Alzi la mano chi, amando alla follia la lettura, non si è mai sentito così o non ha mai avuto la certezza che qualcuno lo vedesse in questo modo. Inevitabile: come ogni disturbo ossessivo-compulsivo che si rispetti, anche quello del lector immodicus ha le sue degenerazioni patologiche e porta alla nascita di pregiudizi che ne fanno una categoria umana a sé, spesso percepita come prossima all'estinzione.
Al di là dei tentativi di sdrammatizzare una passione che talvolta ha delle esagerazioni di cui, in momenti di lucidità, diventiamo consapevoli (come quando, interrotti nel mezzo del capitolo più avvincente da una telefonata, siamo pronti ad impugnare il fucile a canne mozze), è fuor di dubbio che ciascuno di noi abbia le proprie 'manie librose', atteggiamenti ricorrenti che ci accomunano o distinguono rispetto agli altri colleghi.
Poiché l'assunzione di consapevolezza è il primo passo per risolvere un disturbo psicologico, io ho analizzato le mie abitudini maniacali di lettrice. Ciò non significa che intenda sul serio superarle, anzi, più che altro cerco il vostro conforto, sperando che fra voi amici e lettori vi siano analoghi sfoghi di pazzia o che, attraverso la segnalazione dei vostri vizietti mi facciate rendere conto di possederli a mia volta, senza essermene mai accorta.
Mania librosa n° 1: non riesco ad interrompere la lettura di un capitolo a metà o, peggio, dopo poche pagine dall'inizio. È più forte di me, come se sentissi che l'interruzione potrebbe essere quasi una rinuncia ad un'impresa titanica. Questo mi porta ad enormi sospiri di sollievo quando scopro che il libro appena acquistato ha capitoli brevi, perché la minaccia è sempre lì, in particolare alla sera, dopo una lunga giornata che quasi sicuramente piomberà con tutto il peso della stanchezza proprio sul più bello. In ogni caso, per interrompermi devo essere autorizzata da una pausa con spazio bianco dell'autore, pena sensi si colpa infiniti. Piuttosto che chiudere il libro ad un qualsiasi punto fermo, riavvolgo il capitolo per ricominciarlo dal principio alla successiva occasione.
Mania librosa n° 2: devo possedere i libri che leggo. Per me, ricorrere a prestiti in biblioteca o dagli amici è un tormento, soprattutto se il libro in questione mi appassiona e si guadagna un posto speciale nel mio animo di lettrice. Se testi usati per la stesura della tesi o la preparazione di esami vari si sono lasciati restituire con facilità, non altrettanto è stato per i libri letti per piacere, per grandi classici di cui ancora lamento la mancanza o per volumi che, nel tempo, ho dovuto acquistare per non essere assillata dalla loro assenza dai miei scaffali. Questo sia per poterli liberamente manipolare, rileggere o riempire di annotazioni sia per un malcelato feticismo. Tale gelosia crea una mania 2/b: non riesco a prestare i miei pargoli di carta senza che una fitta mi attraversi il cuore e, finché non ritornano, sto in pena come per la mancanza di una persona cara.
Mania librosa n° 3: anche se gli scaffali sono ricolmi di libri che attendono di essere letti, una strana necessità biologica mi spinge periodicamente in libreria a comprarne di nuovi. Questo problema si è acuito negli ultimi anni, con la frequentazione di tanti interessantissimi blog letterari che mi hanno tempestata di consigli di lettura entusiasmanti. Anche se la coscienza invita alla moderazione, la carne, debole, cede all'impareggiabile sensazione di uscire dalla libreria con una busta piena di tante pagine nuove (e con qualche decina di altri titoli in lista). Corollario di questo problema è il fatto che, spesso, la lista dei desideri librosi si allunga infinitamente, in molti casi con titoli che si guadagnano un'insistente priorità rispetto a quelli precedentemente appuntati.
