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Maps to the stars: Cronenberg senza bussola…

Creato il 09 giugno 2014 da Onesto_e_spietato @OnestoeSpietato

maps-to-the-starsHollywood: terra di complessati, drogati, nevrotici, psicopatici. Star ovviamente. David Cronenberg sceglie questo mega-minimondo come protagonista del suo Maps to the stars. Per il quale non trova mai il verso giusto della bussola, consegnandoci una cartina che ci conduce verso un gigantesco finale punto di domanda: cosa voleva raccontarci Cronenberg? Un interrogativo lecito poiché la descrizione di questo star system dai valori distorti ci arriva vacua, inconsistente, sterile.

In un freddo intersecarsi di squadratissime architetture moderne tutte giocate sull’accostamento bianco-nero, sullo sfondo di una Los Angeles che neppure il sole della California riesce più a scaldare, Cronenberg inserisce le sue solite fissazioni: la pelle marchiata, stavolta non con un tatuaggio (La promessa dell’assassino) ma un’ustione facciale, e la deformazione fisica, nell’evidente sproporzione fisica del personaggio di Benjamin. A questi aggiunge un paio di fantasmi che tormentano giorno e notte pensieri e sonni dei protagonisti e il tema dell’incesto che, nato una prima volta per caso, si fa male ereditario volontario. Un cocktail di elementi d’eccezione e d’eccesso privi di qualsiasi appeal, fiaccati anche da risvolti diegetici smorti e tristemente prevedibili.

Maps to the stars illustra quindi un mondo spietato e matto, che però impressiona il giusto, lasciandoci di fondo una certa indifferenza e la sensazione d’aver buttato via due ore del proprio tempo…

Ah dimenticavo: da questo naufragio si salva solo un bagliore sanguinario. Gli schizzi di sangue sono una delle poche cose che a Cronenberg riesce ancora fare…

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