La prima volta che sono stata a Manhattan, mi sono sentita piccola, spaventata, ma allo stesso tempo eccitata, rapita da quella visione, da quelle luci, da quella grandezza. Rimanevo in silenzio perché volevo percepire ogni minima cosa di quello che mi accadeva intorno e misi in moto i miei sensi: ascoltavo il fragore dei claxon, le sirene della NYPD, dei firemen, il rumore di tacchi a spillo, le urla di venditori di biglietti per il New-York-Sightseeing e degli spettacoli di Broadway, le musiche dei vari artisti di strada…
Vedevo milioni di auto sfrecciare, il giallo dei taxi, insegne luminosissime, sentivo il profumo di brezel appena sfornati, la puzza di tombini fumanti e l’aroma di caffè Starbucks sempre affollati. Toccavo tutto quello che era sul mio cammino: credevo di vivere in un’altra dimensione dove l’acciaio non sa più di acciaio, la gomma non sa più di gomma ma di qualcosa molto più familiare all’uomo, ma in particolare provavo tutti i sapori dal cibo indiano a quello giapponese, dal messicano al russo. Conosci veramente un posto quando ne apprezzi la cucina, gli odori, i sapori, e New York è davvero un melting pot culinario.
A New York non vai per visitare le bellezze storiche, ma ci sono una quantità impressionante di musei: oltre ai famosissimi Guggenheim, MoMA, Museum of Modern Art e Museo delle Scienze Naturali, ci sono il Museo del Folklore (che poi mi sono sempre chiesta: cosa mai può contenere un museo del folklore? Zoccoli olandesi? Gnomi irlandesi o vestiti bavaresi?) il Museo Latinoamericano, il Museo della Fotografia, quello Ebraico, quello del Design e persino il Museo del Sesso (l’unica cosa che riesco a immaginare sono giganti sculture falliche miste a riproduzioni di Kamasutra, ma credo che ci sia molto altro).
Io ho avuto il piacere di visitare il MoMA, chiacchierare con Monet, Chagall, Picasso, Dalì, Boccioni, Warhol e la fortuna di trovare la mostra straordinaria di Tim Burton. Immaginate il mio delirio interiore quando mi sono ritrovata tra gli alberi-sculture di Edward Mani di Forbice, i vestiti di Willy Wonka e del Cappellaio Matto. Un delirio interiore simile c’è stato al Museo di Scienze Naturali: ho passato ben sette ore tra gemme, pianeti, dinosauri, leoni e piante palustri della Tailandia. La sera mi sentivo una sorta di cervellona, data la massiccia iniezione di scienza subita dal mio cervello.
Ovviamente la più grande attrazione sono i grattacieli, primo su tutti l’Empire State Building, da cui si gode la vista più sublime i vostri occhi possano vedere. Cominci con l’avere di fronte la cima dell’Empire totalmente illuminata, giri a destra e arriva il famoso grattacielo Chrysler, tutto a sinistra invece il panorama fino a Central Park e Harlem. Insomma, un quadretto davvero interessante! Poi c’è Ground Zero…
La mia prima volta a New York è stata nel 2009, le Twin Towers erano già belle che andate e Ground Zero era totalmente recintata, con lamiere alte più di cinque metri. Potevo spiare la voragine attraverso i buchi fatti dai curiosi ed è stato alquanto suggestivo, perché dentro di me avevo un senso di tristezza, un gran magone, ma appena ritornavo cosciente ero di nuovo catapultata nel caos medioevale di Down Town: limousine, poni-express, autobus, macchine che arrancavano nel traffico alle mie spalle… E così Ground Zero tornava ad essere quello che era: una gran recinsione di lamiere. Adesso è in cantiere un progetto con un’unica torre – la One World Trade Center – un parco in memoria dell’attentato dell’11 settembre, una futuristica stazione della metropolitana e un museo con gli oggetti recuperati dopo l’attentato (poteva mai mancare un altro museo?!).
Ci sono moltissime altre cose che vorrei raccontare: locali, negozi, lounge bar, cafè, loft, studi stilistici… Ho conosciuto parecchi personaggi strani e persone in gamba. Ho vissuto molte esperienze, tra cui la bufera del febbraio 2010, quindi se vi va “Stay tuned!”. Alla prossima.
Assia Del Prete
Sono nata in provincia di Napoli, vivo ad Avellino. Laureata in Comunicazione e Marketing, amo leggere, il cinema, la moda e lo sport. Amo viaggiare, mio padre mi ha insegnato ad essere una persona molto curiosa e ad avere esperienza del mondo, infatti mi ha spronata a studiare 3 lingue e a viaggiare sin da quando ero bambina. Adoro la mia tradizione, ma non la cucina tradizionale, infatti sperimento sempre cose nuove, spesso facendo simpatici errori.
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