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Prendete un manciata di attori inglesi un po' datati ma sempre in forma e... piazzateli in India. Per la precisione nel lussureggiante Marigold Hotel, che tanto lussureggiante non è.
Questa è l'idea alla base della commedia corale che vede riuniti in una volta sola Judi Dench, Bill Nighy, Tom Wilkinson e Maggie Smith più il giovane Dev Patel, visto in Skins e di fama mondiale dopo The Millionaire.
I quattro più Celia Imrie, Penelope Wilton e Ronald Pickup sono degli anziani che, per un motivo o per l'altro, si vedono costretti e decidono di investire i loro risparmi nella permanenza nel lussuoso Marigold Hotel.
Dalla coppia sposata e in crisi i cui risparmi si sono volatilizzati, alla vedova in cerca di un inizio fino alla single sfiancata dal lavoro extra di nonna e al provolone impenitente, passando per una domestica vecchio stampo che si deve operare e un giudice d'alta corte ora in pensione che vuole ritrovare le sue radici.
Tutti loro dovranno però fare i conti con un hotel che non è esattamente come si aspettavano. Il nuovo direttore è infatti un giovane che sogna di riportare alla gloria di un tempo il residence del padre, facendone un resort in cui altri anziani inglesi possano passare i loro ultimi giorni felici.
Adattarsi non sarà così facile, soprattutto vista l'età degli ospiti, ma l'amicizia che si creerà man mano tra loro e i problemi che si troveranno ad affrontare li unirà.
A splendere su tutti sono la sempre bella e elegante Judi Dench, il cui personaggio è il più umano e il più restio ad abbattersi, e quello romantico e sognatore di Wilkinson, che regala qualche lacrima svelnado poco a poco la sua vicenda personale e il vero motivo che lo ha spinto a partire.
A dispetto delle attese, le risate sono meno del previsto, perchè Marigold Hotel non è propriamente una commedia british, si avvicina di più allo stile di Love Actually dove al posto dell'amore e del Natale, si vira verso lidi meno battuti come per l'appunto quelli della terza età.
Ne escono così malintesi e cuori che non smettono di sussultare, con l'adattamento e la metamorfosi che finisce per colpire in modo inatteso anche la sempre bisbetica di classe Maggie Smith (qui in un ruolo che molto ricorda quello in Downton Abbey).
Il risultato è un film dolceamaro, che sa divertire e far riflettere, in parte prevedibile in parte ammaliante, complice la bellezza estetica di un'India da cartolina.
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