Magazine Cultura
http://www.marcellochiaraluce.com/ https://www.facebook.com/MarcelloChiaraluceRockBand
L’INTERVISTA Riepiloghiamo, che cosa ti è accaduto, restando nel campo della musica, nel periodo che va dall’uscita di “On a winter walk” (2007) sino ad oggi, giorni in cui nasce “Crime of the Rhyme”? “On a winter walk” nasceva dall’esigenza di concludere finalmente qualcosa di reale. Ero sempre arrivato ad un passo dalla realizzazione di un album, poi le formazioni si dividevano, perdevano entusiasmo e io rimanevo con in mano un pugno di mosche. “Crime” invece è la naturale continuazione e il consolidamento del mio nuovo progetto solista. Ne registrai una prima versione l’anno successivo a OAWW (2008), ma non ne ero soddisfatto e seguì un periodo di abbandono/depressione artistica fino a che non trovai la giusta formazione per lavorare all’album con una chiave diversa. In mezzo ci sono stati molto concerti e impegni con i Beggar’s Farm che hanno vissuto il loro vero periodo d’oro. Raccontami qualcosa della tua nuova etichetta e del motivo per cui hai deciso di diventare musicalmente autarchico. Circa tre anni fa organizzai un Festival sulla chitarra Pop, Rock, Blues intitolato GUIT-AL, gioco di parole tra GUITAR e AL che è la targa di Alessandria, la città in cui vivo. Visto il successo dell’evento, che apriva le porte soprattutto a coloro che proponevano brani originali, mi sono detto… perché non estendere questo marchio anche alla discografia, cominciando dalle mie produzione e legarlo in futuro al fermento della mia città che è più interessante di quello che possa sembrare? Come hai modificato la line up? In un progetto solista la cosa più difficile è fare affezionare i musicisti alle canzoni facendo in modo che le sentano proprie. Spesso le persone intravedono un possibile successo, o ti usano da trampolino per situazioni più remunerative. Quando trovi le persone giuste che credono come te in quello che fanno allora lì, senti scattare una marcia lavorativa diversa, e a quel punto è il momento di entrare in studio. Purtroppo in così tanti anni nemmeno i migliori matrimoni reggono, perciò qualche elemento lo perdi per strada. “Crime” è partito dall’idea di mettere su disco ciò che avrebbe suonato una band dal vivo senza rimaneggiare troppo e così è stato. Rispetto a OAWW in cui mi sono avvalso di session men, in “Crime” abbiamo suonato i brani dal vivo per diversi concerti con una formazione stabile e poi siamo entrati in studio con le parti calde! La musica che proponi in questo nuovo disco mi appare come molto trasversale, tra generi e sonorità variegate, capace di spaziare in lungo e in largo tra le differenti epoche: sono fuori strada? No ... anzi, il disco è diviso in metà, tra una proposta più POP e una decisamente più Indie e sperimentale! E’ colpa del mio eclettismo musicale. Ascolto da Elton John ai Megadeth passando per i Genesis e Bob Marley… ultimamente anche Mozart e Stravinsky… come posso decidermi, se mi piace tutta la musica bella? E come faccio a non farmi influenzare… non lo so. Infatti i miei dischi vanno presi per quello che sono, tante stanze dalle quali si entra e si esce senza sapere esattamente dove si sta andando. Sei un virtuoso della chitarra, ma mi pare che nell’album sia forte l’intento di rendere il tuo strumento parte “dell’orchestra”, al servizio di un obiettivo più ampio della dimostrazione di bravura. Anche in questo caso chiedo il tuo aiuto. Sono contento che sia arrivato questo intento. E’ un album di canzoni e non di un chitarrista. Volevo guardare la mia musica dalla prospettiva delle mie orecchie e non delle mie dita. La bravura, se vogliamo chiamarla poco umilmente così, è anche la capacità di fare un passo indietro in funzione del prodotto generale. Che cosa lega i vari brani tra di loro? Esiste un legame concettuale? “Crime of the Rhyme” è il risultato di un incontro con una persona che mi ha trascinato nella parte più edonistica della mia esistenza. Dormivo poco e vivevo molto, a volte anche con frange estreme che toccavano il decadentismo. Il filo conduttore è il dualismo tra autoconservazione e autodistruzione. Riesci a comparare “Crime of the Rhyme” con le tue creazioni precedenti? Rispetto a OAWW, “Crime” è un disco apparentemente più frivolo, dove la frivolezza non deve essere intesa come un difetto, ma come sinonimo di leggerezza