Il naso non serve soltanto per respirare. L'ho capito grazie a quello di papà, che lui utilizza per tenermi fermo il ciuccio quando dormo con lui nel suo letto, con la testa appoggiata sul suo stesso cuscino. Succede spesso che mi cada e che lo perda nel sonno: questo fatto mi fa svegliare, arrabbiare e piangere e costringe i miei genitori a correre ai ripari, a notte fonda, cercando di recuperare nell'oscurità il ciuccio, che spesso va a finire in posti improbabili e talvolta lontanissimi dalla mia bocca, compiendo traiettorie inimmaginabili. A volte viene rinvenuto ai miei piedi, altre sotto il cuscino, altre ancora per terra. Di qui la decisione: dato che tener fermo il ciuccio, a lungo, con la mano, sarebbe un'ipotesi improponibile, anche perché la presa si allenta necessariamente se si vuole anche dormire, papà ha pensato di utilizzare il suo naso, che è un po' più stabile, all'uopo.
E così, da qualche giorno, mi addormento con la faccia di papà schiacciata contro la mia e con quest'ultima immagine nei miei occhi: le sue palpebre abbassate, sfocate per la troppa vicinanza al mio sguardo, e il suo respiro, che è quello di chi già dorme profondamente e che dà il ritmo al mio.