Coerente con il suo “modo agilmente libero” Enrico Mentana all’interno di un Tg La7 più ragionato e meno spettacolarizzato tratta dell’argomento scottante che in questi giorni occupa gran parte delle notizie giornalistiche e anche delle nostre riflessioni: le reazioni studentesche che non si fermano . L’approvazione della fiducia al Governo Berlusconi ha scatenato reazioni accesissime tra gli studenti di tutt’Italia e ha fatto riaccendere l’onda delle manifestazioni di piazza con le conseguenze che tutti abbiamo visto.
Tutti guardano agli studenti con critiche, condanne, giustificazioni ma c’è anche l’altra faccia della medaglia, ci sono ragioni anche da parte c di chi per lavoro deve tutelare gli interessi di tutti quanti, i poliziotti come vedono il fenomeno? “La violenza dei ragazzi era tanta, strano non avevo mai visti ragazzi con tanta violenza dentro” – “Quando sei lì, vivi il momento della paura e vedere una massa di persone così arrabbiate lascia disorientati” – “Sono un uomo come un altro che per vivere fa questo mestiere”.
I poliziotti vengono addestrati a non reagire, a contenere le reazioni violente, a mantenere una certa razionalità, certo che tra tante teste ci sono persone che sbagliano ed è giusto che paghino, vero è che abbiamo anche visto un’inquietante violenza dei ragazzi. Non sappiamo cosa succederà nelle prossime manifestazioni, sappiamo che è esplosa la rivolta sociale perché ai giovani non viene garantito un futuro, perché si sono visti frustrato il loro desiderio di porre i temi dei saperi, dei diritti e dei beni comuni all’interno del dibattito pubblico e che le parole del senatore Maurizio Gasparri che fanno appello al buonsenso dei genitori, consigliandoli vivamente di non mandare i propri figli alla prossima manifestazione, poiché quel tipo di “manifestazioni sono frequentate da potenziali assassini e vanno evitate” agevolano il clima di tensione instaurato dal governo e non consentono un libero dialogo.
Per ottenere i giusti diritti è necessario come ha affermato Giorgio Napolitano non considerare con superficialità le“manifestazioni di dissenso, in quanto spie di malessere che le democrazie non possono e non devono ignorare”, ma soprattutto i ragazzi non devono fornire il pretesto per farsi strumentalizzare, la democrazia deve esserci dentro e fuori il Parlamento, devono lottare con entusiasmo per non farsi né reprimere, né strumentalizzare, né intimorire, devono continuare “le proprie mobilitazioni con lo stile gioioso, pacifico e democratico che lo caratterizza” obbligando chi non li ascolta perché già proiettato alle prossime elezioni a tenere in considerazione il loro futuro.