Fonte: Go-Bari.it
Bari - All'indomani della sconfitta incassata in quel di Reggio Calabria, in casa Bari ci si torna a dividere tra campo e stanze dei bottoni. Sul terreno di gioco si cercherà di lavorare al meglio per affrontare il prossimo impegno casalingo contro l'Empoli, in Via Torrebella invece si continuerà a trattare sul fronte della possibile cessione della compagine del capoluogo pugliese.
A tal proposito noi di Go-Bari abbiamo intervistato in esclusiva Marcel Vulpis direttore di SportEconomy.it, market leader nell'informazione applicata all'economia dello Sport e agenzia di stampa on-line più cliccata in Italia e tra le prime in Europa per quanto riguarda i temi dello sport-business, nonchè Presidente dell'AIGOL (Associazione Italiana Giornali Online).
Con il Direttore abbiamo provato a fare chiarezza sulla situazione e le prospettive societarie della squadra pugliese, analizzando il particolare momento "economico" del calcio italiano.
Direttore come valuta la gestione trentennale della Famiglia Matarrese e soprattutto, siamo arrivati alla fine di un'era?
Fare calcio per un periodo così lungo, e gestire una squadra come il Bari al sud, in un contesto socio-economico che non è lo stesso di quello del Nord Italia è molto particolare; anche se poi ormai con la crisi economica perdurante si sono appiattite le differenze, perchè nell'ultimo quinquennio tanti club del Nord sono falliti o costretti a ripartire dalla D per cattive gestioni economiche. Non c'è più spazio per un calcio stile Pisa, con Presidenti come Anconetani o Rozzi dell'Ascoli: quei tipi di Patron sono finiti e possono permanere, ma non per molto, personaggi del calibro di Moratti e Berlusconi. Anche se per esempio lo stesso Moratti dovrà ricapitalizzare il club per oltre 40 milioni.
Sicuramente ha seguito le vicende relative ai tentativi di cessione della società pugliese. Come mai nonostante il "blasone" del Bari non ci siano tanti possibili acquirenti? La situazione economica è davvero così disperata?
Il principio base di ogni imprenditore è arrivare a fine anno con un bilancio in pareggio tra spese sostenute e ricavi. Spesso e volentieri si arriva a perdite milionarie, e di fronte a questo è normale che per esempio la famiglia Matarrese abbia fatto delle considerazioni simili a quelle fatte nella media dagli imprenditori italiani nel mondo calcio. Hanno deciso di uscire da un calcio nel quale sono stati più o meno protagonisti. Certo ora non si trovano investitori perchè fare un investimento nel calcio partendo da zero, o prendendo un club che non è nelle migliori situazioni economiche, (che altrimenti non verrebbe ceduto), riazzerandolo sotto il profilo economico e spendendo per progettare una crescita in ambito sportivo e manageriale, comporta il fatto che i potenziali imprenditori a Bari si riducano: nessuno è cosi folle da spendere tanti soldi su un progetto sportivo che non è detto torni subito in A e anche per poi mantenerlo nella massima serie. Ci sono costi iniziali altissimi e sono pochi gli imprenditori italiani che possono decidere solo per amore del calcio o del brand Bari calcio di affrontare queste spese. Un imprenditore vero, spende con raziocinio scegliendo tra diversi progetti, con la possibilità di investire oltre nel Bari Calcio anche su per esempio operazioni finanziarie nella stessa città o Regione. Per esempio una serie di beni come costruzioni o immobili. Diventa difficile al sud trovare imprenditori che decidano di investire sul calcio. Il problema non è il Bari ma il fatto che questo sistema del calcio italiano non dia certezze sul ritorno degli investimenti in Serie A, ma anche nelle categorie inferiori.
All'estero spesso vediamo l'ingresso nel calcio di ingenti capitali provenienti dalle zone medio-orientali del globo con le figure quasi "mitologiche" degli sceicchi: prima o poi succederà anche in Italia?
L'investimento di matrice estera può avere un senso, ma il calcio italiano non è un business a rendere (come confermato da Di Benedetto e Berlusconi). Investire e pareggiare i costi, significa far fruttuare l'investimento; se questo non avviene, soprattutto all'estero ancor meno che in Italia si gettano soldi fuori dalla finestra. Se in Italia ci son stati imprenditori che per la passione del calcio, per la volubilità della crescita dell'immagine personale in abbinamento con un determinato club hanno deciso in modo non intelligente di entrare nel calcio, all'estero non accade. Gli imprenditori stranieri, sono molto più oculati. Lo sceicco può arrivare a Bari se vede il Bari calcio come un trampolino di lancio per fare tante altre cose, per esempio in Puglia. Nel mezzogiorno ogni area geografica dovrebbe individuare un potenziale business per gli investimenti di turno: in Puglia per esempio c'è il business del fotovoltaico, eolico, energie rinnovabili,perciò anche con il supporto degli enti locali, si potrebbero capire i settori grazie ad investitori stranieri che potrebbero utiizzare si l'abbinamento con il club e fare business con altri settori. Il calcio ora in Italia produce solo perdite, soprattutto se viene fatto con la logica operata dai Presidenti degli utlimi dieci anni. Può diventare un Business se sommate le spese del calcio con investimenti e ritorni da altri business territoriali, a quel punto si trova un pareggio. Calcio per arrivare a business e viceversa dunque perchè chi investe deve trovare un ritorno e ora il calcio non porta alcun beneficio soprattutto se non parliamo di top club.
