L'Italia è un Paese che vive una grave crisi di legalità e di democrazia, che si riscontra in modo diffuso nella società, nel mercato, nelle istituzioni. E' in questa situazione che ho deciso di avviare un'azione nonviolenta per far conoscere e risolvere due anomalie gravi e mai seriamente affrontate, dal "sistema politico-partitocratico", sistema che ha favorito atteggiamenti deprecabili e diffusi dentro e fuori il"palazzo".
Proprio quì si è verificato l'ultimo episodio. Nel corso dell'ultimo trimestre vi è stato l'ennesimo mancato funzionamento di organismi fondamentali perché una democrazia possa essere presa sul serio. Mi riferisco alla paralisi dei lavori delle commissioni bicamerali.
Fuori dal palazzo, invece, la strage di diritto ha fatto strage di vite. Le vittime sono i tanti imprenditori scomparsi non per debiti, ma per crediti. Crediti che gli imprenditori non riescono a riscuotere nonostante abbiano la sola colpa di aver lavorato, di essere imprenditori capaci, onesti, vittime di una perversione odiosa del nostro sistema economico: il ritardo nei pagamenti.
Il primo obiettivo, lo anticipo subito, è stato già raggiunto lunedì scorso, grazie alla modifica delle regole per lo svolgimento dei lavori parlamentari. Prima vi è stato un vero e proprio boicottaggio legalizzato dei lavori parlamentari imposto da regole inefficienti e populiste. Si consideri che i lavori delle commissioni bicamerali non si sono svolti per un trimestre a causa del mancato raggiungimento del numero legale. Questo risultato, si ripete, è stato ottenuto grazie a delle regole che hanno favorito le assenze. Anzi, le hanno incentivate.
Negli ultimi tre mesi, infatti, nelle commissioni permanenti si è avviato il conteggio delle presenze. Era ora! si commenterà, ma non per quelle bicamerali. Conseguenze? Poiché in quelle sedi le presenze e le votazioni non rientravano nella "trasformazione" della figura del parlamentare, che oggi per essere ritenuto efficiente deve solo sedersi e votare, o poco più, semplicemente non ci si è andati, paralizzando il funzionamento degli organi stessi.
In questa situazione la presenza ai lavori e alle votazione è diventata antieconomica, in ogni senso, facendo preferire la presenza ai lavori nelle sedi delle commissioni permanenti,spesso tenuti in contemporanea. Tradotto in italiano corrente suona così: se la presenza nelle commissioni bicamerali non vale per ottenere il gettone di presenza, allora è meglio andare nelle sole commissioni permanenti.
Finalmente le stesse regole varranno ovunque, per l'Aula, le commissioni permanenti e per quelle bicamerali. E finalmente importanti commissioni bicamerali che, lo si ricorda, hanno su alcune materie una competenza esclusiva, si riattiveranno. Ribadisco l'ultimo punto perché è importante ricordare che in alcuni casi, come avviene per la commissione di vigilanza sulla Rai, l'Aula non può sostituirsi ai lavori alla commissione che infatti, come affermato dalla giurisprudenza Consulta, ha un'autonoma rilevanza costituzionale.La seconda vicenda è ben più grave per l'immediata ripercussione diretta che ha sulla vita di tanti cittadini. Si tratta del dato connotante l'attuale sistema di relazioni tra imprese, fatto soprattutto di ritardi nei pagamenti. Grazie al lavoro di Radio Radicale e alla trasmissione di Stefano Imbruglia "Impresa e politica" ho deciso di occuparmi un argomento scomodo, che in tempi di crisi rischiava, come poi è stato, di divenire ingovernabile. La crisi, infatti, non solo ha ridotto l'accesso al credito di tanti piccoli e medi imprenditori, ma ha anche fatto recuperare loro i crediti con grande, troppo ritardo. Spesso si tratta di un ritardo così grave che ha ne ha causato il fallimento. Un fallimento crediti, perché le grandi imprese hanno utilizzato la loro forza per usare le PMI come banche. La pubblica amministrazione, invece, a causa dello stato disastroso delle finanze pubbliche paga regolarmente in ritardo. Tutto questo si inscrive nella tragedia più ampia in cui versa lo stato della giustizia in Italia. Se i privati o la pubblica amministrazione violano la legge, inutile rivolgersi ad un giudice. I tempi della giustizia sono tali da evitare di perdere ulteriore tempo e denaro. Anche per questi motivi sarebbe necessaria un'amnistia strutturata in modo tale da liberare risorse ed energie per riformare l'intero servizio giustizia in Italia. Per vivere in uno Stato di diritto effettivo.
