Mario Casas diventa grande: la paternità in Ismael, la sfida in Los 33, la crisi del cinema
Da Rottasudovest
Il 2013 è uno dei migliori anni della sua carriera, quello in cui ha avuto
finalmente l'opportunità di recitare i primi personaggi adulti e in cui è
stato messo alla prova dal cinema d'autore. Mario Casas chiude l'anno con
l'uscita nelle grandi sale di Ismael, che corona il ciclo iniziato da Carne de
Neón, passato per Grupo 7 e completato, quest'anno, da La Mula di Michael Radford, uscito con un ritardo di quattro anni per problemi tra produttore e
regista, Las brujas de Zugarramurdi di Alex de la Iglesia e, per l'appunto,
Ismael di Marcelo Piñeyro.
Si potrebbe dire che l'idolo delle giovanissime spagnole, il campione d'incassi
di tutti i film giovanilistici degli ultimi anni sia diventato grande.
Finalmente, si potrebbe commentare. Ma Mario, consapevole della precarietà del suo mestiere, della
crisi del cinema spagnolo, causa crisi economica e politiche culturali
disastrose, preferisce dire che tutto, dalle serie televisive che l'hanno
lanciato verso la grande popolarità ai film in cui colpiva più per i bicipiti
che per la profondità dei suoi personaggi, gli è servito per crescere da un
punto di vista professionale.
La differenza, spiega in una bella intervista pubblicata oggi da abc.es. è che
Felix, il personaggio che interpreta in Ismael, lo ha spinto per la prima volta
a farsi tante domande. "Avevo bisogno che mi succedessero cose, di continuare a
maturare e a crescere per interpretare personaggi più adulti, con più
spessore. Félix è arrivato in un buon momento, ho imparato tantissimo da lui.
Finora è il personaggio, magari anche perché sto crescendo, con cui mi sono
fatto più domande. Perché non diciamo quello che sentiamo davvero alle persone
che abbiamo vicino".
Félix è il padre di Ismael, un bambino che un giorno lascia la sua casa di
Madrid per andare a Barcellona, a conoscere questo padre che non ha mai visto.
All'indirizzo barcellonese che ha in mano, il bambino trova una nonna bionda, fascinosa ed
algida, interpretata da Belén Rueda, che decide di portare il nipotino a
conoscere il padre, nell'entroterra catalano. Ed è chiaro che l'arrivo di
Ismael, la cui esistenza Félix ignorava, spinge tutti i personaggi a fare i
conti con se stessi, con il proprio passato e con tutte le cose non dette.
Larsson do Amaral, il bambino che interpreta Ismael, è per Casas un
"uragano che non sta fermo un attimo, ma con molta buona energia. E'
arrivato alle prove chiamandomi papà e continua a chiamarmi papà. Con lui non
si poteva seguire molto il copione, perché Marcelo pensava potesse viziare il
testo. Ricreavamo scene simili e ci inventavamo i dialoghi... lui diceva cose
meravigliose". Belén Rueda, che interpreta sua madre, è "l'attrice
di questo Paese. Una gran donna. Se l'avessero messa in The impossible al posto
di Naomi Watts sarebbe stata perfetta".
Isamel non ha cambiato il modo di vedere la sua carriera, anche se l'attore è
consapevole di trovarsi in un'altra fase e che i tempi di Fuga de cerebros o Los
hombres de Paco sono ormai lontani: "Sono sempre stato consapevole di tutto
quello che ho fatto, sia personalmente che professionalmente. A volte non hai
gli strumenti necessari perché sei più giovane. Però adoro e rispetto quello
che ho fatto in questi anni. E' quello che mi ha dato l'opportunità di essere
qui, a parlare di Ismael. Tutto quello che ho fatto, fosse per il pubblico che
fosse, l'ho fatto come se fosse il miglior film o il miglior personaggio del
mondo".
Poi, lui, il chico de oro del cinema spagnolo, quello che trasforma in successo
qualunque copione, rivela quello che non si penserebbe: la crisi è tale che
neanche a lui arrivano molti copioni. "Magari ne potessi leggere uno al
mese o uno ogni due mesi!" dice. Anche per questa mancanza di progetti che
c'è nel cinema spagnolo, Mario Casas sostiene che "non si tratta di poter
scegliere, ma solo se un copione è buono o no. Ci sono progetti che si fanno senza
aver letto il copione. Come Palmeras en la nieve. Non c'è molto cinema e non si
dice di no, di solito. Non mi sono quasi mai visto nella situazione di dire no a
qualche copione".
E in questa crisi che si vive in Spagna, sente che gli spagnoli amano il cinema,
come dimostra il successo di numerosi film di casa, quest'anno, "la domanda c'è, è un fatto; mi sembra essenziale abbassare i biglietti. Ma chiaro,
capisco che produttori e sale non possano farlo, a causa dell'IVA. Magari
sapessi come fare!"
Dopo le vacanze di Natale, Casas sarà in Colombia, per girare Los 33, con
Antonio Banderas e Martin Sheen: è il film che Hollywood ha dedicato alla
vicenda dei 33 minatori cileni rimasti prigionieri della terra per oltre un
mese. Il suo primo vero progetto internazionale, arrivato dopo aver deciso di
studiare bene l'inglese: "Ti trovi con un inglese scolastico, molto
essenziale e vai a un festival... vuoi parlare con le persone! perdi molte cose.
Parlare inglese è super-necessario!"
Mario Casas alla prima di Ismael, ieri sera, dalla galleria fotografica di bekia.es.
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