E’ inutile ripetere ancora come gli eventi automobilistici rappresentino, il più delle volte, una fiera del sessismo più gretto, invece che un’esposizione di veicoli. Le macchine, le moto, sono infatti sempre accompagnate da ragazze in abiti succinti e pose provocanti, la cui unica funzione risulta essere quella di decorare prodotti ancora riservati, nell’immaginario collettivo, ad un pubblico esclusivamente maschile; pubblico che a quanto pare non vede l’ora di “rifarsi gli occhi”, oltre che con la carrozzeria della macchina, anche con quella delle ragazze in esposizione. La presenza di queste ragazze non ha alcun scopo, se non quello di mostrare agli uomini gambe sotto gonne corte e seni strizzati in push-up. Gambe e seni di donne che, stando sdraiate sui veicoli, sorridono e ammiccano ad un’utenza armata di macchinette fotografiche, pronta ad immortalare auto e ragazze, zoomando sui particolari delle une e delle altre.
L’articolo che vi propongo si seguito, pubblicato in occasione dell’8 marzo, è di un giornalista svedese che, essendosi travato davanti allo stand dell’Alfa Romeo al Salone dell’Auto di Ginevra, non ha potuto fare a meno di notare questa anacronistica fiera del sessismo. Proprio l’altro giorno constatavamo come la Fiat intendesse la giornata della donna: un’occasione per stigmatizzare l’intero genere femminile (prima che la campagna venisse ritirata). Questo articolo ci riporta il chiaro quadretto, risultante dall’estero, del cameratismo maschile italiota di stampo berlusconiano, all’interno del quale siamo completamente immersi. I commenti penso siano superflui. Ringrazio Morgaine le Fée per la segnalazione e la traduzione.
Il capo della Fiat e come vede le donne (di Jonas Fröberg, SvD Näringsliv)
Questo pezzo sará pubblicato l’8 marzo, Giornata della Donna. C’é bisogno di questa giornata? Lasciatemi offrire due scene dal Salone dell’Auto di Ginevra della settimana scorsa.
Scena 1. Allo stand dell’Alfa Romeo: l’abitino finisce appena sotto i glutei. La scollatura é profonda e i tacchi alti. Una mano sull’auto, l’altra sui fianchi. La giovane donna é in piedi vicino alla nuova Alfa Romeo 4C.
Sorride rigidamente alle macchine fotografiche. Diversi uomini scattano foto coi loro cellulari. Zoomano il petto di lei. Alfa Romeo appartiene al Gruppo Fiat – il cui capo é Sergio Marchionne – pure a capo dell’organizzazione europea delle industrie automobilistiche ACEA. Si puó dire, a ragione, che ha un certo potere.
Scena 2. Stesso giorno: partecipo ad un’intervista di gruppo con Sergio Marchionne. È noto per essere irresistibile, divertente e combattivo. Una cinquantina di giornalisti da tutto il mondo siede in un’aula. L’atmosfera é piacevole.
Alla fine mi faccio coraggio. Afferro il microfono e gli domando delle donne in abiti succinti. Voglio sapere cosa ne pensa. Lui risponde subito.
- L’ultima volta che le ho viste erano completamente vestite. Tu devi abitare da qualche parte dove le donne portano pantaloni lunghi e non hanno tacchi alti. Mi dispiace per te. (esplosione di risate nella stanza)
Io domando se il fenomeno ha a che fare con una moderna comunicazione di mercato.
- Io penso che se rappresentano la bellezza femminile allora non mi sento in imbarazzo. Credo che la maggior parte degli uomini qui dentro concordino con me (risata dagli altri, di nuovo)
Lui dice, successivamente, che ha a che fare con la prospettiva storica di come si usa nei saloni dell’auto.
- Negli USA non funzionerebbe. Ma funziona molto bene qui.
Io domando se lui non ha paura che le donne pensino che lui si rivolga esclusivamente agli uomini.
- Per niente, dice.
Il Gruppo Fiat ha 23 persone nel suo gruppo dirigente. Una di loro é donna, la responsabile delle risorse umane. Per quel che ne so, nessun produttore d’auto ha una direttrice generale donna.
Perció – c’é bisogno di una Giornata della Donna? Io conosco la mia risposta.