Sostanzialmente non posso che trovarmi d’accordo con Riefoli sul tipo di alimentazione che fa bene alla salute, nonostante – lui è il primo ad ammetterlo – non esiste un’alimentazione perfetta in senso assoluto. Interessante la sua proposta di invertire il pranzo con la colazione (ma per conoscerne i motivi, dovete leggere il libro :-)
Mi trova un po’ meno d’accordo sul consiglio di moderare l’assunzione di frutta perché con essa aumenterebbero le calorie ed il carico glicemico: c’è gente che vive di sola frutta e non soffre di diabete né di sovrappeso. Non mi trova neanche d’accordo sul fatto che si debba ridurre l’apporto di tè, senza distinzione. Io bevo circa un litro di tè verde al giorno, e sono innumerevoli i testi che parlano dei benefici che apporta questa bevanda (anche se devo evitare di berla dopo le 16, e questo varia da persona a persona, perché qualcuno, come la sottoscritta, può avere difficoltà ad addormentarsi).
Non mi piace neanche che citi Wikipedia, non lo trovo scientificamente serio.
Nonostante il testo sia molto articolato e tocchi un po’ tutti i punti dell’alimentazione (dalla conformazione dell’apparato digestivo allo stile di vita, dalle conseguenze per l’ecosistema e alle proprietà dei vari alimenti naturali), a volte pecca di ironia nei confronti di chi resta tra le braccia dell’alimentazione occidentale tradizionale. Ma soprattutto non mi piace, a pelle, che si debba inventare un nuovo “sistema alimentare”, il Veganic, appunto: cioè un sistema VEG di Alimentazione Naturale Integrale Consapevole.
Cioè: il vegano non basta più, perché anche un vegano può mangiar male, se per esempio abbonda in grassi, ma perché rendersi promotori di un nuovo TM? Questo TM sul logo del Veganic mi disturba. Tutti vogliono diventare guru alimentari. Non basta auspicare un miglioramento dell’alimentazione per la popolazione, bisogna sottolineare che quel miglioramento è stato fatto in nome del proprio logo.
Marketing.