Le ultime 48 ore sono state spossanti per Abbas El Fassi. Il primo ministro è rientrato dal Qatar giovedi’ verso le 4 del mattino prima ancora della fine dei lavori alla Commissione mista che copresiede con il suo omonimo qatari. Questo avvenimento doveva prolungarsi sino a giovedi’ in quanto El Fassi doveva recarsi in Kuwait per partecipare alla festa nazionale. Giovedi’ mattina pero’, il primo ministro ha presieduto un consiglio del governo. L’ordine del giorno comprendeva un progetto di legge urgente che accorda una deroga al recrutamento su titolo dei giovani diplomati-disoccupati, che con il diploma possono aggiudicarsi i concorsi statali. L’effetto 20 febbraio quindi sta dando i suoi frutti e forse avrà effetti ancora più eclatanti. L’agenda terremotata di El Fassi intriga e alimenta le voci su di un eventuale rimpasto di Governo per rilanciare la macchina statale, e il primo ministro appare inquieto. In ogni caso, dopo il Consiglio, El Fassi si è precipitato a Marrakech per raggiungere il re Mohammed VI, in questi giorni nella Ville Rouge, per la firma di alcune convenzioni riguardanti un operazione di edilizia popolare per i militari. Le voci insistenti che circolano a Rabat sono sempre più accentuate su di un cambio ai vertici. I pronostici danno come successore Driss Jettou. Tre sono gli scenari plausibili. Il primo parla di un grande ritorno del tecnocrate che condurrà gli affari sino alle prossime elezioni legislative. Il secondo evoca un governo di coalizione che raggruppi l’insieme dei partiti politici eccetto il PJD. Il terzo scenario rispetterà la metodologia democratica, avvicendando un altro premier dell’Istiqal (come El Fassi). Su Driss Jettou il consenso è generale. Il suo pragmatismo e il suo metodo è molto apprezzato dai partiti politici e dai sindacati; Jettou è capace di rilanciare il dialogo sociale e puo’ essere l’uomo della situazione nei momenti di crisi, assorbendo le tensioni sociali e in primis per condurre le riforme politiche in porto. Questo si dice a Rabat. Jettou resta, ed è vero, un jolly sempre popolare. Di fatto è incontestabile che Abbas El Fassi sta vivendo un momento di poco affidabilità. Il lavoro di coordinamento in seno al governo non è partito. Le tensioni sociali sono reali. Durante la marcia del 20 febbraio la maggiorparte degli slogan chiedevano la sua uscita di scena, insieme al suo governo. I più critici hanno infierito sulla famiglia di El Fassi accusandola di monopolizzare i più importanti posti pubblici. L’iaffidabilità della classe politica, del governo, del Parlamento, è ai minimi storici. La nomina di un nuovo primo ministro e l’accellerazione delle riforme politiche sono segnali per un nuovo Marocco e dimostrerebbero all’opinione pubblica che le inquietudini espresse dai movimenti di protesta del 20 febbraio sono urgenti e considerate importanti. Non tutto pero’ è da buttare nel casting attuale governativo. Il bilancio più che solido di un ministro come Ghellab è indiscutibile. I risultati parlano per lui. Altri sono partiti molto bene ma danno oggi dei seri segnali di fatica come quelli del ministro Mezouar, altri ancora rischiano di lasciare il loro ministero in punta di piedi come Naciri per la giustizia. Al suo arrivo, El Fassi aveva beneficiato di un plus eccezionale dovuto anche al clamoroso risultato delle elezioni legislative ma oggi le cose si sono sgonfiate. Il futuro governo, se sarà rimaneggiato, sarà chiamato a costruire un progetto federale che possa donare un senso all’azione pubblica e dare speranze, proponendo delle vere riforme per ristabilire gli equilibri economici e sociali del paese.
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