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"Alle isole Solovki, il lager sorge sul Monte Sekira, ricavato da un ex-monastero. Nella Cattedrale a due piani sono stati sistemate le celle. I detenuti sono trattati così: da un muro all’altro sono infisse delle pertiche dello spessore di un braccio e si ordina ai detenuti di starvi seduti tutto il giorno! Le pertiche sono ad un altezza tale che i piedi non toccano per terra. Non è facile mantenere l’equilibrio, da mattina a sera il detenuto si sforza di non cadere. Se cade i secondini arrivano di corsa e lo percuotono. Sempre al Monte Sekira una lunga scala di 365 ripidi scalini unisce la Cattedrale, in cima al monte, al lago. Fu fatta dai monaci. Portano le persone sulla scala, le legano per il lungo ad una trave per dargli maggior peso e lo spingono giù: non c’è un pianerottolo e i gradini sono così ripidi che la trave non rallenta mai!" [Da: Arcipelago Gulag]
Il progresso comunista doveva trasformare la Russia in una terra feconda, anche dove non lo era. Chiunque si opponesse a questi piani folli era considerato un sabotatore della rivoluzione.
Eppure, in quei campi di lavoro, oltre a semplici delinquenti, c'erano persone comuni che rimpinguavano il numero di detenuti, semplicemente per permettere la costruzione di opere folli, all'interno del paesaggio russo. Tutto per mostrare al mondo intero quanto il comunismo fosse la via giusta (ma nel modo sbagliato).
“Per fare del male l’uomo deve prima sentirlo come bene o come una legittima, assennata azione.La natura dell’uomo è, per fortuna, tale che egli sente il bisogno di cercare una giustificazione delle proprie azioni… L’ideologia! è lei che offre la giustificazione del male che cerchiamo e la duratura fermezza occorrente al malvagio. Occorre la teoria sociale che permetta di giustificare di fronte a noi stessi e gli altri, di ascoltare, non rimproveri, non maledizioni, ma lodi e omaggi” [Arcipelago gulag].
L'autore, riesce a mettere insieme moltissimo materiale, trasformando il tutto in un turbine narrativo e documentaristico, mescolando poesia, drammaticità, consapevolezza e voglia di non dimenticare.Non lasciamo che tutto questo rimanga nel dimenticatoio, non solo per una giustizia sociale che non rivendichi solo commemorazioni ai deportati dei campi nazisti, ma anche per non lasciare senza memoria milioni di persone che hanno perso la vita per motivi impropri.
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