ROMA – Giovani non sono, ma di certo esperienza ne hanno, e non solo di vita. Ad interpretare “Guida alla sopravvivenza delle vecchie signore” sono infatti Isa Barzizza e Marina Bonfigli, le due attrici brillanti che i primi decenni degli “anta” li hanno passati da un pezzo ma non certo la voglia di vivere. E così inscenano al Teatro Vittoria uno dei modi più originali per affrontare il delicato tema della vecchiaia, impersonando Netty e Shprintzy, due anziane signore (l’una prossima alla cecità, l’altra alle prese con l’Alzheimer) che con la loro vitalità scalciano moralismi e cliché.
Forti di un “curriculum” di tutto rispetto, le due attrici non hanno certo bisogno di presentazioni. Isa Barzizza, classe ’29, è stata una stella del teatro leggero e musicale del dopoguerra italiano avente come padrino niente meno che Totò, che le insegnò tutti i trucchi del mestieri e con cui lavorò in due spettacoli teatrali. Marina Bonfigli solo un anno più piccola della “collega”, è stata anch’essa una grande attrice di teatro, cinema, radio e televisione e ha vantato collaborazioni con registi quali Giorgio Strehler e Chéreau.
Nulla di nuovo, dunque, se le due signore, anziane solo all’anagrafe, sono riuscite a rendere ironico e ricco di humor un tema “tabù” come l’avanzare dell’età e, soprattutto, la convivenza con problemi quali la cecità o l’Alzheimer.
Su “Il Messaggero” la Bonfigli spiega: “Il fatto è che la vecchiaia è sempre stato un argomento scomodo. E ora più di prima. Compirò 83 anni il prossimo 3 Febbraio e posso dire che da giovani si è disumani. Io stessa mi rendo conto solo ora che nemmeno la mia generazione ha tenuto nella giusta considerazione i propri nonni, i propri vecchi, per tutto quello che hanno fatto per noi”. Dal canto suo, Isa Barzizza dice: “Negare a se stessi di vivere la vecchiaia in modo gioioso contribuisce all’isolamento. Restare aperti agli altri, agli affetti, alle sorprese che la vita può riservare non solo perfette di sopravvivere, ma consente al vecchio di assumere quel ruolo, indispensabile per il nostro presente, di ripensamento, di ripartenza. Mi riferisco soprattutto ai giovani che potrebbero trovare nelle antiche tradizioni e nei mestieri di un tempo una risposta alle loro molte domande”.
Un trionfo di sensibilità e poesia per la regia di Giuseppe Pambieri che è riuscito a coniugare momenti di delicato umorismo e serena melanconia delle due donne che, tra una discussione e l’altra, segnano il passare del tempo.