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Marocco, chiama, impresa-Italia risponde

Creato il 12 dicembre 2011 da Cortese_m @cortese_m
E’ da tempo che vado ripetendo una sorta di litania, lo ripeto alle persone con cui mi confronto e lo ripeto in ciò che scrivo, gli imprenditori italiani stanno giocando una partita pericolosissima per la loro Patria.
Quella che viene comunemente chiamata delocalizzazione sta assumendo le sembianze di un boomerang spaventoso di cui in molti – specie i pionieri nel genere – stanno cominciando a prendere coscienza solo ora.
Invertire la tendenza è però complicatissimo, forse addirittura impossibile.
Avviare un’impresa in un Paese straniero spesso può voler dire ricevere tante agevolazioni fiscali, incentivi, poter utilizzare manodopera a basso costo, ecc.
Di conseguenza vuol dire aumentare i guadagni, avere meno vincoli e burocrazia, e spesso meno controlli.
Sono tutti buoni e giustificati motivi per farlo – quando si rimane nelle regole è ovvio – legittime scelte di chi decide di investire il proprio denaro in attività commerciali e produttive, ma qual è il risvolto della medaglia di tali operazioni, di tale modus operandi delle imprese nostrane?
E’ presto detto, vengono spostate “sacche” di lavoro dall’Italia verso altri Paesi, si creano unità produttive e posti di lavoro in altri paesi, i rapporti di forza si spostano verso quei Paesi più poveri – come si diceva tempo fa’ – ma oggi definiti “emergenti”, con coefficienti di crescita economica spaventosi se confrontati a quei Paesi della vecchia Europa ormai al palo da tempo.
Da una classifica della Banca mondiale l’Italia occuperebbe soltanto l’87esimo posto (su 183..) tra i Paesi che hanno più attrattiva per chi ha voglia di fare impresa, siamo dietro ad Albania, Mongolia, Zambia.
Ma la sorpresa in positivo quest’ultimo anni è il Marocco che sta facendo una politica molto aggressiva per attrarre le imprese straniere e incentivarle a creare lavoro.
Il Paese arabo-moderato – come viene sempre definito – gode di una serie di riforme che hanno alleggerito notevolmente il carico amministrativo e gli adempimenti fiscali, e nel giro di un anno ha scalato ben 21 posizioni rispetto alla classifica dello scorso anno, stanziandosi al 94esimo posto, dando evidenza di un vero e proprio boom rispetto ad altri Paesi anch’essi in crescita.
Non tutti forse ci hanno fatto caso, ma da molti mesi è in corso una consistente operazione di marketing, volta a invogliare i nostri imprenditori ad andare in Marocco per creare lavoro, giovando di consistenti agevolazioni fiscali, e addirittura ci sono cospicue testimonianze, interviste, esempi pratici di imprenditori che esternano pubblicamente la loro più ampia soddisfazione nell’averlo fatto.
Il nostro Paese, specie in questo complicatissimo periodo di crisi, soffre, la burocrazia risulta essere la prima zavorra della nostra economia, ma ci sono altri fattori che ci rendono meno appetibili sul mercato, non possiamo quindi pretendere che gli imprenditori, che non fanno giustamente beneficenza, rimangano in un Paese che non li aiuta, che non rende loro vita più facile, ma stiamo attenti a pensare che sia solo per questo!
Ritengo infatti che negli ultimi anni sia estremamente evidente la mancanza di amor patrio, da parte di coloro che potendo fare impresa non privilegiano il loro stesso Paese, coloro che guardano semplicemente ai numeri, alle maggiori prospettive di guadagno.
Questo impoverimento imprenditoriale, ma anche di valori quali l’amore per il proprio Paese, l’orgoglio di sentirsi considerati nel mondo come quegli Italiani che hanno dato i natali a personaggi geniali nel campo dell’arte, dei motori, della moda, sta venendo meno.
L’imprenditore medio è ormai attento a tutt’altro, le imprese italiane in Italia chiudono ed aprono in altri Paesi, gli imprenditori sono contenti di portare a casa qualche euro in più e non badano al risvolto della medaglia...
I loro figli, ma ancor di più i loro nipoti, un giorno sapranno perdonarglielo?
nanni
Marocco, chiama, impresa-Italia risponde

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