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Manovra: un altro miracolo al contrario

Creato il 13 agosto 2011 da Alessandro @AleTrasforini

Il "meno tasse per tutti" è ormai divenuto un ricordo lontano, tra populismo e stratosferica demagogia.  Nel giorno in cui il debito pubblico ha sforato il tetto dei 1900 miliardi di Euro, purtroppo, il Governo del Fare (schifo) partorisce l'ennesima manovra rivolta a correggere i conti. Nel bel mezzo di una situazione drammatica ed esasperata, qualcuno rievoca i giorni della crisipsicologica o dell'Italia che aveva reagito bene al collasso mondiale. Troppe parole sono state sprecate, laddove pochissime iniziative concrete sono state prese.  Se oggi siamo sull'orlo del baratro, larga parte della colpa appartiene a questa schiera di governanti senza idee.  Nonostante l'ennesima manovra correttiva, infatti, nessun fantasma sembra scacciato.  Allo stato attuale, infatti, ogni anno l'Italia matura nei confronti degli investitori oltre 75 miliardi di Euro di interessi (cfr. "Quelli che <io il debito non lo pago>", da "Il Fatto Quotidiano" de 13-8-2011).  Come verranno saldate queste cifre galoppanti e tendenti all'aumento esponenziale? La situazione è tragica, od almeno tragicamente caotica.  Il tanto sbandierato ordine dei conti pubblici nient'altro è sembrato che un miraggio, decantato forse per mettere qualche toppa alla mancanza di iniziativa perpetuata in questi (quasi) vent'anni di populismo galoppante.  Le cifre sono diventate astronomiche, economia e finanza hanno raggiunto livelli di complessità ed imprevedibilità devastanti: laddove il soldo non arriva più, si provvede immediatamente con la riduzione dei diritti e delle tutele per cittadini e lavoratori. Crisi e speculazione stanno sfogando sui debiti sovrani qualsiasi carenza di credibilità o di politica negli Stati, mentre le agenzie di rating concorrono a determinare, senza alcun controllo, gli interessi che gli Stati dovranno ad investitori assetati di guadagni.  Sul fondo, purtroppo, l'Italia. Nel doppiofondo, nascosti dal Governo del Fare (schifo), macigni che affogano il futuro di questo Paese. La manovra partorita in condizioni di emergenza assoluta ribadisce, a caratteri cubitali, l'ennesima istanza che da anni chiunque si rifiuta di proferire: non c'è un Euro disponibile.  I punti salienti della Manovra ribadiscono luci ed ombre su cui è opportuno fare luce. I perni contestuali delle correzioni sono stati costruiti sui concetti seguenti:
  • Contributo di solidarietà: esteso per due anni ai dipendenti privati il prelievo del 5% della parte di reddito eccedente i 90mila Euro e del 10% della parte eccedente i 150mila Euro;
  • Autonomi: aumento della quota Irpef per gli autonomi, a partire dall'attuale 41% per i redditi oltre i 55mila Euro;
  • Parlamentari: contributo di solidarietà al 10% per i redditi sopra i 90mila Euro e al 20% per quelli sopra i 150mila Euro;
  • Tredicesime: i dipendenti pubblici degli enti che non rispettano gli obiettivi di riduzione della spesa potrebbero perdere la 13^ mensilità;
  • TFR: pagamento con due anni di ritardo dell'indennità di buonuscita dei lavoratori pubblici;
  • Pensioni anzianità: interventi disincentivanti con anticipo al 2012 del requisito 97 anni tra età anagrafica ed anni di contribuzione;
  • Pensioni donne: anticipato al 2015  l'innalzamento a 65 anni (entro il 2027) dell'età pensionabile delle donne nel settore privato;
  • Province: soppressione delle Province sotto i 300mila abitanti e Fusione dei Comuni sotto i 1000 abitanti;
  • Ponti festivi: le festività infrasettimanali non concordatarie verranno spostate al lunedì;
  • Scontrini: tracciabilità delle transazioni sopra i 2500 Euro. Rischio di chiusura per mancata emissione di scontrini fiscali;
  • Ministeri: previsto un taglio di 6 miliardi di Euro nel 2012 e 2,5 nel 2013;
  • Enti Locali: taglio di 6 miliardi di trasferimenti nel 2012 e 3,5 nel 2013. 1 miliardo in meno alle Regioni. La sanità non verrà toccata;
  • Perdite: riduzione per le società al 62,5% delle possibilità di abbattimento delle perdite;
