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Manoscritto trovato a Toblach

Da Parolesemplici

Manoscritto trovato a ToblachNella sala d’attesa della stazione di Toblach- Dobbiaco, la biblioteca ha messo a disposizione alcuni libri per i viaggiatori, lasciando a loro la scelta se leggerli in viaggio o conservarli versando il prezzo simbolico di un euro.
I libri, disposti un po’ alla rinfusa erano divisi per lingua, italiano e tedesco.
Ho sfogliato i secondi, curioso di vedere l’impressione che fa la lingua tedesca presa in dosi massicce e valutare poi il suo abbinamento con le immagini di copertina.
Dentro un volume ho trovato una lettera scritta a mano con una grafia indecisa, forse maschile oppure no, per alcuni versi graziosa e impreziosita come lo è quella femminile ma allo stesso tempo frettolosa come quella di un uomo.
Quello che mi colpì è che era scritta in italiano e si trovava all’ interno di un volume in lingua tedesca.

E dice così:

“Dicono che il tempo sia la miglior medicina per guarire da tutti i mali. Mi trovo d’accordo: ho superato svariati malesseri, debolezze e dolori senza ricorrere ai farmaci e lasciando che il mio corpo si adattasse o che il male, stanco di attaccare se ne andasse altrove.
Il tempo aiuta anche a rivedere se stessi, i propri comportamenti, le scelte fatte, le azioni compiute. Ci presenta il tutto da una prospettiva diversa, filtrata dalle emozioni o dalle condizioni che hanno determinato alcuni eventi. Li pone su un piatto della bilancia al quale è stata tolta ogni tara.
Ecco quindi che, a distanza di tempo, posso dire che sì, potevo essere meno esigente. Certo, che diritto potevo vantare io? È vero, avrei dovuto reagire subito e non tenere tutto dentro, lasciare rimestare, ribollire, come se fossimo marmellata o mosto della prima uva.
E poi sì, ero io che professavo di prendere le cose alla leggera ma queste cose non riguardavano il nostro rapporto.
Tuttavia, ci sono alcune ferite che il tempo ancora non è riuscito a medicare: le tue bugie in formato small, medium ed infine large, come un capo d’abbigliamento ripetutamente calzato, stazzonato e lavato. Le piccole falsità, le maschere indossate per ogni occasione, le appropriazioni indebite, le parole che mi hai rubato.
E poi la tua voglia di impressionare gli alogenuri d’argento o i pixel elettronici, con fotografie prese sempre di profilo. Una volta pensavo che fossero spontanee. Riguardandole adesso, in carrellata, quasi tutti uguali, capisco che sono solo un’espressione narcisistica.
Ma soprattutto il tuo cinismo. Sì, cinismo. Il tempo ha fatto emergere anche questo: frasi, espressioni, intenzioni che mi hanno fatto capire quanto la tua anima fosse priva di scrupoli, attenta solo dal proprio benessere, preoccupata di non avere problemi.
Avrei tante cose da raccontarti ma poi mi dico: quante ne ho raccontate e non ho mai avuto risposta? Quante me ne hai chieste senza mai ricambiare? Come un male necessario torni ogni giorno fra i miei pensieri e dopo i consueti filtri, sedimentazioni, assunzioni di colpa, revisioni, catastrofi impressionanti, mari tropicali, periodi glaciali ed eruzioni vulcaniche, quello che rimane in vista, come una dolomite, è proprio il tuo cinismo. Il tuo narcinismo. Di tutto quello che c’è stato, solo questo rimane.

E questo male, il tempo ancora non è riuscito a guarirlo.

A.


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