Magazine Diario personale

Marni at H&M: the day after

Creato il 09 marzo 2012 da Lazitellaacida
Siamo qua come un esercito di soldati di ritorno dalla guerra. Esauste e con le vesti a brandelli. Io ho mal di schiena. Cose che nemmeno per diritto pubblico all'Università ho mai avuto 'sto mal di schiena. Ce l'abbiamo l'avete fatta. Alcune di voi, non tutte. Equamente divise tra quelle più stoiche (che si svegliano all'alba) e quelle più fortunate (che vivono in città che non conoscono a sufficienza Marni). Avete in mano il vostro bottino di guerra, non fatevi prendere dalla dissonanza cognitiva post-decisionale. Vi ricordate che ve ne avevo già parlato? E' quella sensazione che ci prende allo stomaco quando siamo in piena bulimia da shopping, ma anche quando prendiamo solo un pelapatate di Philip Stark, che ci fa pensare “oddio ma io ho sbagliato T U T T O, non dovevo spendere tutti questi soldi! E adesso?”.

Vi ho già viste lì, prese dal panico del e adesso cosa faccio con tutta questa roba che mi è pure grande? Amiche, non vi siete preparate. Le taglie, sono quelle di H&M quindi sono MENO TRE TAGLIE rispetto all'italiana. Hai la 44? devi prendere la 38. Hai la 40? [Muori!] Devi prendere la 34. Respirate, qualcosa si riesce a rimediare o dalla sarta o con una cinturina in vita. Se invece siete una di quelle che quando entrano da H&M in occasioni come queste e arraffano tutto senza pietà perché tanto poi ci sarà qualcuno che se la comprerà su Ebay, bhé onestamente mi date sui nervi. Quindi gradirei che andaste a fare i vostri mercatini altrove (sì, parlo a te che hai lasciato il commento).
Io ho avuto la fortuna (chiamiamola così) di avere l'invito per l'anteprima stampa di Mercoledì, ore 19, presso il negozio di San Babila. Diciamo che mi sono spacciata per un'altra persona che molto ragionevolmente aveva di meglio da fare (tipo che so, lavorare) e ha pensato bene di non cedere a questa forma di guerra moderna perché in queste occasioni le persone danno il peggio di sé. Ecco, se pensate però che le persone diano il peggio di sé in occasioni come queste, NON AVETE VISTO LE GIORNALISTE DI MODA COSA POSSONO FARE. Nella mia beata (e beota) ingenuità credevo che l'anteprima fosse una Vera e Propria Anteprima. Poltroncine, champagne, calma zen. Insomma, mi metti fuori 2.000 capi (sì, ho detto DUEMILA) e io compro. Con tutta calma. Perché siamo persone intelligenti. Siamo persone DELLA STAMPA che questi capi LI CAPISCE, li coccolerà, li inserirà nei redazionali (no perché per quello esiste una cosa chiamata 'campionario stampa'), li indosseremo con sdegno in occasioni inadeguate. E' questo quello che fa la stampa. Invece NO. La stampa sono LE CAVALLETTE. La stampa sono donne e gay di tutte le età che si comportano come rapinatori nei 24/7. Loro entrano E ARRAFFANO. Sono i bulimici della moda, hanno gli occhi più grandi del guardaroba, prendono tutto quello che le loro braccia possono trattenere. Io ne avevo circa un centinaio davanti, ero febbricitante. Ero AD UN ANTEPRIMA STAMPA PUR NON ESSENDO DELLA STAMPA. Credevo nel mio potere supremo. Avevo una wishlist di articoli non solo per me, ma anche per tre amiche. Insomma, su di me molti ci contavano. E voi non avreste fatto lo stesso? Insomma, la Zitella dall'alto del suo metro e ottanta, dei suoi centordici chili, del suo sguardo minaccioso riuscirà certamente a cavare fuori qualcosa. No. No, perché una cinquantina delle prima entrate hanno preso tutto. E quando dico tutto, intendo TUTTO.

Quando sono arrivata io stavano rimettendo fuori l'uomo, quindi ho di nuovo ingenuamente pensato che avrebbero fatto lo stesso per la donna. Ah ah ah. Ah.

