Sulla soglia dei 30 anni si era messa in testa di diventare anche bella. La regina incontrastata della Scala di Milano, osannata nel mondo come la più grande cantante lirica di tutti i tempi, in realtà pesava troppo. Qualcuno le disse che le cantanti liriche non dovevano dimagrire perché ne poteva risentire la potenza e l’ampiezza della voce, ma Maria Callas volle sfidare il destino.Ci mise quasi due anni a perdere quasi quaranta chili di peso, forse anche con l’aiuto di una tenia che i maligni dicevano che si era fatte inserire nell’intestino. ma alla fine apparve a tutti per quello che doveva essere sempre stata nel profondo del cuore, alta, slanciata ed estremamente flessuosa. Le sue prestazioni canore non ne risentirono affatto e invece ne guadagnò moltissimo l’arte scenica. Libera e fluida nei movimenti, fu finalmente in grado di esprimere il suo canto anche con il corpo in una recitazione nervosa e ricca di gestualità tale da fare di lei forse la prima cantante lirica, padrona di una recitazione perfetta. Memorabile la scena della pazzia in Lucia di Lammermoor dove i movimenti della braccia diventano tuttuno con i passaggi musicali e impensabile la scena delle scarpe che getta lontano con i piedi alla fine del primo atto di Traviata.
Quanto all’amore…Chissà in quali profondi recessi della sua anima Maria l’aveva nascosto e quel marito manager così più vecchio di lei sembrava piuttosto un padre o un fratello maggiore, in ogni caso solo un rifugio sicuro.
Lui Aristotile Onassis, era scappato giovanissimo dalla Grecia invasa dai turchi e in America, con mezzi spesso ai limiti o oltre i limiti si era fatta una fortuna. Sembra ormai una leggenda ma i primi soldi erano arrivati quando faceva il centralinista, intercettava le conversazioni degli investitori finanziari e poi giocava in borsa…La prima flotta se l’era comprata durante la grande depressione a un prezzo ridicolo e nella seconda guerra mondiale forniva le sue navi alle forze alleate a prezzi di vero e proprio strozzinaggio. Ma era l’armatore più ricco del mondo, aveva un fascino innato, un sorriso splendente e una ricchezza tale che faceva spesso dimenticare anche la sua naturale bruttezza.
Chi dice che Onassis vide Maria Callas recitare alla Scala e rimase folgorato dal suo magnetismo scenico, altri dicono che l’avesse incontrata a un ricevimento a Venezia e rimase estasiato dalla sua classe e dalla sua eleganza… Fatto sta che alcuni mesi dopo l’invitò sul suo famoso yacht, il Cristina, dove c’era almeno la metà del mondo, da Gianni Agnelli a Grace de Monaco, Da Winston Churchill a Elsa Maxwell. Quando finì la crociera Maria e Onassis si amavano, ma lei forse di più. Lui è probabile che inconsciamente la considerasse un simbolo di tutto ciò che si può avere con i soldi e con il potere.
Quello che pochi dicono è che Maria in quell’estate del 1959 era stanchissima, mentre la sua voce aveva già dato i primi sintomi di cedimento perché, quel marito, dall’aria bonaria, che tutti poi commiserarono per l’abbandono, l’aveva in realtà sfruttata per anni, al massimo delle sue possibilità fisiche e vocali senza mai concederle un istante di riposo. Era tirchio, era il suo agente… aveva le percentuali. Con Onassis invece Maria, forse per la prima volta in vita sua, si permise il lusso di deporre il fardello che fin da ragazzina aveva portato sulle spalle con un impegno fuori dal comune.Fu, quello dell’armatore e della cantante, un amore travolgente, alimentato dall’esibizione di una vita a mediatica al top… Forse la rivincita di due esuli greci che erano riusciti a conquistare il mondo. Per anni furono sulle copertine di tutti i giornali, lei sempre bellissima nei continui spostamenti fra l’assolata isola di Scorppios, che Onassis si era comprata tutta intera e l’elegante stagione invernale di Parigi, dove la coppia era ormai un’istituzione. Ricevimenti, mondanità e immancabili le cene a “La Tour d’Argent”. Dicono che Maria abbia sofferto perché lui non la sposò mai … chissà, forse soffrì di più perché lui non le era molto fedele, mentre gli anni passavano e la voce della Divina si era appannata. Qualche volta brevemente tornava sulle scene, sfuggendo alla gelosia di Onassis, ma non era più la stessa cosa.