Mania librosa n° 4: la libreria è l'antidoto allo stress e alle emozioni negative. Arrabbiata, triste, sovraccarica o sull'orlo di un esaurimento nervoso, se entro in libreria (specie in quel piccolo angolo di paradiso indipendente, appartato e accogliente di cui vi ho parlato altrove) tutto il male del mondo scompare, i nervi si distendono e tutti quei volumi in ogni centimetro del negozio mi trasmettono un senso di fiducia e bellezza indescrivibile. Sortite in libreria mi hanno salvata più volte dalla tensione delle sessioni d'esame o del periodo del TFA. Il contatto fisico con il negozio di libri, specie laddove c'è un gestore disponibile a dare consigli e competente nel suggerire, è essenziale, motivo per cui non ricorro mai agli acquisti online. Purtroppo c'è un problema non da poco nel mio rapporto con la libreria: la città non è proprio a due passi, e fuori dalla città non esistono molti paradisi terrestri come quello che vi ho descritto (anzi, nel raggio di 20 km non ci sono proprio librerie). Questo mi fa sentire un po'come Heidi sui monti.Mania librosa n° 5: mettere a dura prova la postura. Qualche giorno fa leggevo una notizia secondo cui nei prossimi anni emergeranno diversi problemi posturali legati all'utilizzo degli smartphone e al costante piegamento del collo su oggetti molto piccoli. Ora, non so ben determinare, nel mio caso, il rapporto causa-effetto fra abuso dei libri e postura, ma, per leggere, ho una serie di posizioni di comodo al di fuori delle quali la concentrazione mi è impossibile: a letto con la schiena rialzata, sul divano con i piedi sulla penisola oppure, in via del tutto eccezionale (nelle sale d'attesa o sui mezzi pubblici), seduta, ma senza nessuno intorno, ché la sensazione di essere osservata o che qualcuno butti l'occhio sulle mie pagine mi innervosisce alquanto (anche se io faccio lo stesso quando mi trovo vicino qualche lettore).
Mania librosa n° 6: il libro è un oggetto sacro. Anche se a volte sottolineo i libri (ma sempre con matita e righello e con linee parallele e pulite), ciò che non sopporto è che appaiano alterati esternamente: le copertine devono essere intonse, il profilo privo di orecchie e le pagine non devono essere aperte al punto da sventrare il volume. Ogni volta che estraggo dalla borsa un libro schiacciato da qualche altro oggetto e che vedo qualcuno aprire in due un volume come si spalanca una finestra il primo giorno di primavera, un brivido mi corre lungo la schiena e rischio di piombare a terra priva di sensi.
Mania librosa n° 7: il libro prima del film? Mai. Beh, sì, a volte si scopre solo dopo che quel film che ti è tanto piaciuto è stato tratto da un libro, ma ormai. Nel mio caso, quando mi imbatto nel trailer o nell'annuncio dell'uscita di una pellicola interessante e scopro che questa è tratta da un romanzo, mi auto-convinco a leggerlo prima di vedere il film. Una mania destinata a cadere e che sto superando, perché la lista delle letture è infinita e, così facendo, rischierei di leggere solo per poter andare al cinema o di dover rinunciare a qualche bel film in tv (evento raro) solo per mancanza di lettura pregressa. Certo, questo significa rinunciare a quel sottile autocompiacimento di poter dire, al termine del film, «Beh, il libro è mille volte migliore».
Mania librosa n°8: non osare cambiarmi l'edizione! Adoro avere tutte le collane ordinatamente disposte sugli scaffali: i libri fuori collana possono stare ovunque, ma quelle belle serie di classici Einaudi, Feltrinelli o Mondadori devono stare allineate, tutte insieme appassionatamente. Per questo motivo odio non solo le librerie che dispongono i libri per puro ordine alfabetico (dove Fabio Volo finisce accanto a Lev Tolstoj), ma anche le riedizioni delle collane, che spesso portano a cambiamenti nel formato del libro, nei caratteri del titolo o nel colore della copertina. Odio ritrovarmi due libri della stessa collana non livellati sullo scaffale e con i dorsi differenti. Questo è un effetto della mia pignoleria patologica, che mi ha quasi causato uno sfogo allergico quando il terzo volume di Jarka Russ, trilogia di Terry Brooks della saga di Shannara, è uscito con un colore del tutto diverso dai due precedenti o quando le tre parti di 1Q84 di Murakami sono uscite suddivise in due volumi (parti 1 e 2 nel primo libro e parte 3 nel secondo tomo); fortunatamente a questa stortura Einaudi ha rimediato e al mio compleanno ho ricevuto il cofanetto con i tre volumi. La simmetria prima di tutto.
C.M.Articolo originale di Athenae Noctua. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore e senza citare la fonte.
Al di là dei tentativi di sdrammatizzare una passione che talvolta ha delle esagerazioni di cui, in momenti di lucidità, diventiamo consapevoli (come quando, interrotti nel mezzo del capitolo più avvincente da una telefonata, siamo pronti ad impugnare il fucile a canne mozze), è fuor di dubbio che ciascuno di noi abbia le proprie 'manie librose', atteggiamenti ricorrenti che ci accomunano o distinguono rispetto agli altri colleghi.
