MARIA LUISA SPAZIANI
4 APRILE
Quest’ansia che ridesta a primavera
dei più scoscesi rami il fiore oscuro
(squallida è l’aria, e la periferia
lagna i suoi vecchi valzer nella sera)
ancora un anno ai varchi riconduce
o amico; un segno,
non altro in questo ripido naufragio
di minuti vorrei l’eterna grazia
disciogliesse di te nell’aria nera,
come sommerso arpeggio, eco lontana,
ebbro salire alla scandita voce
nel labirinto ormai preclusa…
Varia nell’ora, azzurra d’una foglia
la palma semichiusa. A questi moti
fragili ed indistinti la mia attesa
rassegnata confido, se talora
in balzi di prodigio in sé perfetta
alta non si dispiega, o musica di sempre,
tristezza primordiale
che fresca polpa di nocciòlo scendi
sulle nostre distese solitudini,
come una pioggia sulla morte trepida
dell’erba di un convento.
(Da Le acque del Sabato, Mondadori, 1954)