11 APRILE – “Giocare duro, non montarsi la testa e andare a letto presto la sera!” Così risponde Diego Pablo Simeone, tecnico dei colchoneros, a chi gli domanda qual è il segreto di questo miracolo chiamato Atletico Madrid. I biancorossi tornano ad acciuffare quel treno chiamato semifinale dopo un digiuno durato ben quarant’anni (stagione 1973-74), eliminando il Barcellona degli extraterrestri Xavi, Iniesta, Messi e Neymar che però di marziano martedì sera hanno dimostrato veramente poco. Troppa la voglia, la fame di vittoria, l’aggressività messa in campo dai giocatori dell’Atletico Madrid che, in un Vicente Calderon assordante e gremito in ogni angolo, hanno sfoderato una prestazione superba andando in vantaggio subito con Koke e dominando quasi tutto “el partido” colpendo addirittura tre legni.
Un uno a zero che dimostra tutti i limiti del Barcellona di quest’anno e non lascia alibi ai blaugrana del “Tata” Martino, troppo brutti per essere veri e troppo poveri di idee ma soprattutto di intensità, quell’intensità che ora è sinonimo di Atletico. Ma si sa, nel calcio moderno più che mai la squadra è lo specchio della mentalità dell’allenatore, e allora cosa dire del “Cholo” Simeone? In Italia lo abbiamo visto giocare ad alti livelli con la casacca di Lazio e Inter, da tecnico invece nelle vesti di mister del Catania, dimostrando grande intelligenza e voglia di vincere mantenendo sempre il giusto profilo. Ma è a Madrid, nei pressi del fiume Manzanarre, che il tecnico di Buenos Aires ha saputo imporsi con forza come uno dei migliori tecnici in circolazione, scegliendo giocatori funzionali al suo progetto di gioco e con importanti abilità tecniche ma soprattutto morali, riuscendo ad ottenere grandissimi risultati pur non avendo la rosa e la disponibilità economica del Bayern Monaco di Pep Guardiola o del Real Madrid allenato dal nostro Carletto Ancelotti.
E il sogno di Don Diego è proprio quello: far esultare la parte biancorossa di Madrid che per troppi anni ha dovuto subire lo strapotere dei cugini con la “camiseta blanca” del Real, vincendo la Liga o la Champions League o chissà, magari tutte e due le competizioni, perché questa squadra sembra non conoscere più confini e la storia, per l’Atletico, è ancora tutta da scrivere…Buena sorte, colchoneros!
Matteo Depoliti
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