Mangiare a Roma, la guida di Mario Adinolfi

Creato il 17 luglio 2012 da Berenice @beneagnese
Che ti fa un onorevole fresco di nomina? Tra un dibattito e l'altro, un approfondimento e una seduta in Commissione, apre il suo profilo di Facebook e ti sciorina, esercizio dopo esercizio, una mini guida contenente i posti migliori per mangiare  a Roma. Proprio stamattina ho trovato questo post pubblicato da  Mario Adinolfi, giornalista, blogger, giocatore di poker, da circa un mese deputato del Parlamento italiano e leggendario amante del cibo. Il post è, come scrive lui " a grande richiesta, una piccola guida per il cibo a Roma". Adinolfi è con evidenza una buona forchetta e allora perché non accettare qualche suo consiglio? O anche tutti? Colazione, pranzo leggero, cena, gelato e specialità arabe : una serie di ghiotti consigli per districarsi tra le mille offerte della Capitale che l'Onorevole deve aver testato ripetutamente, fino a convincersi che slo queste che seguono hanno la supremazia sulle altre. Ma quelli elencati sono davvero i posti migliori per il cibo a Roma? Per chi avesse da fare correzioni o aggiunte (ben gradite), in fondo alla pagina c'è uno spazio per i commenti. Ed ecco, testuale, la lista di Adinolfi: COLAZIONI Bar del cappuccino per il cappuccino (Luigi Santoro è un artista assoluto, somiglia a Paolo Conte e lo trovate a via Arenula con i figli Adriano e Veronica detta mani-di-fata perché prepara anche meravigliose pizze ripiene espresse), Bar Linari a Testaccio per cornetti e ciambelle (via Zabaglia, per intenditori anche le pizzette ross...e di medio formato e leggerissime), Mario Tornatora per bombe e fazzoletti (e tutto ciò che contiene crema pasticciera, la migliore della Capitale, via Oderisi da Gubbio). PRANZO LIGHT: pizza ripiena da Roscioli (anche la rossa non è male, il pane è vario e da urlo), straccetti al Bar della Pigna (le sorelle Catia e Tamara preparano anche ciambelloni e torte con le loro manine), tramezzini e tartine da Antonini a via Sabotino (eccellenti le cosiddette tartine all'aragosta, che in realtà sono alla coda di gambero, ma va bene lo stesso). CENA: perciatellini alle vongole del ristorante La Pigna (se chiedete la porzione Adinolfi, sanno bene a cosa ci si riferisce); pizza da Remo o Baffetto (piazza Santa Maria Liberatrice o via del Governo Vecchio; la vera pizza romana, bassa e croccante senza rinunciare a una certa morbidezza complessiva), patate abbruzzesi fritte ad arte da Fortunato al Pantheon (ristorante classico, che più classico non si può, ma non tradisce mai). Tartare alla Tiroler Keller (via Vitelleschi, alle pareti un articolo di Panorama che ricorda me e l'allora cardinale Ratzinger come i clienti più affezionati, anche per la fondue bourguignonne e il ghiottone grill). TexMex al Perfect Bun (dietro al Teatro Valle, imperdibili le fajitas di pollo). Bacon Egg Burger al T-Bone (catena eccellente per chi ama hamburger e limitrofi, cinque punti in città a Trastevere, a via Crispi, dietro piazza Cavour ecc). Cinese al Ruyi (via Valadier, il manzo croccante piccante più buono d'Italia) o all'Hong Kong di via Giolitti (manzo in salsa d'ostriche e zucchine di assoluto valore, riso cotto davvero bene senza il solito pappone cinese). Rigatoni al sugo di coda e cucina romana di generale da Augustarello (fu ristorante di riferimento della banda della Magliana, sapevano mangiare quelli, a Testaccio). Supplì e pizza al taglio solo dal Pizzettiere (piazza santa Maria Liberatrice, da mezzo secolo uguale e con lo stesso proprietario a stendere la stessa pizza e a friggere i supplì, ormai aiutato dai figli). GELATO:
da San Crispino (ma quale Grom, i veri artisti sono i fratelli altoatesini che hanno portato a Roma il gelato vero).
KEBAB e SPECIALITA ARABE alla Piramide di vicolo del Gallo (a Campo de' Fiori Mohammed si fa chiamare Mimmo, ma è egiziano vero e il suo gollash fa capire che un altro mondo, anche culinario, è possibile).

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