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L'ultima sua vittima è la quattordicenne Soo-jung . Sua sorella maggiore parte subito alla sua ricerca e anche la polizia, lentamente , molto lentamente si muove.
C'è anche un padre che cerca la figlia sparita mesi prima...
Ci sono dei film che ti attraggono come una calamita solo a leggere due righe di sinossi.
E Manhole , esordio del regista sceneggiatore Jae Young Shin, è proprio uno di questi film.
Sarà che quando vedo scritto Corea del Sud, thriller e serial killer mi si drizzano le antenne, quando ho letto di questo film ho sentito l'impulso irrefrenabile di vederlo.
In genere non rimango deluso perché ormai in quell'angolino d'Oriente hanno trovato la ricetta perfetta per tirare fuori i migliori thriller del mondo.
Qualche rara volta rimango invece con un po' d'amaro in bocca.
Ed è questo il caso di Manhole.
Non stiamo parlando di un brutto film, la confezione come al solito è luccicante, ha anche una durata più contenuta rispetto alla media del cinema coreano ( siamo sui 100 minuti titoli di testa e titoli di coda compresi), ha un'idea alla base , quella del serial killer che si nasconde nelle fognature della città e come un predatore cattura i malcapitati e le malcapitate che hanno la sventura di trovarsi vicino a una delle sue trappole, veramente forte perché è come se stessimo aggiornando il database dei monster movies anni '80 ( il primo che mi viene in mente è Alligator ma ci sono animali mostruosi di ogni sorta nascosti nei sotterranei delle città , ratti e pipistrelli in primis, per non parlare di insetti) ma ricorda in qualche modo anche la seconda parte di The Host , di Bong Joon Ho che , occorre rammentarlo è ancora il film coreano che ha fatto staccare più biglietti al botteghino.
La figura del serial killer , un ibrido tra un barbaro post apocalittico rinchiuso in un antro inospitale e una specie di alieno dotato di mezzi tecnologici all'avanguardia, è la trave portante del film ma si dimostra paradossalmente anche il suo punto debole.
La prima parte di Manhole, quella in cui si vede il killer e la sua tecnica di catturare le vittime è tesa, arcigna, la suspense non viene alleggerita neanche per un attimo, la regia valorizza con un montaggio accorto le sequenze in cui il predatore va a caccia e cattura la sua preda.
La seconda parte invece è più sfilacciata: c'è forse un po' troppa carne al fuoco, troppa gente che gira indisturbata per quei corridoi umidi e malsani, è strano che uno con tutti quei mezzi a disposizione e con la conoscenza che ha di tutto il labirinto di gallerie che è sotto Seul, si lasci sfuggire così le sue prede e anche per più volte.
Questi inseguimenti coronati sovente dall'insuccesso sembrano messi lì per allungare il brodo, è un po' come se il film andasse in crisi di idee e si rifugi nell'usato sicuro di sequenze che denotano un discreto senso dello spettacolo e del thrilling, ma che in realtà non aggiungono veramente nulla di nuovo a un film che sembra quasi cercare una svolta horror col passare dei minuti.
Svolta horror che fortunatamente non arriva mai pienamente anche se molte sequenze della seconda parte sono girate con stile più vicino all'horror che al thriller.
Tirando le somme ci troviamo di fronte a un film che propone un intrattenimento onesto ma senza picchi di genio .
Per fortuna non ci sono neanche cadute rovinose.
Però l'idea del serial killer nelle fogne poteva e doveva essere sfruttata meglio.
Male al botteghino coreano.
PERCHE' SI : confezione al solito inappuntabile, prima parte tesissima , forte idea di base ,la recitazione è su buoni livelli.
PERCHE' NO : seconda parte un po' sfilacciata , dura poco per essere un film coreano ma dà l'impressione che sia lo stesso troppo lungo, la figura del serial killer viene picconata dagli errori che commette ( strano per uno che ha ammazzato un sacco di gente senza essere scoperto).
LA SEQUENZA : quella della cattura del poliziotto, imbragato in una sorta di tela di ragno, ma anche quella in cui si va a riprendere una delle sue vittime appena salvata da un poliziotto e lasciata incautamente vicino a una delle trappole del serial killer.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Non circola una bella aria nelle fogne di Seul.
Per una volta un thriller coreano che non supera la media dei thriller hollywoodiani.
La sinossi di un film non è tutto.
E' però un film che mi ha evocato tanti ricordi di bel cinema passato.
( VOTO : 6 / 10 )
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