Poi lui incontrò Jacqueline Kennedy, l’adorata vedova d’America e chissà, forse pensò che quello era il suo biglietto d’ingresso per quegli Stati Uniti che l’avevano sempre disprezzato e allontanato. Così la sposò in gran fretta e la morale fu che gli Stati Uniti non solo non accolsero Onassis, ma misero al bando anche Jacqueline.
Il matrimonio non fu felice e si trascinò per qualche anno stancamente… Lui era deluso, amareggiato, non stimava affatto la moglie che riteneva vuota e arrivista… “Avrei dovuto sposare Maria” confidò una volta a un amico. Ed era ormai tale la nostalgia che gli ultimi tempi
della sua vita ricominciò a frequentarla… Tutte le volte che andava a Parigi, andava dalla Callas,… in fondo, a modo loro, fu un amore che durò tutta la vita.Dei loro periodi felici a Parigi, uno degli appuntamenti più ricorrenti era a La Tour D’Argent, il ritorante più antico di Parigi e, nonostante quel che oggi ne pensa la “Guida Michelin, il più esclusivo… Nato come locanda aristocratica nel 1582, è rimasto sordo a tutte le sirene di rinnovamento con la sala del ristorante, al 6° piano di Quai de la Tournelle, che, con le spalle a Saint Germain guarda sempre, dalle grandi finestre, L’Ile de Saint Louis e Notre Dame. Non è leggenda che negli anni caldi del 19° secolo ci si sfidava a duello per ottenere un tavolo in buona posizione! IL menù è ricco, ma il vanto del locale resta pur sempre il “Canneton Tour d’Argent” o “Canard Tour d’Argent”. Lo inventò nel 1890, l’allora proprietario Frédéric Delair, prendendo spunto dall’”Anatra all’Arancia”, portata a Parigi da Caterina de’Medici.
Delair inventò dunque il piatto che non consiste solo nella ricetta, ma comporta l’uso appunto della “presse”, un torchio di argento massiccio fatto costruire apposta per la cucina de “La Tour d’Argent”. Impossibile quindi poterla cucinare a casa, ma vale comunque e sempre la pena di conoscere questo spettacolare modo di preparazione, antico e quasi barbaro che immediatamente associamo ai grandi di Francia che di qui son passati e quel bagliore che ci ha voluto lasciare la Divina Callas.ANATRA A LA TOUR D’ARGENT
Occorre unpelle all’esterno, ma non ancora cotta al suo interno. Prima di tutto si toglie la pelle e poi si taglia in due parti, si recidono le cosce e le ali, dal petto poi si sezionano due fette e il tutto viene messo da parte estraendone il fegato. Si passa il fegato al tritatutto e poi si poggia su un piatto posato su un fornello a spirito acceso.
Si apre il torchio e si getta al suo interno la carcassa dell’anatra assieme a spezie, burro, vino rosso e scorze d’arancio. Si comincia quindi a serrare il torchio e si fa uscire il sangue che viene raccolto nel piatto in cui e stato appoggiato il fegato. Dopo un po’ si apre il torchio e si versa al suo interno un po’ di brodo per aiutare l’ulteriore spremitura dell’anatra. Al termine della spremitura, si mescola bene la salsa, si filtra e si versa sull’anatra a pezzi e filetti messa da parte.