Marchionne è un mafiosetto di serie B e riuscirà a ricattarci di nuovo.

Creato il 24 luglio 2013 da Laperonza

Riporto fedelmente le parole di Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat, sparate su tutti i giornali l’indomani della pubblicazione della motivazione della pronuncia della Corte Costituzionale circa l’interpretazione data dalla casa torinese dell’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori. Marchionne dice: "La Fiat si riserva di valutare se e in che misura il nuovo criterio di rappresentatività, nell'interpretazione che ne daranno i giudici di merito, potrà modificare l'attuale assetto delle proprie relazioni sindacali e, in prospettiva, le sue strategie industriali in Italia" Tradotto vuol dire che la Fiat, visto che in Italia non gli è consentito di fare come gli pare, pensa di andarsene all’estero. Anzi, il messaggio è questo: “pensateci bene a non farci fare come ci pare altrimenti ce ne andiamo all’estero”.

Se in Italia ci fosse ancora un mondo sindacale (fatte le dovute eccezioni) domani ci sarebbe uno sciopero generale ad oltranza fin quando Marchionne non si rimangi queste parole indefinibili senza usare il turpiloquio. Ma il sindacato (fatte le dovute eccezioni) è morto da un bel po’. Se in Italia ci fosse ancora una sinistra ci sarebbe un’immediata presa di posizione politica molto netta a condanna di questo schifo di ragionamento. Se in Italia ci fosse un partito di sinistra al governo ci sarebbe una fulminea azione di censura nei confronti della Fiat e si studierebbero fin da subito provvedimenti politici per impedire o, quantomeno, rendere difficile quest’opera di ricatto.

Marchionne sa benissimo che può fare quello che vuole. Lo ha già fatto con gli accordi di Termini Imerese, benedetti da sindacati ufficiali e politica in coro. Sono anni che ricatta il paese minacciando lo spostamento della Fiat all’estero. E lo farà, stiamone certi.

La Fiat è una multinazionale che non ha alcuna convenienza a produrre in Italia. Le minacce di Marchionne, in perfetto stile mafioso, camorrista, da taglieggiatore, servono solo a spremere ulteriormente quel poco che c’è rimasto da spremere dal nostro Paese per poi lasciarlo comunque. La Fiat è diventata la Fiat che conosciamo anche e soprattutto ai sostanziosi aiuti statali del passato, alle leggi studiate per crearle un mercato, al sostegno politico e sindacale di cui ha sempre goduto, specie negli ultimi anni. Ora, è chiaro che la produzione industriale di un’azienda che punta a massimizzare il profitto minimizzando tutto il resto (ricerca, sviluppo, patrimonio professionale e qualità del prodotto), quel resto che aziende come la Volkswagen invece valorizzano al massimo, deve essere delocalizzata in aree in cui la manodopera possa essere sfruttata, sottopagata e fatta lavorare in condizioni medievali. Questo non può essere fatto in Italia. E non potrà essere fatto neanche se Letta e i suoi simili si caleranno di nuovo le braghe per soddisfare l’ennesimo ricatto del mafioso con maglioncino. Ma qualche ultima concessione, qualche ultima goccia di sangue degli Italiani, vale sempre la pena spillarla prima di andare a sfruttare un po’ di manodopera del terzo mondo.

Luca Craia


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