  • Rendite finanziarie: l'aliquota sale al 20%. La misura vale 2 miliardi di Euro. Esclusi i titoli di stato che restano tassati al 12,5%.
(Fonte: La Repubblica)
Declinare l'abolizione delle Province e l'accorpamento dei Comuni sarà un passo difficile da compiere, in virtù della necessità di far pervenire a tutti i cittadini la stessa quota di servizi: altrettanto complicato sarà predisporre un piano politicamente e non solo demagogicamente efficace.  I tagli agli Enti Locali proseguono senza sosta, mettendo sul fronte di guerra Comuni e Regioni.  Significative le parole di Graziano Delrio, Sindaco di Reggio Emilia e VicePresidente Anci: "[...]Il debito complessivo della Repubblica è di 1901 miliardi di Euro ed è prodotto in gran parte dallo Stato centrale. Di quella enorme montagna, il sistema dei Comuni è responsabile per appena il 2,5% , ma la manovra pesa per oltre il 40% su trasferimenti ad enti locali. E' inaccettabile che la scure si abbatta ancora una volta sul livello istituzionale più vicino ai cittadini, e che non produce debito.[...]" Altre voci, provenienti anche da Amministratori di centro-destra, denunciano la morte anticipata del tanto conclamato federalismo fiscale. I Comuni dovranno, nel loro già forzato piccolo, garantire gli stessi servizi con ancora meno fondi a disposizione.  La scure è arrivata in maniera ancora meno consistente sull'evasione fiscale, in controtendenza con un brunettiano massacro sui dipendenti pubblici. Se siamo arrivati a questo punto, è solo per mancanza di iniziativa vicina od anche temporalmente lontana?  Di questo passo, probabilmente, servirà una manovra al mese per raddrizzare l'andamento dei conti.  A corredo rimangono liberalizzazioni e privatizzazioni per i servizi pubblici locali, a corredo di un'altra desiderata stangata sulla diffusione delle energie rinnovabili.  L'agosto di fuoco sta riservando brutte sorprese, non solo limitate a ristoranti e menù per deputati e senatori.  La manovra, a scanso di equivoci (e sondaggi elettorali, nds), è stata sbandierata come imposta dalla Banca Centrale Europea. Era questo il contenuto della famosa letterina che ha causato tutto ciò?  L'anticipo del pareggio di bilancio sembra ormai un miraggio, di pari passo alla crescita zero che attende ancora al varco questa Italia. Le soluzioni non si vedono, forse anche perchè non ci sono governi predisposti a favorirle.  Gli interessi del debito matureranno, forse, altre cifre astronomiche da mettere in conto nelle future previsioni di bilancio.  Lavoratori e donne pagano e pagheranno ancora, con rialzi sugli andamenti pensionistici.  L'agosto di fuoco ha riservato fino ad ora un lavoro duplice, che sta proseguendo inarrestabile senza sosta: il cittadino medio continua a chiedersi "che ne sarà di me?", mentre Ministri e Premier giocano con bilanci e con previsioni utili a mitigare speculazioni e debiti galoppanti.  L'informazione capillare ha il dovere di non concedersi ferie, per rendere più chiaro questo pauroso groviglio che ci sta rendendo il futuro impossibile.  L'argomento della mancanza di domani è, purtroppo, ormai scontato da denunciare. L'andamento del debito avrà ricadute paurose specialmente su chi vivrà il futuro: "[...]Ogni neonato si trova con un debito di 31700 Euro che sale a 90565 per ogni famiglia.[...]" E' questo il laconico messaggio contenuto in un documento congiunto tra Adusbef e Federconsumatori. Questa generazione politica lascia a chi verrà una sorta di multa per essere nato italiano.  Al di là di ogni ragionamento, definizione e speculazione rimane una sola considerazione: qualcuno ha sbagliato qualcosa. Quel qualcosa che è stato sbagliato è diventato troppo grande per essere controllato, arginato od eliminato. Cosa ci attende? Prima si trovino i colpevoli, poi si proceda ad una ricostruzione.  Ovviamente lentissima e dolorosa, si intenda.  Altra priorità sarà, per fortuna, ricercare quelli disponibili a mettersi in gioco per innescare una rinascita.  Qualcuno attende.
MANOVRA: UN ALTRO MIRACOLO AL CONTRARIO

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