Poiché l'assunzione di consapevolezza è il primo passo per risolvere un disturbo psicologico, io ho analizzato le mie abitudini maniacali di lettrice. Ciò non significa che intenda sul serio superarle, anzi, più che altro cerco il vostro conforto, sperando che fra voi amici e lettori vi siano analoghi sfoghi di pazzia o che, attraverso la segnalazione dei vostri vizietti mi facciate rendere conto di possederli a mia volta, senza essermene mai accorta.
Mania librosa n° 1: non riesco ad interrompere la lettura di un capitolo a metà o, peggio, dopo poche pagine dall'inizio. È più forte di me, come se sentissi che l'interruzione potrebbe essere quasi una rinuncia ad un'impresa titanica. Questo mi porta ad enormi sospiri di sollievo quando scopro che il libro appena acquistato ha capitoli brevi, perché la minaccia è sempre lì, in particolare alla sera, dopo una lunga giornata che quasi sicuramente piomberà con tutto il peso della stanchezza proprio sul più bello. In ogni caso, per interrompermi devo essere autorizzata da una pausa con spazio bianco dell'autore, pena sensi si colpa infiniti. Piuttosto che chiudere il libro ad un qualsiasi punto fermo, riavvolgo il capitolo per ricominciarlo dal principio alla successiva occasione.
Mania librosa n° 2: devo possedere i libri che leggo. Per me, ricorrere a prestiti in biblioteca o dagli amici è un tormento, soprattutto se il libro in questione mi appassiona e si guadagna un posto speciale nel mio animo di lettrice. Se testi usati per la stesura della tesi o la preparazione di esami vari si sono lasciati restituire con facilità, non altrettanto è stato per i libri letti per piacere, per grandi classici di cui ancora lamento la mancanza o per volumi che, nel tempo, ho dovuto acquistare per non essere assillata dalla loro assenza dai miei scaffali. Questo sia per poterli liberamente manipolare, rileggere o riempire di annotazioni sia per un malcelato feticismo. Tale gelosia crea una mania 2/b: non riesco a prestare i miei pargoli di carta senza che una fitta mi attraversi il cuore e, finché non ritornano, sto in pena come per la mancanza di una persona cara.
Mania librosa n° 3: anche se gli scaffali sono ricolmi di libri che attendono di essere letti, una strana necessità biologica mi spinge periodicamente in libreria a comprarne di nuovi. Questo problema si è acuito negli ultimi anni, con la frequentazione di tanti interessantissimi blog letterari che mi hanno tempestata di consigli di lettura entusiasmanti. Anche se la coscienza invita alla moderazione, la carne, debole, cede all'impareggiabile sensazione di uscire dalla libreria con una busta piena di tante pagine nuove (e con qualche decina di altri titoli in lista). Corollario di questo problema è il fatto che, spesso, la lista dei desideri librosi si allunga infinitamente, in molti casi con titoli che si guadagnano un'insistente priorità rispetto a quelli precedentemente appuntati.
Mania librosa n° 4: la libreria è l'antidoto allo stress e alle emozioni negative. Arrabbiata, triste, sovraccarica o sull'orlo di un esaurimento nervoso, se entro in libreria (specie in quel piccolo angolo di paradiso indipendente, appartato e accogliente di cui vi ho parlato altrove) tutto il male del mondo scompare, i nervi si distendono e tutti quei volumi in ogni centimetro del negozio mi trasmettono un senso di fiducia e bellezza indescrivibile. Sortite in libreria mi hanno salvata più volte dalla tensione delle sessioni d'esame o del periodo del TFA. Il contatto fisico con il negozio di libri, specie laddove c'è un gestore disponibile a dare consigli e competente nel suggerire, è essenziale, motivo per cui non ricorro mai agli acquisti online. Purtroppo c'è un problema non da poco nel mio rapporto con la libreria: la città non è proprio a due passi, e fuori dalla città non esistono molti paradisi terrestri come quello che vi ho descritto (anzi, nel raggio di 20 km non ci sono proprio librerie). Questo mi fa sentire un po'come Heidi sui monti.Mania librosa n° 5: mettere a dura prova la postura. Qualche giorno fa leggevo una notizia secondo cui nei prossimi anni emergeranno diversi problemi posturali legati all'utilizzo degli smartphone e al costante piegamento del collo su oggetti molto piccoli. Ora, non so ben determinare, nel mio caso, il rapporto causa-effetto fra abuso dei libri e postura, ma, per leggere, ho una serie di posizioni di comodo al di fuori delle quali la concentrazione mi è impossibile: a letto con la schiena rialzata, sul divano con i piedi sulla penisola oppure, in via del tutto eccezionale (nelle sale d'attesa o sui mezzi pubblici), seduta, ma senza nessuno intorno, ché la sensazione di essere osservata o che qualcuno butti l'occhio sulle mie pagine mi innervosisce alquanto (anche se io faccio lo stesso quando mi trovo vicino qualche lettore).
