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Mario Rocchi – È triste Venezia

Creato il 23 gennaio 2012 da Marvigar4

mario rocchi è triste venezia

   L’ultimo romanzo di Mario Rocchi, È triste Venezia, non è solo il diario intimo, spassionato e tormentato dell’amore di un uomo che ha superato i settant’anni (Diego) per una donna trentenne (Amanda), ma molto di più. Pagina dopo pagina assistiamo a uno scandagliamento puntuale e impietoso di tutto ciò che avviene nell’animo del protagonista, dagli albori del suo sentimento fino all’epilogo di una storia che coglie di sorpresa chi la vive, suo malgrado. Il nome stesso della donna porta con sé un destino: il gerundivo “Amanda”, colei che deve essere amata, una creatura fatale che irrompe nell’esistenza di una persona quasi rassegnata fino a poco tempo prima a non dover più amare. A Diego non è dato scappare,  catturato in questa morsa, può soltanto descriversi mentre assiste imbelle a questo sconvolgimento assoluto e all’apparizione degli spettri di vecchi amori, della ex-moglie, della giovane nipote, tutti che passano e lasciano scie di indifferenza, di amarezza, vuoti che non ce la fanno a riempire l’abisso dell’assenza-presenza della donna adorata. Chi ha visto nei precedenti libri di Mario Rocchi un eccesso o un compiacimento nel descrivere gli atti erotici, deve per forza di cose ricredersi di fronte all’intensità narrativa di  È triste Venezia, che fa poco o nulla ricorso alle scene tanto temute e criticate dai farisei contemporanei. Lo stesso può dirsi nei riguardi dello stile, che raggiunge vette di lirismo straordinario, e del lessico, molto accurato, perfettamente consonante con l’altezza dell’argomento trattato. Sequenza dopo sequenza il lettore ascolta, si immerge nella vicenda amorosa, partecipa accompagnato dalla voce narrante ai momenti di sensualità, di desiderio, di tenerezza, di affetto, e viaggia da Lucca fin verso Bologna per approdare poi a Venezia, una meta che si rivela la cornice perfetta e ultima di questa storia. È triste Venezia non parla di una persona “anziana” e del suo impazzimento amoroso, parla di tutti noi, senza età, che, per una o più volte nella vita, sfidiamo il mondo per essere semplicemente noi stessi, senza stereotipi, senza maschere, senza ipocrisie.

© Marco Vignolo Gargini

   Mario Rocchi, È triste Venezia, Pagine 234, Prospettiva Editrice, Civitavecchia (Roma), 2012.

   Mario Rocchi è nato a Lucca, iscritto da più di trenta anni all’Ordine dei Giornalisti come pubblicista, ha seguito e segue la critica d’arte e la critica cinematografica scrivendo per “La Nazione”. La sua prima pubblicazione è del 1996 con il volume InCornice – Cronaca di quarant’anni d’Arte e di altre cose a Lucca per la Baroni Editore di Viareggio. Nel 2003 ha pubblicato il suo primo romanzo Diario imprevisto di un serial killer (Prospettiva Editrice), nel 2004, per la Maria Pacini Fazzi Editore, Sì, no, forse, un libro intervista su Antonio Possenti e nel 2005 il romanzo Maledettamente mia (Prospettiva Editrice). Nel 2006 pubblica sempre per Prospettiva Editrice Casa Balboa – cronache di ordinario disordine, che verrà tradotto in francese nel 2009 da Sylvie Huet per La dèrniere goutte (Casa Balboa – chronique d’un désordre ordinarie), cui farà seguito Le storie di casa Balboa – il film a luci rosse nel 2007, Merde di razza nel 2008, Amaro nel 2009, Casa Balboa – Figlio di razza nel 2010.



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