(beh, a me sembra evidente che se parli solo con i critici dell’Akp… il risultato è che l’Akp è brutto, sporco e cattivo! sentire l’altra campana proprio non interessava, eh? o magari dare un po’ di contesto, di prospettiva: perché, nonostante esistano dei gravi problemi sostanzialmente ereditati dal passato che nessuno nega, sui mezzi di comunicazioni in Turchia viene espressa una pluralità vastissima di punti di vista. poi, ovviamente, le critiche sono altra cosa rispetto agli insulti: e l’attivismo politico – soprattutto a favore di un’organizzazione terroristica – come il Pkk non è propriamente ‘giornalismo’, o peggio ancora il sostegno a gruppi eversivi. che poi, di questo Marco Cesario me ne sono occupato anche in passato…)
Questo è il testo dell’autopresentazione su Facebook:
Frutto di un reportage effettuato in Turchia dal Settembre 2011 al Marzo 2012, Sansür:Censura. Giornalismo in Turchia, racconta il viaggio di Marco Cesario nelle pieghe del giornalismo in Turchia, un mondo alle prese con una vera e propria campagna d’intimidazione da parte del governo islamico dell’AKP di Erdoğan che non ama particolarmente la stampa indipendente, la stampa curda e la stampa di sinistra. Retate, processi sommari, prove create ad hoc; per i giornalisti che criticano il potere o che cercano di scoperchiare i calderoni fumanti dei complotti ultranazionalisti ed eversivi la vita si fa sempre più dura. Nel libro, scritto sotto forma di mémoire fatto d’incontri, riflessioni, eventi drammatici, l’autore riporta lettere di giornalisti dalla prigione (Zeynep Kuray, Ahmet Şık, Doğan Yurdakul), conversazioni con specialisti dei media e del giornalismo in Turchia (Esra Arsa della Bilgi University, Emre Kizilkaya, redattore dell’Hürriyet, Dogan Özgüden, ex redattore capo ed editorialista del quotidiano socialista Akşam in esilio da 40 anni a Bruxelles) e stralci inediti in Italia de “l’Esercito dell’Imam”, libro confiscato dalle autorità e di cui l’autore, il giornalista Ahmet Şık, è stato messo in prigione per un anno.
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