Mania librosa n° 6: il libro è un oggetto sacro. Anche se a volte sottolineo i libri (ma sempre con matita e righello e con linee parallele e pulite), ciò che non sopporto è che appaiano alterati esternamente: le copertine devono essere intonse, il profilo privo di orecchie e le pagine non devono essere aperte al punto da sventrare il volume. Ogni volta che estraggo dalla borsa un libro schiacciato da qualche altro oggetto e che vedo qualcuno aprire in due un volume come si spalanca una finestra il primo giorno di primavera, un brivido mi corre lungo la schiena e rischio di piombare a terra priva di sensi.
Mania librosa n° 7: il libro prima del film? Mai. Beh, sì, a volte si scopre solo dopo che quel film che ti è tanto piaciuto è stato tratto da un libro, ma ormai. Nel mio caso, quando mi imbatto nel trailer o nell'annuncio dell'uscita di una pellicola interessante e scopro che questa è tratta da un romanzo, mi auto-convinco a leggerlo prima di vedere il film. Una mania destinata a cadere e che sto superando, perché la lista delle letture è infinita e, così facendo, rischierei di leggere solo per poter andare al cinema o di dover rinunciare a qualche bel film in tv (evento raro) solo per mancanza di lettura pregressa. Certo, questo significa rinunciare a quel sottile autocompiacimento di poter dire, al termine del film, «Beh, il libro è mille volte migliore».
Mania librosa n°8: non osare cambiarmi l'edizione! Adoro avere tutte le collane ordinatamente disposte sugli scaffali: i libri fuori collana possono stare ovunque, ma quelle belle serie di classici Einaudi, Feltrinelli o Mondadori devono stare allineate, tutte insieme appassionatamente. Per questo motivo odio non solo le librerie che dispongono i libri per puro ordine alfabetico (dove Fabio Volo finisce accanto a Lev Tolstoj), ma anche le riedizioni delle collane, che spesso portano a cambiamenti nel formato del libro, nei caratteri del titolo o nel colore della copertina. Odio ritrovarmi due libri della stessa collana non livellati sullo scaffale e con i dorsi differenti. Questo è un effetto della mia pignoleria patologica, che mi ha quasi causato uno sfogo allergico quando il terzo volume di Jarka Russ, trilogia di Terry Brooks della saga di Shannara, è uscito con un colore del tutto diverso dai due precedenti o quando le tre parti di 1Q84 di Murakami sono uscite suddivise in due volumi (parti 1 e 2 nel primo libro e parte 3 nel secondo tomo); fortunatamente a questa stortura Einaudi ha rimediato e al mio compleanno ho ricevuto il cofanetto con i tre volumi. La simmetria prima di tutto.
Foto di Krinsten Angelo
Mania librosa n° 9: l'altezza conta. I miei libri devono essere disposti in ordine decrescente di altezza dall'inizio dello scaffale oppure, se lo occupano interamente e non appartengono ad una stessa collana, possono convergere verso una parte centrale più bassa rispetto alle ali più alte.Mana librosa n° 10: la damnatio memoriae delle infamie. Ho notato che di aver sviluppato la tendenza a nascondere o rendere irraggiungibili libri che non mi sono piaciuti o che sono risultati talmente banali da farmi vergognare di averli letti. Quasi sempre si tratta di nuove uscite cui ho ceduto per raggiri mediatici, ma che non ammetterei mai di aver desiderato tanto da fiondarmi in libreria per comprarli. Questi libri, sistematicamente, finiscono in seconda o terza fila sugli scaffali o sui ripiani più alti, come a levarmi qualsiasi tentazione di sfiorarli. Fanno eccezione i classici che, anche quando non graditi, hanno comunque un loro status, come medaglie di una gara cui si è fieri di aver partecipato anche senza riportare la vittoria.Credo sia tutto, anche se, come scrivevo, non escludo che l'eventuale confessione delle vostre paturnie mi porti ad ammettere di esserne vittima a mia volta. In realtà, forse non è tutto, ma, se lascio ancora aperto questo post e continuo a pensare, rischio di elencare più vizietti librosi di quanti sono disposta ad ammettere. E dunque: quali sono le vostre manie librose? Vi state mettendo d'impegno per superarle o ne andate fieri? Vuotate il sacco, lectores immodici!C.M.Articolo originale di Athenae Noctua. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore e senza citare la fonte.