione aspetta colognese, dopo quella del novembre scorso. E’ colonstomizzato. Sarà ricoverato in autunno o in inverno. La schiena lo ha tradito, ma potrà riprendersi. Una vita avventurosa la sua. Figlio di una ragazza madre italiana è nato nel 1954 a

Una foto del giornale La Provincia dedicata ai Giovedì d’estate del 2011: Giacomo colognese fa fuoco e fiamme!
Heidelberg, in Germania, per poi tornare in Italia affidato ai nonni, residenti a Badia Polesine (Rovigo), dove ha frequentato le elementari. Poi il trasferimento a Mombercelli d’Asti, per vivere con la madre, risposatasi. Il patrigno fu paterno e Giacomo ricevette aiuto e conforto. Amava il circo: ha iniziato a lavorare a 14 anni per il circo Perelli, che ha chiuso alcuni anni dopo. Prima smontava e montava le tende, poi ha imparato il numero del mangiafuoco, i giochi con i serpenti (due pitoni), i numeri sugli anelli romani…
Sapeva, e sa, divertire e divertirsi, Mangiafuoco. Anzi, divertirsi ormai un po’ meno. Marito e moglie hanno subito già due sospensioni di utenze dall’Aem, a ottobre e a maggio, anche se si trovano nella fascia protetta, di coloro che dovrebbero restare immuni da disavventure simili.
Nel corso di una vita è cambiato il mondo. Dall’era dei circhi al sistema contributivo: chi per disgrazia non somma gli anni di contributi sufficienti è in grave difficoltà. E di pensione privata non si parla in questo caso.
Non è Giacomo colognese ad aver scherzato col fuoco.





