Margin Call di J.C.Chandor è un progetto "piccolo" (è costato tre milioni e mezzo di $), ma di indubbio valore artistico: si è guadagnato una nomination agli ultimi Oscar per la migliore sceneggiatura ed un'altra al festival di Berlino per il miglior film (riconoscimento poi andato a Cesare deve morire dei fratelli Taviani), inoltre ha incassato worldwide oltre sedici milioni, rivelandosi un investimento di gran lunga migliore di quelli di cui si parla nella pellicola.
Chandor, alla prima esperienza sul grande schermo dopo una carriera nel mondo della pubblicità, ripercorre attraverso una "piccola storia di uomini" il cruciale momento in cui si è scatenata la crisi finanziaria le cui conseguenze patiamo (e temo patiremo) ancora. Lo stile non è documentaristico ma proprio per questo la pellicola si permette di alludere a fatti, personaggi e aziende reali, ben sapendo di dare una rappresentazione veritiera proprio in quanto frutto dell'immaginazione invece che di una cronaca che sarebbe necessariamente imprecisa.
Quinto e Badgley annichiliti dalla velocità del licenziamento di Tucci
La trama è semplice, viviamo una giornata importante in una grande banca d'affari: un team di tagliatori di teste licenzia in modo repentino il capo dell'ufficio rischi (Stanley Tucci, di film in film mi sembra sempre più bravo). Questi prima di essere accompagnato alla porta riesce a passare ad uno dei giovani analisti che lavorano con lui (Zachary Quinto, il Dr. Spock di di Star Trek - Il futuro ha inizio) una chiavetta USB con alcuni importanti files a cui stava lavorando. Il giovane analista ci impiega poco a rendersi conto che i dati riguardano la eccessiva esposizione su prodotti derivati (MBS, sta per Mortgage-backed securities, in sostanza dei titoli ad alto leverage garantiti da mutui immobiliari. Se mi scrivete in privato posso tentare di spiegarvi cosa vuol dire!). Ovviamente lo racconta al capo, che ne parla al direttore, che ne parla al capo-divisione che consulta l'amministratore delegato; insomma nell'azienda si scatena il panico. Nel corso di una riunione notturna viene deciso che la banca venderà i titoli "tossici" nel corso della mattinata successiva, anche sottocosto se necessario, poichè una tale mole di vendite renderà comunque i titoli carta straccia in poche ore. Come conseguenza si renderà necessaria una ristrutturazione aziendale che porterà al licenziamento di moltissimi impiegati.
""Ragazzi, me raccomando: nun me fate fà figure de...."
Il film è corale, i personaggi principali sono Peter Sullivan (Quinto), il suo dirigente Sam Rogers (Kevin Spacey, in palla come sempre). Alcune digressioni ci raccontano qualcosa anche di Will Emerson (Paul Bettany, il Silas di Il codice Da Vinci, molto bravo), di Jared Cohen (Simon Baker da The Mentalist, convincente), Jeremy Irons è un John Tuld, l'amministratore delegato, al tempo stesso spietato e distaccato. Il punto di vista varia da quello stranito dei giovani Sullivan e Bregman a quello disincantato e rassegnato di Rogers e Dale (Tucci) a quello gelido di Cohen e Tuld. Demi Moore è invece Sarah Robertson, head del risk department, prima fredda e professionale per ritrovarsi in seguito affratellata a Dale, da lei licenziato il giorno precedente. La pellicola ha il pregio di restituire un'ottima immagine di quelle che sono le dinamiche e la tipologia di rapporti che si creano all'interno di una grande azienda; detto per inciso pur guardandosi bene dal dichiararlo esplicitamente la vicenda che vediamo rappresentata è ispirata al comportamento tenuto dalla Goldman Sachs, famosa (e in molti ambienti famigerata) banca d'affari newyorchese. Va comunque detto che non è la banca del film a "creare" la crisi in modo artificioso: la fine del mondo non arriva perchè lo decide una banca, ma state pur certi che se arriva loro proveranno a guadarci su qualcosa!
Spacey: "Svendete tutto e poi buona fortuna"
Il film non si lascia andare a facili moralismi: la banca licenzia i propri collaboratori più fedeli senza il minimo scrupolo,eppure molti di essi vi si affezionano. I traders fanno un lavoro "sporchetto", ma in fondo i loro clienti non sono meglio di loro. Come Chandor fa dire ad Emerson, se c'è qualcuno che chiede il guadagno facile, è probabile che ci siano altri che si ingegnano di procurargli gli strumenti adatti. Il film non ci spiega il perchè della crisi, ci mostra dal punto di vista umano, com'è che siamo arrivati fino a qui. E' l'uomo ad essere fatto così? Probabilmente sì, anche se non tutti quanti. Chiudiamo dunque un 2012 difficile (ad esempio per me lo è stato, non solo sotto il profilo economico-lavorativo) e ripartiamo da zero con la consapevolezza che solo il lavoro serio paga nel lungo periodo: il mio augurio per l'anno entrante e per i successivi è di lavorare bene e con soddisfazione. Il resto verrà. Buon 2013 a tutti!
Più belli e sorridenti da attori che da finanzieri
2012 - Margin Call
Regia e sceneggiatura: J.C. Chandor
Scenografia: John Paino Fotografia: Frank DeMarco
Costumi: Caroline Duncan