Maroni vs Formigoni. La Regione Lombardia parte lesa nella causa contro il Celeste. E Telecom la comprano gli spagnoli: già iniziati gli investimenti esteri in Italia
Creato il 24 settembre 2013 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Insomma la storia è questa. Da Governatore dell'”eccellenza Lombardia”, il Celeste Roberto, insieme con una ristretta cerchia di fan, ha combinato parecchi casini. Uno, però, ha attirato particolarmente l'interesse dei soliti magistrati spaccapalle che, non potendo notoriamente farsi i cazzi loro, prima hanno indagato e poi rinviato a giudizio Roberto Formigoni, attuale presidente della Commissione Agricoltura della Camera. Il fatto è che qualcosa come 220 milioni di euro sarebbero stati dirottati dalle casse della tesoreria longobarda a quelle fameliche della Fondazione Maugeri, titolare di un centro di riabilitazione nel pavese. Ma la Fondazione, grata, ha pensato di doversi in qualche modo sdebitare. Così, tramite due prestanome, Pierangelo Daccò e Antonio Simone, ha creduto opportuno (e più sicuro) non restituire in “mazzette” parte del denaro (70 milioni, più del 30 per cento, esoso il “Celeste”!) al loro benefattore, ma di trasformare i suddetti 'euri' in ville in Sardegna, viaggi extra-lusso, finanziamento di campagne elettorali, carte di credito illimitate, cilici, fruste, incensi, ceri, abbigliamento casual colorato, camice hawaiane, modellini del Duomo di Milano, crocifissi, icone ortodosse importate illegalmente, Rolex, cotonature in centri benessere, massaggi thailandesi e uso perpetuo e gratuito di barche, barchette e yacht. A gentile richiesta dei magistrati, il Governatore Eccellente non è stato in grado di mostrare uno straccio di ricevuta degli acquisti fatti né dei soggiorni nei resort né del noleggio degli yacht né dell'acquisto dei beni laici e religiosi di cui sopra. Anzi, all'osservazione “Ma Governatore, almeno uno scontrino del bar della Regione per il cappuccino del mattino ce l'ha?”, il Celeste ha risposto che non poteva certo macchiarsi i pantaloni gialli con l'inchiostro degli scontrini del bar. Per un po' si è detto che Formigoni non pagasse manco la colazione, e tant'è. Ma la notizia non è questa. È che parte lesa in tutto questo ambaradan, è sicuramente la Regione Lombardia, intesa come Ente. 220 milioni di euro non sono bruscolini, neanche per l'eccellenza delle eccellenze di tutta la Mittle Europa e di qualche stato depresso degli Usa, il Delaware ad esempio. Così, dopo aver restituito i diamanti di Belsito al popolo leghista (invece che all'erario), Bobo Blues Maroni si è dichiarato “parte lesa” nel procedimento contro Roberto Formigoni che inizierà lunedì della prossima settimana, presso il tribunale del Komintern di Milano, dove il Celeste sarà accolto da una folla ubriaca di vodka con il colbacco in testa, al suono delle balalaike. Finisce qui l'amicizia ventennale tra Formigoni e Maroni. Finisce qui la solidarietà speciosa che in tutti questi anni ha contraddistinto una delle alleanze politiche più contronatura della storia della repubblica (quella tra il Pdl-Forza Italia e il Pd, considerati gli uomini del Pd, non fa testo). Ohi ragassi, porco boia. LettaLetta si fa un giro in Canada e negli Stati Uniti per trovare investitori vogliosi di spendere qualche dollaro in Italia, e l'Italia ha gli investitori a due passi. La spagnola Telefonica ha comprato Telecom. L'unica a sottoscrivere l'aumento di capitale, attraverso i buoni uffici di Mediobanca, Banca Intesa e Generali (che si stanno cordialmente defilando dalla compagnia nazionale delle telecomunicazioni), la società spagnola è arrivata al 70 per cento delle azioni di Telco, la holding che fino a ieri controllava Telecom. Per un grazioso patto di sindacato, però, i voti di Telefonica nell'assemblea generale della società saranno sempre riconducibili al 46,2 per cento. Dopo l'acquisizione delle altre società di telecomunicazioni da parte di investitori stranieri, finisce l'era italiana in un settore strategico per la nostra economia e per la nostra società. Siamo un paese in svendita visto che anche i patrioti che si erano assunti l'onere e l'onore di salvare Alitalia, se la stanno dando a gambe levate. Sapete chi aspetta quatta quatta dietro l'angolo la messa in liquidazione della compagnia aerea di bandiera? I francesi di Air France i quali, se Silvio non fosse stato colto da uno dei suoi rari attacchi di italianite, si sarebbero accollati l'Alitalia già da qualche anno e pagandone i debiti. Il grande manager Berlusconi insomma, è grande solo quando deve farsi i cazzi suoi. Ma neanche su questo abbiamo mai avuto dubbi.
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