di intenti. Rispetto ai dischi con gli Interra Straniera, il gruppo con il quale iniziai la mia carriera discografica nel 2001, il rapporto è ancora più ampio, dunque sarebbero incomparabili. Sicuramente in questo disco avevo le idee più chiare e la band aveva un “suo suono”; il risultato a mio parere supera qualunque cosa io abbia prodotto precedentemente. In questo disco inoltre mi sono avvalso della collaborazione di Ermello “Lello” Calorio, grande appassionato di musica e residente a Londra da circa vent’anni anni, credo. Ha curato i testi e la pronuncia con un entusiasmo tale che si è creato un rapporto di collaborazione importante. Diciamo che con “Crime” non sono più da solo, ho perso molti compagni, ma quelli che sono rimasti ora formano con me una squadra importante e affiatata, come Luca Grosso, il batterista e Claudio Cattero, l’ingegnere del suono. Che cosa ti soddisfa di più a questo punto del percorso: il live? La composizione? L’interpretazione? L’organizzazione e il pieno controllo del progetto? Eh… è come chiedermi, cosa ti piace di più della donna che ami? Portarla a cena, vederla muoversi per casa, sentirle dire che ti ama o farci l’amore? Ho bisogno di tutte le fasi che hai descritto sopra. Il live è il cuore, la composizione la testa, l’interpretazione è la pelle e l’organizzazione sono gli occhi con cui cerco di guardare da fuori il risultato finale. Nove brani in inglese ed uno solo, “Solo me”, in italiano: non voglio certo entrare nel personale, ma… trattasi di necessità di estrema chiarezza? Si evince con facilità che “Solo Me” è la versione italiana di “Me and my Bag”, altra traccia contenuta nell’album. Durante la produzione e l’incontro con vari produttori, mi consigliarono di proporre versioni in italiano di alcuni brani. Lavorandoci sopra “Solo Me” era l’unica che mi convincesse davvero, inoltre l’apporto di Max “Big Harp” è stato talmente geniale e brillante che non potevo esimermi da inserirla nell’album. Rispetto agli altri brani, il testo di “Solo Me” è stato scritto più recentemente e rappresentava meglio il mio stato d’animo più riflessivo e pacato rispetto agli altri brani del disco. Ed ora cosa potrebbe accadere a Marcello Chiaraluce e alla sua band? Ti anticipo che Marcello Chiaraluce ha già registrato parte del suo nuovo album, il terzo, e sta continuando a suonare live con un progetto in trio che spacca. Dopo alcuni lavori che prevedevano addirittura l’Orchestra Sinfonica, ci siamo guardati in faccia e di riflesso ci siamo detti “qui bisogna tornare a menare come dei fabbri”, e così, rifuggendo orpelli e barocchismi, siamo tornati alla figura geometrica più semplice… il triangolo. Non amoroso però… non siamo così legati! Oltre a questo progetto, stiamo promuovendo anche Crime con un’ottima formazione live e sto terminando addirittura un’opera lirica che andrà in scena l’anno prossimo. Non riesco mica a stare fermo!
Possono interessarti anche questi articoli :
-
FIRENZE: FESTIVAL FIUME D’ARTE 2015 | Casetta del buon vino
Via al Festival “Fiume d’Arte” alla “Casetta del Buon Vino” Piazza Demidoff FirenzeLA CASETTA DEL BUON VINOFESTIVAL “FIUME D’ARTE” – Casetta del buon vino –... Leggere il seguito
Da Amedit Magazine
CULTURA, SOCIETÀ -
MARY BRAIN – Intervista
Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei modenesi Mary Brain. iye Intanto... Leggere il seguito
Da Iyezine
MUSICA -
Radio Feccia #17
Ora che mi sono reso conto che somiglia a Nunzio Lamonaca, gli voglio ancora più bene Non ho voglia di recensire il nuovo ARMORED SAINT ma ascoltatelo La... Leggere il seguito
Da Cicciorusso
CULTURA, MUSICA -
Lo Spazio (In)Visto, Viaggio nel cinema dimenticato (N°3): Nacho Cerdà e la...
Torna Frank di VisioneSospesa con la sua cultissima rubrica sul cinema sommerso. Puntata molto "tosta" questa, e non solo nella tematica, ma anche a causa di... Leggere il seguito
Da Giuseppe Armellini
CINEMA, CULTURA -
W... W... W... Wednesday #47
W... W... W... Wednesdays non è altro che l'aggiornamento del mercoledì delle mie letture, passate, presenti e future. Cosa sto leggendo? Quale libro ho... Leggere il seguito
Da Nel
CULTURA, LIBRI -
Sonia Scialanca
Degli “amici” non sempre ci si può fidare, ma quando un consiglio musicale arriva da un’eminenza grigia, un musicista che ha realmente partecipato alla... Leggere il seguito
Da Athos Enrile
CULTURA, MUSICA