Il mio rammarico pensando al Marocco è che, probabilmente, almeno per alcuni anni, non ci tornerò visto che, pur visitando comunque luoghi differenti, ci sono stata giá due volte. In entrambe le occasioni, mi sono sentita accolta, ho conosciuto locali simpatici e aperti ed un paese moderno ed in evoluzione.
Fra le immagini che più mi sono rimaste dentro, i due giorni trascorsi nel deserto del Sahara, un luogo dove puoi vivere sensazioni uniche e straordinarie e fare incontri che difficilmente potrai dimenticare.
Marzo 2013, terzo giorno in Marocco. Lasciamo Ouarzazate, direzione Merzouga, nel deserto Erg Chebbi attraversando la Valle del Drahaa. Il viaggio è un susseguirsi di paesaggi che si stagliano seguendo la linea guida di una lunga e bellissima oasi. Un paesaggio che ci prepara alla solitudine, ad uno spazio che per anni ha fatto vivere il proprio popolo nell’isolamento e negli stenti e che, ancora ora, mette a dura prova l’uomo.
Durante il viaggio, i nostri compagni scambiano gesti di solidarietá ed aiuto con la gente del luogo come gettare bottiglie d’acqua a chi è al margine della strada. La gente che sosta lungo la strada sono i nomadi del deserto. Si scorgono lontane da loro, a volte, delle tende: le loro case. Essi sostano magari pascolando un animale o cercando dei fossili che poi rivendono. Sono le 16 circa quando lasciamo la strada maestra per praticare un po’ di fuori pista.
Nel mezzo del deserto piatto fermiamo la jeep per ammirare da lontano le rosse dune del Sahara. È un’emozione scorgerle. Cammino ascoltando il rumore dei sassi in quel panorama lunare. Cerco anche io qualcosa a terra, come i bambini indigeni raccolgo dei sassi ed una conchiglia, non un fossile ma proprio una conchiglia! Sì, in quel posto, in mezzo al deserto una volta vivevano i pesci…
Il giorno dopo puntiamo verso il paese di Rissani. Entrando si respira l’atmosfera di un paese attivo: case a volte non finite e strade da asfaltare, muli e biciclette tra macchine, gente a passeggio, bambini che giocano. Tutto si intensifica verso cio’ che sembra essere il centro: oggi è un giorno di mercato ed andremo al mercato ad assaporare la vita di tutti i giorni in questo angolo di Marocco. I banchi si susseguono in una strada all’aperto: uomini e donne di ogni età, porri, carote e insalata si susseguono tra carretti trascinati da bambini o animali.
Tornati al riad saliamo sui nostri cammelli. Arriveremo nelle tende tra le dune, vedremo il tramonto e l’alba, ceneremo e dormiremo nel campo. La passeggiata scorre tra le dune che si aprono a vista d’occhio, passando dal deserto nero a quello giallo dopo qualche metro, attraversa le oasi vicino al villaggio dove si rifugiano i bambini a giocare al fresco, ci permette con calma di vedere questo fantastico paesaggio che si apre sempre di più ai nostri occhi, sempre più rosso, sempre più immenso.
Arrivati alle tende ognuno di noi decide di vivere il tramonto come crede. C’è chi sale su una duna facendo una fatica incredibile. Io decido di non muovermi poi molto e di sostare a metà altezza. Nel silenzio inizio ad accarezzare la sabbia con piedi e mani per sentire le sue caratteristiche tattili, aprire e chiudere gli occhi e le orecchie per ascoltare e vedere in modo alternato lo spettacolo silenzioso in cui sono immersa. Il cielo si tinge di un blu intenso. La sola luce dei pannelli solari del campo ci illumina per tutta la cena. Le stelle si stagliano sopra di noi esaltate da quell’oscurità.
Scorgiamo un lieve bagliore alle cinque. Usciamo e ci godiamo lo spettacolo prima di ripartire. Le dune escono piano piano dall’oscurita’ e così anche le tracce di animali che le hanno popolate. Con i nostri compagni di viaggio godiamo di queste luce, sempre più calda ed avvolgente. Il cammelliere ci fa notare le tracce degli animali spiegandoci di cosa si tratta e mentre ci scorta ci fa vedere dei semplici giochi con la sabbia che i bambini fanno nel deserto. Mentre scendiamo dal cammello scorgiamo alcuni bambini: in divisa giacca e pantaloni scuri, con le infradito, gli zaini e tirando su un bel po’ di polvere si recano alla vicina scuola. Altri invece ci offrono come sempre piccole mercanzie.
Usciamo dal deserto nero e ci dirigiamo verso una piana solcata con dei pozzi d’acqua alimentati da un canale sotterraneo oramai secco.Essi erano utilizzati dalla gente chi vi abita sotto le tende. Ci fermiamo accanto ad una tenda berbera i cui abitanti uomini ci mostrano il funzionamento dei pozzi scendendo in un canale. Nella tenda non c’è quasi nulla: solo tappeti e cuscini per sedere. Pochi rami sorreggono i diversi tessuti che fanno da tetto.
Poi si riparte. Il paesaggio muta mano a mano che i percorriamo i chilometri. Si torna verso la nostra vita e le comodità salutando mentalmente quel paesaggio e quella gente che mi hanno fatto provare sensazioni incredibilmente umane.
Informazioni utili
Per le mie attività in Marocco,compresa l’escursione nel deserto, mi sono affidata a Radoin, un giovane locale tour operator che oramai considero un amico e lui me – www.radoin-saharaexpeditions.com
A Merzouga abbiamo pernottato presso l’Hotel Riad Mamouch – www.riadmamouche.com