No. Quindi me ne sono rimasta 40 minuti lì, nel mezzo del piano rialzato, scaraventata a destra e a sinistra da queste pazze esagitate, con le lacrime agli occhi. E più passava il tempo e più mi saliva la rabbia e più mi saliva la rabbia e più mi sentivo stupida e così via in un circolo vizioso di malessere che avrei voluto esaurire dandomi fuoco nel mezzo delle loro grucce vuote per protesta. C'era Consuelo Castiglioni e nessuno se la inculava. Robe che sarebbe da fare la ginuflessione al suo cospetto e invece erano tutte impazzite e sbattevano e correvano da una parete all'altra. Le grucce erano vuote, sugli scaffali non c'era nemmeno più traccia del packaging degli accessori. Come se non bastasse tutta questa bolgia, c'era il deejay e pure il catering. Gente che occupava spazio. Dopo aver arraffato tutto, le bulimiche della moda si sono messe a vomitare il loro bottino di guerra. Negli angoli creavano tra di loro capannelli e si scambiavano le taglie, gli articoli: “hai una 40? dammela a me, ti do questa gonna”. Io ero schifata, disgustata da quello che vedevo.
Quell'equivocabilissima norma del regolamento d'acquisto che prevedeva l'acquisto solo di un pezzo per ogni capo della collezione, apparentemente compresa da tutti come un divieto a comprare più di un capo della collezione a testa, mi è venuta subito in mente come forse l'unica soluzione possibile. Se ognuna di queste pazzoidi infoiate avesse ARRAFFATO solo un capo, forse al mio arrivo (cioè a dieci minuti dall'apertura) avrei trovato ancora qualcosa. E ce ne sarebbe stata per tutti. O, se non per tutti, almeno per molti di più. Invece io ero lì, delusa e incazzata, che pensavo a quanto sono stata stupida non solo a perdere tempo per venirci ma anche a perdere tempo per fare l'esegesi della collezione sul mio blog. Non mi meritano questi. Non mi meritavano quando mi hanno usata per capro espiatorio per i problemi degli altri e non mi avrebbero meritata nemmeno stavolta. Però io, piccola creatura ripiena di benevolenza, ho pensato 'mannò, su certe cose ci si passa sopra'. Ci si passa sopra STO CAZZO. Dopo aver ricevuto la conferma che non avrebbero rimesso fuori la donna me ne sono andata a testa bassa, lanciando latrati di insoddisfazione su Twitter come unica ripicca possibile. “Torna domani mattina” mi hanno detto, senza sapere che il giorno dopo avrei dovuto essere in ufficio ancor prima del solito, alle 8.30, causa imminente arrivo del CEO. Ve lo giuro, mi veniva da piangere. Perché dio solo sa se io sono una che si scotennerebbe in 'sto modo per dei vestiti. Sì lo so che sembra così, ma vi garantisco che ho una dignità. Le vendite di campionario che si tengono a Maggio e Novembre vedono le stesse dinamiche delle collezioni speciali di H&M, cioè pura e semplice isteria collettiva. E io non ci vado più. O meglio ci vado e resto a guardare, come all'ultima di Jil Sander che pareva il reparto ortofrutta dell'Esselunga al sabato mattina. Preferisco comprare in tutta calma un 100% viscosa di Zara senza nessuno che mi rompa i coglioni, piuttosto che dover rischiare la vita per una camicia di seta di Isabel Marant stropicciata su un tavolo. Ma la mia non è ipocrisia, io mi pento solo di essere andata all'anteprima stampa, perché se fossi rimasta dell'idea di andarci alla mattina (e non avessi dovuto rimanere in ufficio), avrei preso il mio braccialetto e sarei entrata con tutta calma insieme alla mia amica Morgana e ci saremmo fatte anche quattro risate prese dalla tensione per l'evento. Incredibile come, pur essendo così stronza e acida, io sia circondata da persone che mi vogliono bene perché sono comunque riuscita ad avere lo S P O L V E R I N O grazie ad un acquisto su delega. Anzi, ne avrei avuto uno su Roma e uno su Milano, perché come si dice “non si sa mai”. Sì, diciamo ciao a tutti gli accessori che se li sono pippati tutte le prime arrivate e adesso fanno bella mostra di sé su Ebay, la verità è che in molte siete riuscite a fare ottimi acquisti: BRAVE, sono fiera di voi. Io, non contenta dell'incazzatura della sera prima, ieri a pranzo sono pure tornata in negozio. Ed è stata la parte più divertente. Perché c'era la coda per accedere alla zona con la collezione. LA CODA. E in coda c'era di tutto, ragazze come me, ragazze più giovani, ragazze più vecchie ma soprattutto loro: LE VECCHIE. Le Vecchie sono esseri incredibili, gente che avrà dai 50 ai 65 anni, con la faccia da culo delle ragazzine di 14 anni, che ti passano davanti in coda come se niente fosse. E anche al mio richiamo verbale “spero di non essere così da vecchia da non poter sopportare di fare una coda come persone civili” non si sono fermate e hanno continuato a scavalcare. E tutto questo nonostante le vistose shopping verdi di articoli già acquistati mezzora prima e tanto di cappotto originale di Marni in mano. Una volta riuscita ad accedere alla zona rossa quello che era rimasto era ben poco: decine di parka blu, le due maglie con i pannelli di pelle (o era cartone? Chi può dirlo) e l'abito di seta stampato con cappuccio. E basta. Grazie alla pazienza e all'affetto (che NON MI SPIEGO) dell'Amicollega, sono riuscita a cavare