Giorno 20 novembre 2010 dalle ore 14.00 alle ore 18.00 in Piazza SS Apostoli a Roma, ci sarà la prima manifestazione nazionale contro le scie chimiche e la manipolazione climatica.
Il curatore di questo blog è un po' scettico rispetto all'utilità delle manifestazioni, dei cortei, e di simili iniziative, sebbene la manifestazione del 20 non sarà un corteo (la classica manifestazione rituale tanto cara a certe organizzazioni "di sinistra") ma qualcosa di diverso, un tentativo di farsi vedere ed al contempo di informare la cittadinanza sulle operazioni criminali di aeroso clandestino, alias scie chimiche.
Sinceramente ritengo più utile un convegno ben pubblicizzato per parlare con la gente, un volantinaggio mirato a gente con un minimo di apertura mentale (magari agli studenti, tra i quali si riesce ancora a trovare qualche mente non anestetizzata), qualche ora spesa su internet a spedire messaggi e dialogare con dei commenti con alcuni blogger per informarli della questione.
Scie chimiche dalla Spagna arrivano in Sardegna, orrenda quotidiano irrorazione, satellitare del 13 novembre 2010
Con ciò non voglio dire che la manifestazione in sé sia una cattiva cosa, e se mai portasse qualche buon risultato, ben venga. Purtroppo però, dopo avere organizzato ed avere partecipato a centinaia di cortei cittadini, regionali, nazionali e persino internazionali, ho toccato con mano come questi siano spesso degli avvenimenti nei quali si praticano dei riti collettivi (a volte molto belli, nel senso che ti regalano un appagante senso di appartenenza ad un gruppo, seppure di minoranza) senza minimamente scalfire però il potere contro il quale si lotta.Bisogna dire anzi che spesso i cortei vengono infiltrati ad arte da agenti della polizia o dei servizi segreti camuffati da manifestanti che innescano violenze a cui poi prontamente rispondono gli agenti in divisa con cariche, pestaggi ed arresti. In tal modo il tentativo di minare il sistema di potere si traduce in un mezzo per permettere agevolmente a chi ha il potere di identificare tutti gli oppositori (ai cortei la polizia scatta tante di quelle foto che non vi immaginate nemmeno) e persino di dare loro una "sonora lezione" a suon di manganelli.
Ho discusso molte volte con gli organizzatori dei cortei studenteschi, chiedendo loro che si favorisse soprattutto l'aspetto della riflessione comune, del dibattito, dell'informazione, più che della manifestazione in sé, ma le mie parole sono sempre rimaste inascoltate.
Sembra molto più facile (e più bello, forse più attraente, finanche più "eroico") organizzare cortei, persino quelli non autorizzati o a rischio di carica poliziesca, che organizzare incontri in cui si discute o realizzare opuscoli informativi da fare circolare. Durante ultimi cortei cui ho partecipato ho sempre fatto questo, ovvero ho portato con me opuscoli e altro materiale informativo (CD-rom) da distribuire, e poi ho parlato con tante gente, cercando di informarli.Io alla manifestazione di giorno 20 non ci sarò, sono troppo lontano e troppo impegnato, ed in ogni caso ritengo che starmene a casa a scrivere articoli, spedire mail, commentare articoli su altri blog, contattare gli autori di altri siti, può essere più proficuo che fare un lungo viaggio per partecipare ad una manifestazione che quasi sicuramente verrà ignorata dai mass media.
Non credo che serva una manifestazione per informare la gente o per distribuire volantini, o per parlare con la gente, anzi credo che dovremmo ritrovare l'abitudine di parlare di certe cose col panettiere, la cassiera del supermercato, il farmacista, l'edicolante, i nostri vicini di casa, i colleghi sul lavoro, le persone incontrate per strada o sull'autobus. Io lo faccio spesso, persino con i turisti stranieri.
D'altra parte è anche vero che il fatto di ritrovarsi insieme con altre persone che condividono la nostra presa di coscienza sulla terribile realtà che ci circonda, può anche essere un fattore positivo che stimoli ancor più il nostro impegno ed accresca la nostra determinazione.
Quanto a voi, miei cari lettori, il mio invito è di fare di testa vosta, come è giusto che sia.