Mano sulla Terra
Creato il 12 settembre 2012 da Tnepd
E’ notorio che Hollywood funga da altoparlante degli Illuminati. Quando vogliono farci sapere cosa ci aspetta fanno uscire l’ennesimo film catastrofista. Tanto per metterci di buon umore. Negli anni Settanta probabilmente registi e produttori ricevettero nuove direttive: i pellerossa non dovevano più essere presentati come cattivi, alla maniera di John Wayne, ma come vittime dei cattivi Yankee. Uscirono così nelle sale “Soldato Blu”, “Un uomo chiamato cavallo”, “Piccolo grande uomo” e tanti altri. Anche Rin Tin Tin, in tivù, ci mise del suo!
Oggi incontro spesso persone innamorate della cultura pellerossa, che vanno confrontando il nostro stile di vita occidentale con quello degli indiani d’America e lo fanno con una specie di rassegnata nostalgia. Quando per esempio dico che gli occidentali sfruttano gli animali in modo industriale, mi citano i cacciatori pellerossa che chiedevano scusa alla preda prima di ucciderla, e lo dicono come se questo fosse segno di grande rispetto. Di armonia con la natura.
Anche Mano sulla Terra, domenica scorsa, ha commentato con indulgenza il fatto che i cani venissero mangiati, che le persone anziane venissero lasciate morire di fame e di freddo durante gli inverni rigidi e che le donne si amputassero le falangi delle dita in segno di lutto quando moriva un loro congiunto.
Mano sulla Terra è il nome indiano che le è stato dato dalla sua guida spirituale Aquila Solitaria, ma all’anagrafe lei si chiama Jasna,
è italiana di madre lingua slovena e vive in provincia di Gorizia.
Mi ha raccontato alcuni aneddoti della sua interessante vita. Per esempio che il libro che lesse a tredici anni e che costituì la base di partenza della sua formazione, s’intitolava “L’uomo e la magia”. Per me, alla stessa età, è stato: “Animali estinti e in via d’estinzione”. Evidentemente, in molti casi, libri letti in quell’età sensibile, l’età dell’acquisizione di consapevolezza, determinano l’andamento futuro, in tutto o in parte, della vita del soggetto.
Tanto è vero che verso i vent’anni Jasna cominciò a sognare di uscire dal corpo e di fare voli astrali. Una notte sognò che nella sua camera c’erano due figure mantellate con la testa luminosa. Non ci fu comunicazione tra lei e loro, ma i due individui le facevano segni di assenso, mentre lei si sforzava di uscire dal corpo, come se volessero incoraggiarla a continuare.
La domanda che sorge spontanea è: fu solo un sogno? Corrado Malanga avrebbe qualcosa da dire in proposito. Nello stesso periodo le capitò tre o quattro volte, al risveglio, di trovare nell’incavo del braccio il segno di una puntura, come se qualcuno le avesse fatto un prelievo di sangue. Quando mostrava quel piccolo puntino rosso alla madre, costei minimizzava la cosa, come avviene quasi sempre da parte dei congiunti che non intendono farsi trascinare in situazioni troppo sconvolgenti per essere accettate. Si tratta di una reazione di paura istintiva e non lo fanno solo i congiunti, ma anche gli stessi interessati.
Jasna ha una sorella che esegue la scrittura automatica. Non saprei spiegare come, ma la stessa guida spirituale della sorella, Aquila Solitaria, un giorno diventò anche la guida spirituale di Jasna e questo per me è il secondo caso di fratelli che mostrano di avere le stesse doti paranormali, o almeno gli stessi interessi. Nel caso di Jasna c’è qualcosa di più di un semplice interesse di natura culturale, come vedremo fra poco.
Se la sorella scrive sotto dettatura delle anime dei defunti, Jasna dipinge in stato di profonda meditazione, anche se non accetta di chiamarla trance. Ho visto uno dei suoi dipinti: molto bello. Non a caso Jasna ha studiato all’istituto d’arte.
Riceve messaggi da Aquila Solitaria direttamente nella testa e anche questo non deve stupire quando si tratta di addotti o canalizzati. Gli psichiatri stanno poco a liquidare l’intera faccenda come una forma di schizofrenia, ma nella Storia abbiamo avuto moltissimi casi di persone che sentivano voci nella testa, il più famoso dei quali è quello di Giovanna d’Arco. A lei è andata bene, a parte il rogo, perché è stata fatta santa, ma a molti altri addotti, che sentono voci nella testa, il destino riserva solo il rogo, sotto forma di elettroshock manicomiali.
Ho chiesto a Jasna quale tipo di comunicazione avviene tra lei e la sua guida spirituale e mi ha risposto che lei le rivolge domande di carattere spirituale. Io vedrei meglio un guru indiano, come elargitore di risposte spirituali, piuttosto che un indiano guru. Vabbé che anche loro avevano i medicine man, come Toro Seduto e Alce Nero, ma penso che la cultura dell’India sia un tantino più elaborata e antica di quella dei nativi americani. Sicuramente è più antica, ma in fatto di saggezza probabilmente anche i pellerossa erano discretamente dotati, prima che li sterminassero quasi completamente.
Una quindicina d’anni fa, Jasna e il compagno dell’epoca vollero partecipare a uno stage di una settimana in Slovenia. Anzi, lei fu chiamata a fungere da relatore per i workshop connessi. C’era chi insegnava a fabbricare gli acchiappasogni, chi mostrava come si predispone una capanna sudatoria e chi raccontava fiabe e leggende indiane, ma a presiedere il tutto c’era anche un vero indiano Navajo.
