Nell’anno del 177° anniversario dalla sua morte, il rapporto tra Catania e Vincenzo Bellini è più forte che mai. Musicista sofisticato e compositore apprezzato in tutto il mondo, Bellini è uno degli ingegni catanesi più stimati, autore di capolavori immortali come “La Sonnambula” e “Norma”. Nonostante sia difficoltoso riuscire a delineare un percorso musicale che ben rappresenti la variegata produzione del “Cigno etneo”, il Bellini Festival ha tentato questa operazione con egregi risultati. La kermesse musicale, che si è aperta lo scorso luglio con la diretta via satellite di “Norma” dal Teatro Antico di Taormina, si è conclusa il 23 settembre al Teatro Romano di Catania con un concerto in cui sono stati riproposti i punti più alti della produzione belliniana, dalle pagine più popolari alle novità in primissima esecuzione, tra cui campeggia il grande lavoro del Coro Lirico Siciliano, che ha curato la trascrizione filologica di “Zaira”. Opera composta da Bellini nel 1829 per l’inaugurazione del Teatro Ducale di Parma, “Zaira” ebbe un debutto sfortunato, tanto che l’autore decise di trasferire gran parte della musica variamente rielaborata nel melodramma “I Capuleti e i Montecchi”. Come tutte le composizioni trascurate dal pubblico e dalla critica, “Zaira” necessitava di una revisione che le permettesse di essere riproposta con quel fascino affievolitosi a causa del repêchage degli anni settanta che, seppure lodevole nelle intenzioni, ha dato vita a una versione abbreviata e con diverse imprecisioni. Riproporre questa dimenticata opera belliniana è quindi importante per permettere al grande pubblico di ricollegare musica variamente nota da altre opere al contesto drammaturgico-musicale per il quale fu originariamente concepita.
“Zaira”, tratta dal capolavoro classico “Zaïre” di Voltaire, narra di un conflitto morale prima che passionale, che vede opporsi l’amore e la fede, la forza delle ragioni del cuore e la fedeltà al proprio credo religioso, un conflitto a cui la protagonista vuole opporsi fino alla tragica fine, cercando di giungere alle nozze con il sultano senza abiurare la propria fede cristiana. Alla definizione del turbamento interiore della nostra eroina contribuiscono l’aria “Amo ed amata io sono” e i brani “Che non tentai per vincere”, “Poni il fedel tuo martire” e “Ah crudeli, chiamarmi alla vita”, eseguiti dal contralto Candida Guida e dal soprano Maria Meerovich, la cui esecuzione canora lascia a desiderare per mancanza di intensità espressiva e precisione. Lodevole, ma non ancora adeguata, l’esecuzione dell’intera scena di sortita di “Norma”, che ha fatto risuonare le note della celebre “Casta diva”. L’interpretazione però non è ancora matura e mostra un soprano forse un po’ acerbo, alle prese con un pezzo di repertorio che non padroneggia del tutto. Encomiabile la realizzazione delle “Réminiscences de Norma” di Franz Liszt da parte dei pianisti Gianfranco Pappalardo Fiumara e Roberto Carnevale, che hanno eseguito in prima mondiale una versione per due pianoforti, ricca di vitalità espressiva e virtuosismi.
Con le sue “Reminiscenze” Liszt ha usato temi tratti da “Norma” adattandoli in una parafrasi abbastanza fedele all’originale che però ha dato vita a una fantasia di grandi dimensioni, adatta al pianoforte, in cui è assente qualunque tentativo di emulare le sonorità orchestrali o vocali. I sette diversi temi dell’opera sono ripresi e ricuciti insieme da Liszt in un ordine leggermente diverso, in cui però traspare benissimo lo spirito romantico, i temi guerrieri, passionali, travolgenti e quelli più drammatici e riflessivi del componimento. Un lavoro di difficile esecuzione che i due pianisti hanno riproposto in una eccellente performance. La conclusione della serata ha visto la straordinaria interpretazione dei “Carmina Burana” di Carl Orff proposti nella versione per soli, coro, due pianoforti e percussioni. Insieme al duo di pianisti Pappalardo Fiumara e Carnevale, il Coro Lirico Siciliano e l’Ensemble di percussioni dell’Orchestra Multietnica Ritmo Live hanno dato vita ad una brillante e trascinante esecuzione del capolavoro di Orff, che non ha fatto rimpiangere la mancanza dell’orchestra. L’intensità nell’esecuzione delle parti corali e la maestria dei percussionisti hanno reso eccellente il finale della “Maratona belliniana” con la realizzazione del brano “O Fortuna”, lungamente applaudito dal pubblico, che ha fatto raggiungere alla serata uno dei suoi punti più alti.