Mario Giordano: «senza radici cristiane perderemo la sfida con l’Islam»

Creato il 10 marzo 2011 da Uccronline

L’editorialista ed ex-direttore di Studio Aperto e de Il Giornale, Mario Giordano, ha scritto un interessante articolo intitolato: «Che sorpresa è quaresima, ma l’Italia non se n’è accorta». Il giornalista si lamenta del fatto che «nessun giorna­le e nessuna Tv ha riservato alla vicenda la benché minima atten­zione. Il mercoledì delle Ceneri è passato via inosservato, fra gli avanzi del Carnevale grasso, le ul­time feste di Venezia e le ricadute di polemiche scatenate attorno al­la festa della donna. Di tutte le pagine ricoperte di mimose, fra tutte le iniziative in rosa, e le quote rosa, le ricorrenze rosa e i palazzi illuminati di rosa, possibile che non ci sia uno spa­zietto viola per ricordare che oggi inizia il tempo più importante per i cristiani?».

Giordano accusa anche gli ipocriti che si lamentano dell’avanzata islamica ma che poi sono proprio loro a fargli spazio: «Scommetto che se oggi fosse co­minciato il Ramadan avremmo già stampato titoli a caratteri cubi­tali. Succede ogni volta: cinque­mila a Vicenza per il Ramadan, diecimila a Milano per il Ramaman, e giù a raccogliere opinioni degli esperti per dire come ci si comporta durante il Ramadan, quali sono le regole del Rama­dan, com’è bello fare il Ramadan». Sui quotidiani ci si lamenta dell’Eurabia, si citano le profezie di Oriana Fallaci, sci si spaventa per l’arrivo delle mas­se di immigrati dal Nord Africa e per il conseguente «suicidio del­l’Europa» e poi-continua Giordano, «non ci si ac­corge nemmeno che non c’è una riga per ricordare che sta accadendo qualcosa di importante per i cristiani. È inutile per­ché non si può vincere la sfida con l’islam cancellando la nostra me­moria, le nostre tradizioni, la no­stra fede. Chi perde le proprie ra­dici rischia di essere spazzato via anche d un venticello, figuriamo­ci da una bufera come quella che si è sollevata in terra araba». Continua lo scrittore: «Abbiamo perso perché sappiamo tutto del­le celebrazioni del venerdì in moschea e nulla delle Ceneri. Abbia­mo perso perché nella preghiera laica del mattino, che sono i gior­nali, citiamo i carri di Viareggio e le arance di Ivrea, ma non sappia­mo più perché esiste una festa che si chiama Carnevale. Abbia­mo perso perché se domani, che è il primo venerdì di quaresima, nelle mense scolastiche serviran­no prosciutto e bistecca nessuno avrà nulla da dire. E magari sono gli stessi che giustamente si scan­dalizzano se, per errore, sul tavo­lo di un musulmano finisce un tocco di maiale. Abbiamo paura perché non sappiamo più chi siamo, mentre gli islamici lo sanno benissimo e sono così orgogliosi della loro fe­de e del loro passato da difender­lo anche in terra straniera. La Quaresima no, quel­la l’abbiamo cacciata via».

«Ed invece sbagliamo» -conclude Giordano. «Perché la Quaresima è sem­pre meno il rito del­la malinconia, e sempre più è il rito dell’ironia, che «sorride in faccia ai gufi della storia». Basta guar­darsi intorno. Pro­prio perché i tempi sono già così cupi, proprio perché siamo di fronte a un mondo che crolla, proprio per­ché la vita già ci sembra una serie di infinite quaresime, non c’è al­tra strada che sperare nella Quare­sima. Quella vera. Che, se non al­tro, a differenza delle tante quare­sime quotidiane, dà un senso ai sacrifici, portando con sé la spe­ranza della Pasqua».


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