Nel ciclismo novembre e dicembre sono i mesi in cui si cominciano a gettare le basi per la stagione seguente. La ripresa degli allenamenti, i primi ritiri, la formazione di un nuovo gruppo. Durante la scorsa settimana, la Androni-Venezuela è stata impegnata nel primo breve raduno in vista del 2014, alcuni giorni per conoscersi e per definire i primi impegni dei singoli atleti. Abbiamo raggiunto Manuel Belletti, il ventottenne di Sant’Angelo (FC) che molti ricordano per aver vinto una tappa al Giro d’Italia 2010 (quando vestiva i colori della Colnago-CSF Inox) proprio a Cesenatico, a due passi da casa ed esattamente nel luogo in cui si è svolto questo mini-ritiro.
Da quel giorno è passato del tempo, Manuel ha affrontato altre esperienze che lo hanno portato all’estero, magari con risultati non sempre pari alle attese, ma con l’impegno e la serietà che lo contraddistinguono. In questa chiacchierata cerchiamo di capire cosa può non avere funzionato negli ultimi due anni e cosa dobbiamo invece attenderci dal suo 2014 che riparte, guarda caso, da Cesenatico…
Ciao Manuel, sta per iniziare una nuova stagione che ti vede affrontare il passaggio dalla formazione francese AG2R-La Mondiale alla Androni-Venezuela. In realtà si tratta di un ritorno, in quanto in passato hai già militato nella squadra di Gianni Savio (2008-2009 alla Diquigiovanni-Selle Italia). Come mai questa scelta, cosa ti ha spinto verso questa squadra e quanto ha influito il fatto di conoscere già l’ambiente?
«Ciao, sì come detto si tratta di un ritorno…In questa squadra ho iniziato la mia avventura nel mondo del professionismo, quindi conosco l’ambiente, era già molto buono allora e sono sicuro che sia ancora migliorato. La scelta è stata facile e il fatto di conoscere già la squadra mi ha agevolato».
Le due stagioni con AG2R sono state piuttosto deludenti sotto il punto di vista dei risultati. Nel 2012 hai ottenuto una vittoria e diversi buoni piazzamenti, nel 2013 hai faticato molto, complici anche alcuni problemi fisici. Come ci spieghi queste difficoltà, quali possono essere i motivi?
«Diciamo che con i francesi non è mai scattata la scintilla… Sono state due stagioni non buone per me, non ho trovato quello che cercavo, cioè la fiducia e così anche la mia testa non ha funzionato come doveva. Quest’anno a mio avviso ero partito bene, ho sfiorato la vittoria in una tappa della Tirreno-Adriatico e raccolto subito dopo altri bei piazzamenti… stavo bene, insomma, ma poi alla Milano-Sanremo l’ipotermia mi ha rovinato e per tutta la stagione non ho più trovato il colpo di pedale giusto. Ancora oggi il mignolo del piede destro non lo sento, zero sensibilità».
Dici che in queste stagioni non hai trovato fiducia. Nel comunicato stampa che annunciava il tuo passaggio alla Androni veniva riportata la seguente frase: “Ho scelto l’Androni-Venezuela perché so di ritrovarmi in un ambiente che ha fiducia in me ed è quanto mi è mancato quest’anno”. Vorremmo capire in che modo è mancata la fiducia verso di te, come l’hai percepito e come hai reagito, se vuoi toglierti qualche “sassolino dalla scarpa”…
«Diciamo che la mia precedente squadra ha promesso molto e mantenuto poco… Quindi il prossimo anno nelle occasioni, che sicuramente ci saranno, di correre in Francia sono sicuro che mi toglierò qualche bel sassolino dalle scarpe grazie alla rabbia che ho accumulato!».
Hai già stabilito un programma di corse per il 2014? A quali ti piacerebbe partecipare e qual è in assoluto la corsa che ami di più?
«La prima parte di stagione è stata definita, dovrei iniziare in Argentina al Tour de San Luis, proseguire con Donoratico, Giro del Mediterraneo e Trofeo Laigueglia, sperando successivamente negli inviti per Tirreno-Adriatico e Milano-Sanremo. La corsa dei miei sogni è proprio la Milano Sanremo anche se, quest’anno in particolare, mi ha respinto…. ma sognare non costa nulla. Diciamo che in generale voglio tornare ad alzare le braccia al cielo».
Parliamo della difficile situazione che sta affrontando il ciclismo italiano e, più in generale, internazionale. Sono tanti gli atleti senza contratto o che faticano a trovare un posto, ci sono molte proposte per il futuro delle corse, tanti cambiamenti in vista…Personalmente come vedi il problema e quali sono le tue proposte a livello globale? Il ciclismo in Italia è davvero in pericolo?
«Penso che questo sia davvero un difficile momento per il ciclismo. Ci sono sempre meno sponsor disposti a investire nel ciclismo e penso che, se dovesse entrare in vigore la nuova proposta di riforma, dal 2015 ci saranno ancora più corridori che rischiano di dover finire la carriera… Ma il nostro, nonostante tutto, è uno sport amato da moltissimi appassionati e quindi spero davvero che ci siano segni di ripresa e che ci siano di conseguenza sponsor capaci e vogliosi di investire nel ciclismo».
Per concludere, raccontaci qualcosa di te: cosa fai quando non vai in bici, quali sono le tue passioni, i tuoi hobbies.
«Sono un ragazzo tranquillo… alla discoteca preferisco la classica serata a casa con amici. Nel tempo libero, appena ho un paio d’ore, scappo a pescare: pesco a spinning i black bass e i lucci, questa è la mia grande passione, che pratico insieme alla bicicletta».
Ringraziamo di cuore Manuel per averci dedicato del tempo e speriamo che il 2014 sia davvero l’anno giusto per ritrovare la vittoria e le buone sensazioni che sta cercando.