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Fanno affari d'oro spillando soldi da persone che fuggono dai loro paesi, nell'illusione alimentata da altri che troveranno condizioni di vita più dignitose. I media li chiamano scafisti, che fa tanto pensare ai diportisti della domenica. Invece sono criminali professionisti; l'allarme della Dia ne è la riprova, la criminalità africana è entrata in affari con la mafia e incentiva gli sbarchi. La mafia quando si tratta di fare soldi facili è organizzata come meglio non si potrebbe e come non riesce a fare lo stato italiano, che conosce l'efficienza soltanto quando tassa i cittadini onesti, che vivono del loro lavoro. Il governo italiano non ha però tutti i torti ad affermare che l'Italia è stata lasciata sola dall'Europa ad affrontare l'emergenza. L'Unione Europea, che si fa forte dei suoi poteri quando si tratta di applicare asfissianti diktat economici, che hanno svuotato di significato la sovranità nazionale degli stati, si tira indietro nel momento in cui uno stato membro si trova ad affrontare l'operazione criminale pilotata dai "mercanti", che tantissimi lutti ha causato. Se si vuole uscire dalla continua gestione emergenziale dei flussi migratori, l'Europa deve rovesciare il suo punto di vista. La domanda fondamentale alla quale si deve rispondere è: come vanno aiutati i paesi poveri? E ancora: si è sicuri che accettare supinamente i flussi enormi di disperati sia la maniera migliore per garantire poi loro condizioni di vita veramente dignitose? Anni fa le colonne del settimanale Linea affrontarono più volte la questione degli aiuti ai paesi poveri da parte dei paesi più ricchi (e ancora era lontana la crisi economica del 2007 che partita da Wall Street finirà per estendersi al nostro continente): i paesi più poveri debbono essere aiutati "in loco" in modo tale che diventino autosufficienti, con aiuti mirati, non a pioggia, controllando che i benefici ricadano effettivamente sulle popolazioni. Invece che far arricchire i criminali africani in combutta con i nostri mafiosi portiamo lì da loro le nostre migliori tecnologie, i nostri tecnici, medici, infermieri, aiutiamoli a costruire ospedali, scuole, acquedotti, incentiviamo il microcredito per la creazione di piccole imprese familiari o plurifamiliari (questo tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80 non c'era scritto, ancora non si parlava di microcredito). Con troppa leggerezza si parla del diritto d'asilo. Non è tema che possa essere affrontato da ogni singolo stato, ognuno per la sua strada. Lo status di rifugiato politico, regolato dalla Convenzione di Ginevra del 1951, infatti riguarda il diritto internazionale.
Giovanni Fonghini
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