Ad A.,
in attesa del giorno in cui mi gonfierai di botte, con affetto,
Lordbad
Puoi mantenere un sorriso autentico solo per un po’, dopodiché è solo denti. – Chuck Palahniuk, Invisible Monsters
CHAPTER ONE
Quando la violenza è imminente, rilassati e godi – letto su un forum in giro per il web
Mi guardo nello specchio. L’ho appena fatto. Le mie mani sono sporche del suo sangue, del sangue di un’altra persona. La mandibola fa male, sembra voglia staccarsi e prendersi una vacanza per sempre. Sembra che qualcuno mi stia trapanando in testa. Come hai potuto? Come sei arrivato a questo punto? Hai fatto male. No, hai fatto bene. Porgi l’altra guancia. Col cazzo. Porgo il pugno. Perdona. No, io vendico. Allora sii almeno indifferente alle provocazioni. Quella non si chiama indifferenza: si chiama vigliaccheria. E io non posso lasciare che si dica di me in giro che sono un codardo. Allora risolverai tutto con la violenza? ZITTO O PICCHIO ANCHE TE!
Te le tolgono proprio dalle mani, non c’è niente da fare. Tu tenti di star calmo, di ragionare, di accettare la realtà per quello che è o di modificarla per quello che non è. Ma no, alle volte c’è una sola soluzione. Spesso, l’unica.
In tempo di elezioni poi le fazioni politiche dovrebbero riceverne a tonnellate: dopo anni di vane rubriche televisive desiderare di picchiarne alcuni in 3D è una cosa del tutto comprensibile.
La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci, tuona Asimov. Caro Isaac, il pestaggio è un’arte. Prima di tutto bisogna saper colpire e, possibilmente, non per primi. Aspettate. Certe situazioni lo richiedono. L’ironia o la battuta pronta di risposta non sempre possono dare soddisfazioni.
Un pugno ben assestato ricorda all’avversario che è inutile, con te, dilungarsi in costrutti di parole arroganti.
Ecco, gli arroganti o i logorroici sono spesso quelli che meriterebbero, a mio parere, una bella dose di botte.
La fisicità ci ricorda che siamo umani, che siamo mortali, che abbiamo carne, denti con i quali mordere, tendini da contrarre. La fratellanza universale passa dal contatto: ora una carezza, ora uno schiaffo. Non fate la guerra, scambiatevi le ossa!
Non colpite mai in faccia una persona. Come vedete fare nei film. Perché? Perché fa male. Lo dico per voi: se pensate che le vostre nocchiette siano acciaio, vi sbagliate. A meno che non stiate colpendo uno spaventapasseri l’impatto tra la vostra mano e la struttura ossea della vostra vittima non sarà una passeggiata. Si, è bello sentire il crack, ma non necessariamente quel suono piega il vostro nemico. Potrebbe persino stimolarlo. Allora è meglio sentire il floscio stomaco:interrompete il flusso digestivo. Guardate come piega la colonna vertebrale sotto di voi. Alzate quei pugni in guardia. Prevedete le mosse. Non colpite alla cieca. Guardategli gli occhi. Vanno sempre a finire dove finisce la mano. Occhio anche ai suoi piedi. Colpi bassi? Concessi. Anzi: dovuti. Se state sopravvivendo, vi è concesso. Se siete arrivati alla lotta per sopravvivere vi è concesso. Se colpite la base delle orecchie lo stordite facilmente. Ma attenti a sbilanciarvi per arrivare a quel punto. Sul diaframma potrete togliere il respiro. Avete la forza? Bene. Prima viene la volontà o il vostro spirito che sia. Adrenalina. Determinazione. Cado. E lui colpisce sui fianchi. Cazzo, sei bravo. Non sei un dilettante. Vuole togliermi ossigeno. Sgambetto cade. Dorso della mano, gli colpisco le labbra. Le labbra sbattono contro i denti. Sangue, vedo sangue finalmente. Qui o vinci o muori.
Inoltre le botte devono poter essere anche vicendevoli: se fate un regalo, non vi aspettate forse che vi venga fatto un altro regalo? L’affetto deve essere ricambiato, c’è comunicazione nella mano che cala a lasciare il segno. Ok, la verità è che non c’è soddisfazione a picchiare uno che non reagisce. Troppo facile. Misuratevi con chi ve le dà.
Non sto qui a dire che la violenza è la panacea di ogni male. Ma le botte possono lenire istinti che altrimenti sarebbero votati a un passivo annullamento del proprio spirito selvaggio che silenzioso cova dentro ognuno di noi. Il vero “io” che assume le vesti del nostro corpo. Le botte saltano il processo filosofico di giustificazione morale e arrivano direttamente alle ossa della questione.
L’essenziale è invisibile agli occhi, ma ogni tanto i lividi ci ricordano che siamo vivi. Pestarsi è bello. Ognuno dovrebbe avere le sue parti preferite, consente di conoscere i punti deboli e i punti forti dell’altro!
Quando siete arrivati al limite di sopportazione: superatelo.
Mi avvento con tutta la mia forza sul suo corpo. Non è come nei film. Nemmeno quelli in alta definizione, nemmeno il 3D, sanno darti questo odore, questo profumo di vittoria, di ormoni, di sudori. Io sono più forte di te. Tu sei sotto di me. Mi devi rispetto, d’ora in poi porterai rispetto al terreno che calpesto, all’aria che respiro, hai capito, stronzo? Lui trema, riconosco il profumo della sua paura e della mia vittoria. C’è qualcosa dentro di me che è venuto fuori. Non ci sono più problemi. Mi sento un dio.
E quest’uomo qui in terra è il mio trofeo.