I tanti ritardi, le tante violazioni del diritto, sia esso contenuto nei codici, nelle leggi speciali o nei contratti, non solo ha reso drammatica la possibilità di sopravvivenza di tante imprese sane ma, si ripete, per la sua spaventosa consistenza ha mietuto le vite di troppi imprenditori disperati che si sono dati una morte amara per l'impossibilità di proseguire nell'attività di impresa senza averne colpa alcuna.
Per concretizzare il mio convincimento, tre anni fa ho presentato una proposta di legge sull'argomento che ha visto la sottoscrizione di molti deputati, di tutti i gruppi, con la sola esclusione della Lega.
In questi tre anni ho incontrato tanti imprenditori, stabilendo con loro una profonda sintonia umana e analizzando assieme le cause e le possibili soluzioni al problema, organizzando manifestazioni, dibattiti, cercando di far emergere nelle aule parlamentari quanto accadeva al di fuori di esse, continuando a sollecitare il Governo sul problema. Mi riferisco soprattutto agli amici di Imprese che Resistono, che anche in questa battaglia nonviolenta mi hanno accompagnato aderendo anch'essi all'iniziativa. Voglio qui citare Luca Peotta per tutti. Nel triennio ogni tentativo è stato fatto, ma dopo aver ricevuto testimonianze di attenzione e interesse, nulla si è concretizzato, neanche in parte. Sino a quando il governo Monti ha aperto uno spiraglio, ha fatto trapelare la speranza di affrontare, se non proprio risolvere compiutamente, tra le tante emergenze in cui versa il Paese, anche questa.
E' stato in occasione del voto della legge comunitaria, giovedì scorso, che ho preso la decisione di sospendere, non interrompere, questa iniziativa nonviolenta, per fare fiducia e aiutare il Governo a dare soluzione al problema.
Giovedì abbiamo votato un articolo della legge comunitaria, legge di impulso governativo, le cui norme cioè sono proposte dall'esecutivo, che ha iniziato ad riconoscere in atti legislativi il problema. Non solo il Governo si è impegnato, entro sei mesi, a recepire la normativa dell'UE sui ritardi nei pagamenti cosicché, nel futuro, si dovrà pagare nei tempi pattuiti ma, soprattutto, il governo ha previsto una disciplina transitoria che si occupi dei debiti già fatti.
Sembra una cosa normale ma nessun governo prima si era mai preso questo impegno. Che è importante perché almeno da una minima certezza agli imprenditori. Sino ad oggi essi sapevano solo che sarebbero stati pagati in ritardo. Da domani si spera che sapranno almeno quando riceveranno il pagamento (comunque ritardato) dalla pubblica amministrazione, potendo organizzare il proprio lavoro futuro in possesso almeno questa informazione.
Naturalmente ciò è solo un timido inizio e seguirò con attenzione le proposte dell'esecutivo, pronto a riprendere l'iniziativa se ciò si dimostrasse necessario. Intanto attendiamo dal Senato con fiducia l'approvazione del c.d. decreto "cresci Italia", ove sono stati stanziati quasi 6 miliardi di euro per saldare i debiti arretrati delle pubbliche amministrazioni alle imprese. Spiccioli di fronte ai 90 miliardi di debiti, ma si deve pur iniziare in qualche modo.
Ulteriori iniziative e soluzioni le proporrò io stesso, con emendamenti, ordini del giorno, raccomandazioni, mozioni e tutti gli altri strumenti parlamentari consentiti dai regolamenti per integrare le ulteriori iniziative governative.
Da queste colonne voglio anticiparne almeno due: la possibilità di versare l'iva all'erario solo nel momento in cui si viene pagati effettivamente, introducendo la c.d. "iva per cassa" (attualmente al danno si aggiungono le beffe perché l'iva si paga al momento della fatturazione: in questo modo lo Stato non solo non paga il dovuto, ma chiede che si versino anticipatamente denari che, a causa del ritardato pagamento, non ho ancora incassato) e invitando l'esecutivo ad un'azione sistematica di certificazione dei crediti vantati dai privati verso la PA ottenendo dei certificati, appunto, in cui si attesti l'esistenza e l'entità di un credito in modo che non ci siano dubbi sul fatto che sia un credito certo, liquido ed esigibile. E' importante poter esibire in banca simili garanzie per ottenere i prestiti, cioè quella liquidità necessaria alla vita dell'impresa, soprattutto ora che è in atto la stretta creditizia.
Piccoli passi, questi, verso la soluzione dei problemi descritti, fiducioso che l'azione riformatrice di questo governo sarà tangibile ed efficace, ma pronto a riprendere lo sciopero della fame se questo si dimostrasse utile e necessario.
Marco Beltrandi Deputato Radicale e componente della Commissione di Vigilanza sulla Rai.
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