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Marisa e daniela hanno un figlio di 17 mesi -storia di una famiglia omosessuale

Creato il 17 marzo 2012 da Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Dopo 5 anni di relazione, per concepire un figlio sono dovute andare all’estero. Ma  questo è solo il primo di una lunga serie di ostacoli incontrati.
quella di molte coppie omosessuali italiane che, non potendo sposarsi o avere figli in Italia, hanno dovuto superare le frontiere per coronare il loro sogno di creare una famiglia. «La legge sulla procreazione assistita in Italia, infatti, non permette a coppie dello stesso sesso di accedervi e per questo siamo andate all’estero, a Copenaghen». La scelta di fare un figlio non è stata certo presa su due piedi. MARISA E DANIELA HANNO UN FIGLIO DI 17 MESI -STORIA DI UNA FAMIGLIA OMOSESSUALE«E’ stato un percorso lungo e tormentato -commenta Daniela- per paura del mondo esterno» ma poi l’incontro con l’associazione Famiglie Arcobaleno che raccoglie le famiglie con genitori omosessuali ha fugato ogni dubbio. E così la coppia ha superato le Alpi raggiungendo la Danimarca per quello che si è rivelato «un week end bellissimo». Qualche settimana dopo il viaggio è arrivata la tanto attesa notizia: «Marisa era incinta». Oggi il piccolo Alessandro è un bel bambino di 17 mesi che corre e gioca con gli altri bimbi, integrato come un qualunque altro suo coetaneo. Infatti «anche se Busto è una città molto chiusa, noi non abbiamo problemi nel vivere la nostra quotidianità con le persone che ci conoscono». Ma la vita per una “famiglia arcobaleno” non è certo in discesa, specialmente «quando ci scontriamo con le istituzioni». 
Ed è proprio il rapporto con le istituzioni a costituire uno dei più grossi coni d’ombra per queste famiglie. Elena Martignoni, responsabile lombarda delle famiglie arcobaleno, ricorda come «i nostri figli sono identici a tutti gli altri ma non per lo Stato». Ad esempio, ricorda Martignoni, «se per una qualche disgrazia la madre biologica dovesse morire, il figlio diventerebbe orfano perchè l’altra madre non è in alcun modo riconosciuta dalla legge». O ancora, «la mia compagna dovrebbe avere una delega per prendere all’asilo i nostri figli» ma per fortuna la lungimiranza degli educatori e della società supera le restrizioni delle istituzioni. 
E riguardo alla recente sentenza della corte costituzionale «siamo felici, ma certo questo non cambia la nostra situazione, almeno fino a quando non sarà il parlamento a muoversi». Ma anche se il legislatore è fermo, il piccolo Alessandro non smette di muoversi. Proprio come tutti gli altri bambini.
( Da Varesenews)

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