Un percorso tosto, su e giù tra sterrati e pietraie: era questo il menù per i biker a cinque cerchi, era questo che chiamava Marco Aurelio Fontana ad un’impresa sportiva, ovvero regalare la prima medaglia olimpica maschile all’Italia in questo settore.
Fontana ce l’ha fatta, Fontana ha portato nella sua Brianza una lucente medaglia di bronzo. Ma è la modalità con cui è arrivato a questo risultato che lo ha fatto rimanere nel cuore degli appassionati italiani: a due km dal traguardo-e due km in mountain bike possono essere davvero lunghi-il sellino si stacca dal telaio. Il biker lombardo perde contatto da Kulhavy e Schurter, non potendo così giocarsi l’oro con i due favoritissimi: da quel momento, tuttavia, inizia la sua personalissima cronometro che lo fa entrare nella storia dello sport.
In piedi sui pedali, con la forza della rabbia e delle gambe, del cuore e del coraggio, Fontana sembra un novello Dorando Pietri che non vuole mollare, non vuole e non può perdere l’appuntamento con la Storia. Il pubblico lo incita, negli ultimi metri-quando dietro si affacciano le sagome dello spagnolo Hermida e del sudafricano Stander-tanta gente vorrebbe spingerlo, vorrebbe trascinarlo verso la gloria: ma non ce n’è bisogno, Fontana ce la fa da solo, è più forte della sfortuna, dell’imprevisto, dell’incubo. Il destino lo accoglie in un tripudio di abbracci e di emozioni: è bronzo, sì, ma è un bronzo che profuma immensamente d’oro.
foto tratta da ansa.it
OA | Marco Regazzoni