Interessante l’editoriale del giornale finanziario francofono L’Economiste apparso ieri in Marocco. Analisi lucida e reale di una situazione che ha diverse analogie con l’ italica stampa.
Nelle società moderne, la disponibilità e la fluidità delle informazioni sono considerate come il motore dell’evoluzione. Se l’informazione circola male, la società si ammala. Bisogna comprendere che per l’uomo moderno il flusso di informazioni continuo è un bisogno vitale. In difetto, si trova nella necessità di cercare informazioni ad ogni costo. Questo dà la possibilità ai canali meno sicuri, ai rumors, di svilupparsi e installarsi nella società. Una società sottomessa a questi meccanismi non avanza. Indietreggia. Ancora più pericoloso, essa diventa merce per ogni sorta di manipolazione. La società marocchina non fa eccezione a questa regola sociale universale. Il suo bisogno di informazione è forte come quello di altre società moderne. Detto questo, esiste ancora nei meandri dirigenziali, la concezione secondo la quale ‘l’informazione e il potere” sono strettamente correlate. Quindi diffusa (l’informazione) con parsimonia perchè si crede ancora sia riservata a pochi cerchi di iniziati. Gli uomini in piazza giocano su questo default, puo’ essere, ma i poteri pubblici, loro, sono primi perdenti in questo affare. La principale problematica, quando il potere è in buona fede, è di creare una simbiosi con l’opinione pubblica. Per fare questo, la prima regola e di rispettare i suoi elettori dando una informazione corretta, abbondante, un informazione che permetta di migliorare la governance generale del paese. In difetto, tutti gli atti, tutta la politica diventa oggetto di sospetto tra gli elettori, installando una negativa opinione strutturale. In questo contesto, i più demuniti materialmente, i meno armati intellettualmente, si trovano pronti ai disordini e l’avventurismo.