Questa è una storia di emigrazione, ma anche di successo e di riscatto. È la storia di chi, come tanti, con la sua valigia di cartone ed il suo bagaglio culturale fugge all’estero, lontano da un mondo che non comprende e che non lo comprende, per realizzare i propri sogni. È la storia di Marco Regina, 35 anni, nato tra i Sassi di Matera, Patrimonio Unesco, e arrivato negli Stati Uniti d’America, a Los Angeles per lavorare alla DreamWorks, uno dei colossi dell’animazione.
Marco Regina, presso la DreamWorks, è un Character Animation, colui che si occupa di dare vita ai personaggi animati, creando emozioni e personalità, dando un’anima ai draghi, ai vichinghi e alle leggende dell’animazione. Da quando lavora a Los Angeles, Marco Regina in cinque anni ha partecipato alla realizzazione di Shrek 4 (animando Shrek), Kung Fu Panda (animando Po, il panda), Il gatto con gli stivali (animando il gatto), Le cinque leggende (il Babbo Natale tatuato) e ha appena terminato Dragon Trainer 2 (How to Train Your Dragon), scritto e diretto da Dean DeBlois, secondo capitolo della trilogia tratta dal libro di Cressida Cowell. Il primo Dragon Trainer è stato candidato all’Oscar nel 2011 come miglior film di animazione, incassando 490 milioni di dollari e diventando il più grande successo della DreamWorks.
I primi bozzetti Marco Regina ha iniziato a “produrli” quando era ancora bambino, a Matera, nella casa dei genitori, ispirandosi ai film Disney di Pinocchio e de La Carica dei 101. “Da piccolo – afferma Marco Regina – ho sempre disegnato, ma farlo poteva restare solo un hobby, da noi non ci sono scuole, solo tempo che scorre e che ti dicono, non puoi perdere così. Mi sono spostato a Firenze per fare architettura, la sola forma artistica che il mondo sembrava accettare, l’unica legalizzata, ma il sogno restava. Mi si era conficcato in testa vedendo lo speciale di Il principe d’Egitto. Si vedeva lo studio di animazione ed era pieno di europei. Io non sono un genio, non sono in grado, mi ripetevo solo questo. Perché qui da noi impari a vedere tutto da lontano, lo guardi e lo consideri irraggiungibile”.
Marco Regina ha deciso, così, quale sarebbe stata la sua strada e ha iniziato a girovagare per cercarla: a Firenze riesce a lavorare in uno studio che aveva appena finito la produzione de La Gabbianella e il gatto, a Berlino per il Piccolo orso polare e Milano per Johan Padan a la descoverta de le Americhe di Dario Fo. Ma capisce che, restando in Italia, il suo sogno non si sarebbe realizzato, poiché non veniva ricompensato in pieno per il suo lavoro, costretto ad “accontentarsi”. Marco Regina decide di trasferirsi in Spagna, lavorando tra Madrid e Santiago de Compostela a Don Chisciotte prodotto dalla Filmax e successivamente a Planet 51.
Appena poteva, fuggiva negli Usa, la terra dei sogni per chiunque voglia lavorare nel mondo dell’industria cinematografica o dell’animazione. Passeggiava tra le strade di Los Angeles e San Francisco sognando i grandi colossi della DreamWorks e della Pixar, pensando che fossero inarrivabili. Il suo curriculum, però, giunge oltreoceano, e viene chiamato proprio dalla DreamWorks per un colloquio: il sogno, in apparenza inarrivabile, diventa realtà come nelle più belle fiabe. D’altronde, non poteva essere diversamente considerando il nome della casa di animazione in questione.
Marco Regina, però, non ha dimenticato la sua casa, le sue origini, i suoi Sassi e i suoi primi bozzetti a Matera. “Non sono a casa qui. Ho bisogno del Mediterraneo, sono stato costretto ad andare via. Andarsene non dovrebbe essere l’unica opzione. Bisogna lottare e cambiare il sistema, non casa. Ho 35 anni, sono vecchio per essere competitivo, ma se torno in Italia e incontro ragazzi già vecchi, mi fa paura. Dovete sognare, criticare. Sognate, criticate”.
Un messaggio forte e diretto, un incitamento a chi rimane da parte di chi se n’è andato “a far fortuna”. Una circostanza singolare, forse, ma molto significativa e di grande impatto riflessivo. Chi si allontana, pur ottenendo il successo e l’affermazione lavorativa, avverte dentro di sé il “richiamo” delle proprie origini, della propria terra e dei propri affetti. Una nostalgia che non può essere colmata con nessuna ricchezza materiale. Marco Regina la vive in prima persona e, per questo, invia tale messaggio alle giovani generazioni del “suo” Sud Italia, affinché non perdano la speranza e cerchino di realizzare i propri sogni in casa propria: laddove sono nati e laddove è giusto prendano forma.
Marco Regina, da Matera alla DreamWorks, 10.0 out of 10 based on 1 rating