Negli ultimi anni spesso si sono affacciati a Bari personaggi interessati al rilevamento della società come Tim Barton, spariti poi nel nulla: è solo ricerca di pubblicità e poi, la politica può aiutare nella ricerca degli acquirenti?
Tim Barton si è fatto una pubblicità sterile, è entrato solo nelle ricerche di Google. Ma a che cosa vale essere re per una notte a Bari, non arrivando a nulla di concreto. Tutte queste storie nascondono sempre la verità. Ci vorrebbe, prima di accogliere qualsiasi voglia imprenditore, tanta attenzione anche da parte delle istituzioni: bisognerebbe capire chi si ha di fronte. Quando arriva un investitore straniero ci devono essere verifiche concrete in termini di credibilità, quando questo è stato fatto anche politicamente, a quel punto allora si può procedere. Bisogna stare attenti a non fare la fine del Venezia, ceduto ad un imprenditore iraniano che aveva portato in dote obbligazioni false, con il club ceduto sulla base di questi titoli farlocchi. La politica deve fare attenzione: voglio rivolgere un invito ad Emiliano, ovvero quello di seguire con attenzione le vicende del Bari che fa parte del Dna della città ed è comunque un fenomeno sociale che impatta sulla gente e sul pubblico che ama questa squadra. Ecco perchè il Sindaco ha il dovere morale di seguire con attenzione, alla luce del passato, gli sviluppi futuri affinchè il Bari venga ceduto a persone capaci di far crescere questo brand calcistico e non a cederlo tanto per.
Magazine Sport
Marcel Vulpis analizza la situazione del Bari Calcio: il calcio dev'essere business e viceversa
Creato il 10 ottobre 2011 da Lunastorta79 @marcobeltrami79
Fonte: Go-Bari.it
Bari - All'indomani della sconfitta incassata in quel di Reggio Calabria, in casa Bari ci si torna a dividere tra campo e stanze dei bottoni. Sul terreno di gioco si cercherà di lavorare al meglio per affrontare il prossimo impegno casalingo contro l'Empoli, in Via Torrebella invece si continuerà a trattare sul fronte della possibile cessione della compagine del capoluogo pugliese.
A tal proposito noi di Go-Bari abbiamo intervistato in esclusiva Marcel Vulpis direttore di SportEconomy.it, market leader nell'informazione applicata all'economia dello Sport e agenzia di stampa on-line più cliccata in Italia e tra le prime in Europa per quanto riguarda i temi dello sport-business, nonchè Presidente dell'AIGOL (Associazione Italiana Giornali Online).
Con il Direttore abbiamo provato a fare chiarezza sulla situazione e le prospettive societarie della squadra pugliese, analizzando il particolare momento "economico" del calcio italiano.
Direttore come valuta la gestione trentennale della Famiglia Matarrese e soprattutto, siamo arrivati alla fine di un'era?
Fare calcio per un periodo così lungo, e gestire una squadra come il Bari al sud, in un contesto socio-economico che non è lo stesso di quello del Nord Italia è molto particolare; anche se poi ormai con la crisi economica perdurante si sono appiattite le differenze, perchè nell'ultimo quinquennio tanti club del Nord sono falliti o costretti a ripartire dalla D per cattive gestioni economiche. Non c'è più spazio per un calcio stile Pisa, con Presidenti come Anconetani o Rozzi dell'Ascoli: quei tipi di Patron sono finiti e possono permanere, ma non per molto, personaggi del calibro di Moratti e Berlusconi. Anche se per esempio lo stesso Moratti dovrà ricapitalizzare il club per oltre 40 milioni.
Sicuramente ha seguito le vicende relative ai tentativi di cessione della società pugliese. Come mai nonostante il "blasone" del Bari non ci siano tanti possibili acquirenti? La situazione economica è davvero così disperata?