fuori il completo viola lamè della mia taglia e molto pazientemente mi sono messa in coda per i camerini e lì ho avuto davanti a me il peggio del peggio. Non solo Le Vecchie avevano in mano pezzi ormai introvabili della collezione (tipo il tailleur a pois blu) ma anche strattonavano quelle sante donne delle commesse quando uscivano dai camerini ricoperte di grucce con i capi lasciati lì da chi avendoli provati non li ha trovati adeguati. Ho visto scene per le quali se fosse stata mia madre le avrei fatto lasciare alla prima crista che passava la roba in mano e le avrei detto “adesso esci senza comprare niente perché non hai ancora capito l'educazione”. In coda ho fatto poi amicizia con due ragazze, che avevano un bel po' di roba in mano, alle quali ho ricordato che il meccanismo delle taglie era quello di H&M e non quello delle taglie italiane scatenando la peggiore delle delusioni possibili, era tutto un “dimmi dove vai che ti passo i pantaloni se non mi vanno bene” ma avevo già intuito ancora da quando li avevo visti appesi che quei pantaloni lì avevano una vestibilità molto difficile e che quindi forse non sarebbe valsa la pena di spendere 80 Eur (ma se li avete comprati AVETE FATTO BENISSIMO, pat pat). Una volta nei camerini finalmente mi provo il mio completo alla Sofia Coppola e deduco che questa debba avere veramente dei fianchi piallati perché io sembravo un pollo avvolto nella carta stagnola. Tanto meglio, penso. Andandomene passo a salutare questa Anna che avevo incontrato in coda e nel giro di qualche secondo mi ritrovo inginocchiata a guardarle come le cadevano i pantaloni stampati di seta: “bellina sei magra come un chiodo tu, difficile che ti stiano male, l'unica cosa è che hanno il cavallo veramente molto basso, potrebbero darti fastidio e comunque sono da mettere con i tacchi e qualcosa di super stretto sopra”. Lei porina era nel dubbio e ha cercato in me conferma di quello che pensava e ci siamo ritrovate a dire “forse per 80 Eur non ne vale la pena”. Mi ha salutata dicendo “Grazie sei stata gentilissima a darmi questi consigli” al quale ho risposto quasi inconsapevolmente “Guarda ho un blog dove non faccio altro, si chiama matiseivista.com”. Mi sono vergognata di aver fatto della palese autopromozione ma ho anche pensato che in qualche universo parallelo probabilmente io sarei un'ottima commessa. Mi sono presentata alla cassa con in mano un paio di calzettoni. Sì amiche, il mio bottino di guerra è questo: il paio di calzettoni. Io indosso solo quelli di cotone della bancherella del mercato del Paesello, del prestigioso brand La Calzeria, quelli classici da palestra quindi per fare la figa e mettere i vestiti con i sandali e i calzettoni come fanno Quelli Della Moda ho tentato questi che per 10 Eur mi sembravano sempre un furto, ma un furto tollerabile. Come detto su Facebook mi sono ritrovata alla cassa a urlare all'amica dall'altra parte della coda che mi chiedeva che fine avesse fatto il completo alla Sofia Coppola che “i pantaloni hanno una vestibilità di merda”, scatenando borbottii dalle centinaia di persone pronte a pagare i loro acquisti. Una volta fuori mi sono sentita stupida per la centesima volta in meno di 24 ore. E ancora altre mille volte ad ogni tweet da parte vostra che mi chiedevate cosa minchia avessi comprato. Amiche, ce l'avete fatta. Siete state delle grandi, avete combattuto, avete vinto. Ora abbiatene cura. Come indossare quelle cose? Non voglio fare la moralista di merda (ma che dico, io SONO una moralista di merda) ma avreste dovuto acquistare solo le cose che sapevate di poter indossare. Se siete gente che si veste solo di nero, ecco, magari potevate risparmiare questi soldi. Qualche consiglio però ve lo regalo: - cominciate ad indossare i capi tra un po', non subito, altrimenti rischiate di trovare qualcun altra vestita come voi nello stesso locale; - se non ve la sentite di azzardare l'accostamento tra stampe, scegliete un pezzo solo e abbinateci un monocolore (la stampa verde e gialle? Con il nero. La stampa pigiama? Con qualcosa di blu o di nero. Il pigiamino fucsia? Con il bianco) - volete mettere una delle collane o i bracciali? Non accavalleli con altri bijoux, sopratutto se sono molto diversi. Mi piace infine riassumere l'intera vicenda del Dramma at H&M con la conversazione che ha avuto per protagonista una mia amica in partenza per Londra ieri sera a Malpensa con una brillante turista:

Incontro tipa con pijama pants Marni for H&M, le dico:
"Anteprima stampa o vendita stamattina?"
Lei:"Hafdyv dhsugf jstdcf hadt" [Russo bulgaro slavo o sailcazzo]
"Is it Marni for H&M, right? Is it from the press day or did you get it this morning?"
"Vshsd dfhsyd today"
"Ohn you were lucky then!"
"Am I?"
"Sì, fottuta slava buttana"
"Havdad dhfc dsdhcfdt fdjhfd"
Boh.

Marni at H&M;: the day after
La coda dell'anteprima stampa
Marni at H&M;: the day after
Marni at H&M;: the day after
Il negozio di Firenze
Marni at H&M;: the day after
San Babila, Milano, ore 13.30
Marni at H&M;: the day after
Una soldatessa felice dopo aver combattuto la sua guerra (no, non sono io).

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