Ad organizzare l’evento fu un’associazione chiamata Gruppo Armonia e vi parteciparono diciotto persone. L’animatrice principale era una ragazza esperta nella trancedance, che diceva di parlare con il Grande Spirito e che, al termine dei sette giorni, chiese a Jasna e al suo compagno di fermarsi per altri quattro, per fare digiuni e altre cose riservate agli iniziati alle arti sciamaniche.
Jasna accettò.
La sera si riunirono in un fienile e tra le altre cose la ragazza della trancedance disse che quella notte sarebbero arrivati gli alieni. Poi si misero a dormire.
Com’è facile intuire, Jasna fu l’unica a sognare che quella notte nel fienile c’erano tre o quattro Piccoli Grigi, che si davano da fare attorno come folletti. Il “sogno” fu particolarmente vivido, Jasna però non ebbe alcuna paura e anche qui Corrado Malanga avrebbe sicuramente qualcosa da dire.
La sera dopo, Jasna vide che l’animatrice e altri suoi colleghi parlottavano tra loro in disparte e colse solo mozziconi di parole tra cui “….non so se è pronta”. Ebbe la sensazione che stessero parlando di lei. Poi le si avvicinarono e le chiesero se voleva essere sottoposta a un tipo particolare di massaggio. Sia lei che il suo compagno accettarono.
Si distese prona su un lettino. L’animatrice le si sedette sui glutei e cominciò a menarle manate sulla schiena con una forza tale che
a un certo punto Jasna ebbe una reazione di difesa istintiva. Disarcionò la donna e fu colta da una crisi di pianto. Un uomo che assisteva alla seduta – mai termine fu più adatto – la prese fra le braccia per calmarla, cosa che funzionò, ma che probabilmente avrebbe funzionato anche se l’avessero lasciata piangere in disparte sul fieno. Lo stesso uomo la convinse a riprendere la seduta e questa volta fu lui a proseguire con i “massaggi”.
Al suo compagno, subito dopo, fecero lo stesso trattamento, ma senza controindicazioni. La sera, rientrati nel teepee, alla luce della piletta si accorsero che la schiena di Jasna era nera dai lividi. Fuori intanto sentivano sbattere portiere di macchine e gente che piangeva.
Decisero di scappare la mattina seguente, ma non prima che l’animatrice, che Jasna giudicava fortemente egocentrica e dotata di energia luciferina, le si avvicinasse per dirle: “Tu sei forte. Hai una potente energia. Potresti far parte del nostro gruppo”.
E’ facile intuire che il pensiero inespresso di risposta, di Jasna, fosse un cordiale, sincero, caloroso e convinto “Vaffanculo!”. Naturalmente, rispose con gentilezza che non se la sentiva, che aveva altri impegni e quando l’animatrice ricevette il diniego, Jasna vide la testa di lei ingrandirsi, per un attimo, dalla rabbia. Ve l’avevo detto che la mia intervistata ha delle doti speciali.
O forse è capace di autosuggestionarsi più del normale.
Dopo qualche tempo Jasna e il suo compagno seppero che il Gruppo Armonia era stato inquisito dalla polizia di Lubiana per violenza privata. Qualcuno li aveva denunciati.
E comunque, non è il primo gruppo esoterico a fare il lavaggio del cervello agli adepti. Altri, come Scientology, lo fanno in maniera molto più professionale e ci guadagnano pure un sacco di soldi!
Oggi Jasna continua ad interessarsi di sciamanesimo. Infatti mi ha detto che è impegnata nella ricerca della pietra femmina e della pietra maschio. Io sapevo della felce maschio, ma che anche le pietre avessero un sesso mi giunge nuova.
Jasna dice che le pietre sono trattenitori di memoria, a differenza dei cristalli che emanano energia. Le ho chiesto se conosceva le “lacrime d’Apache” e mi ha risposto che mineralogicamente si tratta di ossidiana, ma che per gli indiani d’America sono le lacrime dei sacri antenati.
Poi ha aggiunto che noi occidentali abbiamo dimenticato l’importante ruolo dei nostri predecessori e che lei si circonda sempre di fotografie dei nonni. Al che le ho fatto notare che in tutte le case dei contadini del Friuli non mancano mai i ritratti dei vecchi patriarchi, con le loro mogli dimesse, o la foto dello zio con i baffi austroungarici, morto nella prima guerra mondiale.
Infine, tra i suoi molteplici interessi, Jasna mi ha parlato del gruppo a cui aderisce attualmente. Vengono chiamate Costellazioni Familiari e si tratta di una terapia che lavora sulle emozioni, ma sempre in riferimento agli antenati defunti.
Per esempio, se in famiglia c’è un antenato che si è ucciso o è scomparso, i nipoti o i pronipoti potrebbero avere qualche fastidio perché è come se le anime degli antenati morti in maniera innaturale, prima del tempo, volessero rivalersi sugli ultimi nati.
Mia figlia Orsetta ha un bisnonno per parte di madre che faceva il diplomatico durante la seconda guerra mondiale. Un giorno salì su un treno ma non arrivò mai a destinazione, né si seppe più nulla di lui.
La prossima volta che incontrerò mia figlia le chiederò se ha qualche fastidio pertinente, anche se sospetto che i fastidi li abbiamo tutti indipendentemente dal nonno suicida.
Anche questa è cosa difficile da provare. Richiede un atto di fede.
Fra le tante cose positive, in Jasna c’è soprattutto il desiderio di recuperare i valori del passato, specie quelli che si riferiscono al nostro rapporto con la Madre Terra. La nostra casa comune. Non a caso il suo nome indiano è Mano sulla Terra.
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