Il principio base di ogni imprenditore è arrivare a fine anno con un bilancio in pareggio tra spese sostenute e ricavi. Spesso e volentieri si arriva a perdite milionarie, e di fronte a questo è normale che per esempio la famiglia Matarrese abbia fatto delle considerazioni simili a quelle fatte nella media dagli imprenditori italiani nel mondo calcio. Hanno deciso di uscire da un calcio nel quale sono stati più o meno protagonisti. Certo ora non si trovano investitori perchè fare un investimento nel calcio partendo da zero, o prendendo un club che non è nelle migliori situazioni economiche, (che altrimenti non verrebbe ceduto), riazzerandolo sotto il profilo economico e spendendo per progettare una crescita in ambito sportivo e manageriale, comporta il fatto che i potenziali imprenditori a Bari si riducano: nessuno è cosi folle da spendere tanti soldi su un progetto sportivo che non è detto torni subito in A e anche per poi mantenerlo nella massima serie. Ci sono costi iniziali altissimi e sono pochi gli imprenditori italiani che possono decidere solo per amore del calcio o del brand Bari calcio di affrontare queste spese. Un imprenditore vero, spende con raziocinio scegliendo tra diversi progetti, con la possibilità di investire oltre nel Bari Calcio anche su per esempio operazioni finanziarie nella stessa città o Regione. Per esempio una serie di beni come costruzioni o immobili. Diventa difficile al sud trovare imprenditori che decidano di investire sul calcio. Il problema non è il Bari ma il fatto che questo sistema del calcio italiano non dia certezze sul ritorno degli investimenti in Serie A, ma anche nelle categorie inferiori.
All'estero spesso vediamo l'ingresso nel calcio di ingenti capitali provenienti dalle zone medio-orientali del globo con le figure quasi "mitologiche" degli sceicchi: prima o poi succederà anche in Italia?
L'investimento di matrice estera può avere un senso, ma il calcio italiano non è un business a rendere (come confermato da Di Benedetto e Berlusconi). Investire e pareggiare i costi, significa far fruttuare l'investimento; se questo non avviene, soprattutto all'estero ancor meno che in Italia si gettano soldi fuori dalla finestra. Se in Italia ci son stati imprenditori che per la passione del calcio, per la volubilità della crescita dell'immagine personale in abbinamento con un determinato club hanno deciso in modo non intelligente di entrare nel calcio, all'estero non accade. Gli imprenditori stranieri, sono molto più oculati. Lo sceicco può arrivare a Bari se vede il Bari calcio come un trampolino di lancio per fare tante altre cose, per esempio in Puglia. Nel mezzogiorno ogni area geografica dovrebbe individuare un potenziale business per gli investimenti di turno: in Puglia per esempio c'è il business del fotovoltaico, eolico, energie rinnovabili,perciò anche con il supporto degli enti locali, si potrebbero capire i settori grazie ad investitori stranieri che potrebbero utiizzare si l'abbinamento con il club e fare business con altri settori. Il calcio ora in Italia produce solo perdite, soprattutto se viene fatto con la logica operata dai Presidenti degli utlimi dieci anni. Può diventare un Business se sommate le spese del calcio con investimenti e ritorni da altri business territoriali, a quel punto si trova un pareggio. Calcio per arrivare a business e viceversa dunque perchè chi investe deve trovare un ritorno e ora il calcio non porta alcun beneficio soprattutto se non parliamo di top club.
Negli ultimi anni spesso si sono affacciati a Bari personaggi interessati al rilevamento della società come Tim Barton, spariti poi nel nulla: è solo ricerca di pubblicità e poi, la politica può aiutare nella ricerca degli acquirenti?
Tim Barton si è fatto una pubblicità sterile, è entrato solo nelle ricerche di Google. Ma a che cosa vale essere re per una notte a Bari, non arrivando a nulla di concreto. Tutte queste storie nascondono sempre la verità. Ci vorrebbe, prima di accogliere qualsiasi voglia imprenditore, tanta attenzione anche da parte delle istituzioni: bisognerebbe capire chi si ha di fronte. Quando arriva un investitore straniero ci devono essere verifiche concrete in termini di credibilità, quando questo è stato fatto anche politicamente, a quel punto allora si può procedere. Bisogna stare attenti a non fare la fine del Venezia, ceduto ad un imprenditore iraniano che aveva portato in dote obbligazioni false, con il club ceduto sulla base di questi titoli farlocchi. La politica deve fare attenzione: voglio rivolgere un invito ad Emiliano, ovvero quello di seguire con attenzione le vicende del Bari che fa parte del Dna della città ed è comunque un fenomeno sociale che impatta sulla gente e sul pubblico che ama questa squadra. Ecco perchè il Sindaco ha il dovere morale di seguire con attenzione, alla luce del passato, gli sviluppi futuri affinchè il Bari venga ceduto a persone capaci di far crescere questo brand calcistico e non a cederlo tanto per.
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