Mi ci è voluto un po’ per leggerlo, perché, anche se io non sono mai contenta, io figlio non è proprio un capriccioso di carattere: basta farlo giocare e lui sta buono. Però questo manuale è utile perché, più che seguire un filo teoretico stretto, è adattabile ad ogni famiglia: fornisce un sacco di consigli praticissimi, e ognuno può scegliere quello che meglio si adatta alla propria famiglia (tutti i bambini sono diversi).
Quello che l’autrice sottolinea più volte è che il bambino è emozione allo stato puro, nel bene e nel male (a differenza di noi che le emozioni tendiamo a sotterrarle, per poi vedercele venir fuori come zombies quando meno lo vorremmo… ma questo lo dico io, non la Pantley). Dunque, se un bimbo si trascina attaccato al carrello del supermercato (se lo fa il mio lo decapito), non è un attacco al nostro ruolo, né una critica palese delle nostre capacità.
Bisogna sfruttare le capacità più sviluppate nel bambino, che sono quelle della fantasia e del gioco, per indirizzarlo verso certi comportamenti. Ad esempio, portando sempre con se un giochino quando si va a trovar gente adulta: non si può pretendere che un bimbo stia ad ascoltare seduto sul divano i nostri discorsi sulla crisi e sul miglior detersivo per pulire il bidet.
Ecco un paio di consigli per insegnare al bimbo come comportarsi al ristorante:
– insegnargli come si sta seduti a tavola già a casa
– abituarlo a stare più tempo a tavola, non solo per il tempo strettamente necessario per ingurgitare il cibo (intrattenerlo con giochi calmi o storie)
– ripetere le regole delle buone maniere prima di partire (usare la forchetta, star seduto senza urlare, pulirsi la bocca col tovagliolo… ecc).
Utile.