Dopo aver dato notizia di Bruma qualche tempo fa, mi ritrovo a parlarne con niente po’ po’ di meno che con Marco Missiroli. Giovane, affascinante e colto, lo scrittore riminese si è imposto nel panorama editoriale italiano grazie al suo ultimo romanzo Atti Osceni in luogo privato, ( Feltrinelli 2015), che ha raccolto un discreto successo di critica e pubblico. Grazie anche a Camilla Corsellini, l’ideatrice di BRUMA, non mi sono lasciata sfuggire l’occasione di una breve chiacchierata epistolar-digitale con lui.
Te l’aspettavi tutto il successo che questo libro ti ha regalato? Credi che un pochino dipenda dal fatto di aver scelto l’argomento sesso come principale tema del libro?
Non mi aspettavo un successo così, ma adirti la verità ho cercato di non avere aspettative su questo romanzo. Aveva una matrice così intima, inaspettata, azzardata, che ho preferito non pormi nessun obiettivo. Mi sono detto, se lo leggono con la stessa visceralità con cui l’ho scritto allora qualcosa accadrà. Ho scritto di sesso perché è un argomento che mi interessa molto, se avessi dovuto seguire qualche moda mi sarei bloccato, visto i precedenti erotici che hanno avuto successo in Italia.Le letture citate lungo la narrazione (Camus, Kundera, Malamud…) corrispondo anche alle tue personali scelte in fatto di libri?
Sì, ma non completamente. Kundera, ad esempio, non è tra i miei autori cruciali, al contrario di Malamud. Ogni libro scelto per questo libro ha un effetto emotivo sul protagonista, volevo si mantenesse questa specie di conseguenza della lettura sull’esistenza: è stato il personaggio a decidere cosa leggere, su mia prima indicazione, diciamo così.
Quanto come scrittore riesci a scindere la tua vita letteraria – intendo quella che stai scrivendo per la trama di un romanzo – dalla tua vita normale, quotidiana?
Certo, assolutamente, a volte accade però che ci siano delle minime interferenze però abbastanza pungenti: sono al supermercato e indugio sull’ananas, la sto per comprare, poi mi rendo conto che non è a me che piace l’ananas ma al mio personaggio. Cerco di mantenere una certe igiene narrativa, ma spesso tutto sfugge.
Il tuo romanzo è anche intriso di citazioni cinematografiche e include anche un compendio ad hoc; ne deduco che tu sia un grande fan del cinema. Hai mai pensato di scrivere una sceneggiatura? O di fare il regista? O hai sempre saputo che avresti fatto lo scrittore (di libri)?
Il cinema è alla base del mio immaginario narrativo quanto i libri. Ma la mia formazione adolescenziale è sui film, e questa è un’impronta che non si dimentica. Scrivo spesso per immagini, prima ancora che per concetti. Adesso spero che di “Atti osceni in luogo privato” facciano il film, dovrebbe succedere, sono molto curioso. Sarà la mia prima incursione diretta nel mondo del cinema, anche se ho sempre pensato che prima o poi avrei lavorato in questo campo. Vediamo, mai dire mai.
Tra i sostenitori di Atti osceni ho contato tantissime donne. Non è strano dato che il protagonista del libro è maschile e parla delle sue esperienze col gentil sesso?
È un personaggio timido, remissivo, che si esplora gradualmente: è un uomo che ha molto del femminile, perché non avendolo da subito, lo rincorre e lo fa suo, introiettandolo. Qui è in sodalizio con le donne, qui è un uomo completo. E le lettrici forse lo sentono e attraverso di lui capiscono come ragiona il maschio erotico.
Che ne pensi della partecipazione di questo tuo romanzo a BRUMA 2015 dove il tema principale quest’anno è l’infanzia?
BRUMA è un’esperienza eccezionale. Ogni autore dovrebbe avere la fortuna di partecipare a questo incontro dove viene esplorato l’intero percorso letterario, dal primo romanzo all’ultimo. Mostrando all’autore stesso sfaccettature della propria poetica che nemmeno lui conosceva.
Hai già in cantiere un nuovo libro o sei “in pausa” oberato dall’impegno di presentare la tua ultima fatica e nel dedicarti ad essa? Come funziona con te la scrittura: hai sempre in fieri qualcosa, vivi momenti di blocco…?
No, per carità. Ho proprio voglia di non scrivere narrativa per un po’. Secondo me il punto è proprio questo, sapere quando è il momento di fermarsi un attimo. Sono i libri scritti che devono attingere dalla vita, mai viceversa.