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Manipolazioni di San Lorenzo

Creato il 30 marzo 2011 da Viadellebelledonne

Manipolazioni di San LorenzoLa poesia sulle stelle cadenti di Giovanni Pascoli è una della più piagnucolose della sua produzione. Non dico che sia brutta o insincera, anzi, ma personalmente rifuggo dal patetico in cui ogni tanto amava ficcarsi il grande poeta romagnolo. Mi sono sentito così nel diritto di sottoporla ad un alcuni procedimenti oulipiani, cioè l’applicazione al testo di tecniche di elaborazione basate sulla contrainte, la costrizione formale autoimposta. Si tratta di esperimenti, per cui il risultato non può certo ambire al valore estetico, comunque conto sulla comprensione e la pazienza del lettore.

 X agosto

 San Lorenzo , io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto :
l’uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono ;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!

Hai-kaizzazione 

 L’hai-kaizzazione  è un procedimento inventato da Raymond Queneau che consiste nel prendere una poesia esistente e nel cancellarla, conservando soltanto le parti che rimano (non necessariamente ridotte a una sola parola) aggiungendovi una punteggiatura soggettiva: “Lungi dal lasciar cadere il senso dell’originale, – scrive Queneau – ne daranno al contrario, sembra, un luminoso elisir, al punto che ci si può chiedere se la parte trascurata non fosse pura ridondanza”. Nel caso di X agosto mi sono divertito ad aggiungere un titolo suggeritomi dalle parole superstiti

 Un lungo mutuo ci attende

 Tanto,
tranquilla,
gran pianto
sfavilla.

Tetto
tra i spini,
un insetto:
rondinini.

Tende
lontano,
attende,
piano.

Al nido
perdono:
un grido
in dono.

Casa romita,
vano,
immobile addita
lontano.

Poesia antònimica 

La poesia antònimica  è la tecnica di creazione poetica che consiste nel sostituire a ogni parola di una data poesia  il suo antònimo, cioè la parola che ha significato opposto,  per cui il verso montaliano:  Spesso il male di vivere ho incontrato  diventa:  Mai dal bene di morire sono scappato oppure T’amo pio bove diventa  T’odio empia vacca.  Non si tratta di un mero plagio alla rovescia, perché il procedimento può offrire sequenze inaspettate e valide poeticamente. Volendo applicare il procedimento anche alla data che fa da titolo alla poesia, ho considerato il giorno che cade esattamente un semestre dopo (o prima), con il relativo santo del calendario. L’intenzione di mantenere le rime ha ovviamente costretto a qualche compromesso sulla rigidità del metodo e a qualche inversione all’interno dei versi.

IX febbraio

 Sant’Apollonia, lei ignora se povertà
di nubi sull’acqua corrusca
si placa e sale, se non piccola ilarità
nel convesso abisso s’offusca.

Andava un acaro allo scantinato:
lo rianimarono, s’alzo sui cuscini
non aveva tra le zampe un cordato:
l’astinenza d’altrui acarini.

Doman non è qui, non in gloria, ritira
questo leone dall’abisso adiacente
o il mio deserto è al sole, non rimira,
e mai ruggisce men che fortemente.

O una donna partiva dal periglio
la salvarono: pensò: maledetto;
o andò, nei chiusi denti un bisbiglio:
carpiva un fardello per dispetto.

Domani qui, fuor dalla via affollata
ti ignoreremo, ignoreremo con agio:
noi celeri, freddi, la direzione celata
dell’onere dal paese randagio.

O Abisso, dall’imo del paradiso
finito, perituro, colmo di pene,
ah! di polvere dissecchi senza sorriso
quel luminoso universo del Bene!

Inventario

La tecnica dell’inventario è stata introdotta da Jacques Bens e consiste nell’estrarre i sostantivi di una poesia (o gli aggettivi, o i verbi o gli avverbi). Si ottiene un elenco che può avere o no un senso, che può ricordare oppure no le immagini della poesia originaria.  Secondo Bens “i risultati migliori vengono dai versi liberi (da quelli buoni, naturalmente). Suppongo che sia perché tutte le parole vi sono necessarie, sono tutte partecipi dello stesso universo chiuso su se stesso”. I sostantivi sono poi utilizzati con il solo ausilio degli articoli e delle preposizioni.

X agosto

 San Lorenzo
stelle per l’aria
pianto
nel cielo.
Una rondine al tetto:
gli spini;
il becco, un insetto:
la cena, i rondinini.
Croce,
verme, il cielo;
nido nell’ombra.
Un uomo, il nido:
perdono;
gli occhi un grido:
bambole in dono.
La casa,
le bambole il cielo.
Cielo, i mondi
pianto di stelle
atomo del Male!

Bondizzazione

Un’evoluzione del procedimento precedente, di mia ideazione, consiste nel mantenere per ogni verso, se (e solo se) sono presenti insieme, un sostantivo e un aggettivo, secondo lo stile essenziale delle composizioni dell’ex ministro Sandro Bondi. Quella sulla poesia di Giovanni Pascoli è la prima prova di bondizzazione.

Inatteso risveglio

 Aria tranquilla,
gran pianto,
concavo cielo.
Verme lontano:
aperti occhi.
Casa romita,
cielo lontano,
atomo opaco!

Il Poeta romagnolo perdoni questi giochi irriverenti.



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