Fu un mucchio di secchi aghi di pino che avvampò. L'incendio percorse tutta Viareggio. Le donne furono le prime, con gli occhi di sangue. Stavano ancora discutendo di quella milanese che la sera prima aveva fatto il comizio al Politeama.
" Una poetessa. "
" Che vuol dire? "
" Anarchia. "
" Il teatro era zeppo. "
" Ha detto che a Milano furono invase le fabbriche. "
" Noi qui che facciamo? "
" Siamo ignoranti. "
" Bisognerebbe spaccare tutto. "
" Ci sfruttano. "
" I signori. "
" La guerra l'hanno fatta i poveri. "
" Quanti morti. Gli orfani chi li mantiene? "
E tra quei commenti scoppiò la notizia che un carabiniere aveva ucciso il Morganti.
" Il Morganti? Quel giovanotto? No! "
" Perché? Perché? Era sempre allegro. "
" Stava andando a casa. Non aveva fatto nulla. "
" Delinquenti. "
" Chi lo dirà a sua madre? "
" Perché ci devono ammazzare i figli? "
" I carabinieri sono scappati in caserma. Si sono chiusi dentro. "
" Andiamo alla caserma. Facciamogli vedere. "
" Diamogli fuoco. "
[...]
( Mario Tobino, Sulla spiaggia e di là dal molo, pag.108/109 - Arnoldo Mondadori Editore, 1976 ) Tag: Le tre giornate, Sulla spiaggia e di là dal molo, Tobino Mario, Toscana, Tuscany, Viareggio. Aggiungi il permalink ai segnalibri.