Marrakech (pronuncia in arabo Marrak’che) è rimasta per lungo la rivale sudista di Fez come capitale imperiale. La città si estende su un vasta piana chiamata “Haouz”, circondata per più di nove Km dalle mura rosate in “tabya”, un melangé di sabbia rosa locale (del deserto) e calce. Questo colore copre i monumenti e le case di questa città ed è per questo motivo che è chiamata “Al Hamra”, la rossa. Le mura di Marrakech furono edificate tra il 1.126 e il 1.127, per sostituire la barriera di rovi che proteggeva il primo accampamento almoravide. I primi soggetti almoravidi includevano delle tribù dell’Atlas, dei nomadi del Sahara, diverse popolazioni africane e maghrebine insieme a schiavi neri conquistati in battaglie. I visitatori di Marrakech hanno modo di verificare che gli abitanti di Marrakech hanno un colore della pelle più scuro rispetto agli abitanti di altre città marocchine, lasciando fuori da questa analisi la popolazione nera presente. Marrakech è la più africana di tutte le altre grandi città del Marocco; un africanità che valica i confini del Sahara occidentale per arrivare sino a Tomboctou, a Dakar e in Guinea. Il sito naturale della Ville Rouge è di una bellezza incomparabile: situata in un immensa piana strappata con tenacia al deserto, ha come fondale la maestosità dell’Alto Atlas, la più grande ed estesa catena montuosa del Marocco, con cime innevate alte oltre 4.000 mt, e, come una cintura, il palmeto (Palmeraie) che si estende a dismisura fuori dalle mura. Un immagine che ha conquistato migliaia di occidentali che hanno deciso di trasferirsi nella città. Marrakech evoca esotismo, l’incanto e lo spiazzamento. Carica di storia è conosciuta anche per il suo artigianato, i suoi abitanti e per i tanti nomi famosi che hanno messo radici nella sua medina, in splendidi Riad che tutto il mondo invidia. Nel 1.053, al ritorno da un pellegrinaggio alla Mecca, Yahia Ibn Ibrahim, capo di una tribù di nomadi berberi, i Sanhadja dal viso velato, chiese ad un capo spirituale, Abdallah Ibn Yassin di “insegnare” al suo popolo. Si ritirarono in pieno deserto per benificiare di una formazione religiosa, morale e militare che riuscì a trasformarli in ottimi soldati, inimitabili strateghi e pii governanti. Nel 1.504 il “popolo di Ribat” Al – Mourabitoun, francesizzato in Almoravidi, diedero vita ad un potente impero conquistando una ricca città carovaniera: Sijilmassa. Nel 1056, Abou Bakr, comandante dell’armata almoravide conquistò Taroudant, poi varco’ l’Atlas e si impadronì di Aghmat. Nel 1.062 Abou Bakr installò un vasto campo militare nella piana di Haouz, era l’embrione della futura Marrakech. Rapidamente Youssef Ibn Tachin sconfisse Abou Bakr e si autoproclamò comandante dei credenti fondando Marrakech, che diventerà la seconda capitale storica del Marocco. Rapidamente Marrakech sotto l’impulso degli Almoravidi, uomini pii ed austeri, divenne un importante centro commerciale, culturale e religioso conosciuto in tutto il Maghreb, l’Andalusia e in una parte dell’Africa nera. Il figlio di Ibn Tachfine, Ali Ben Youssef, fortificò la città con le mura ancora oggi presenti, ed edificò numerose moschee ed alcune mederse (scuole coraniche) tutt’ora attive. L’Andalusia musulmana esercitò una grande influenza sull’architettura della città e viceversa, essendo entrambe sotto lo stesso impero. Nato in un piccolo villaggio berbero dell’Anti Atlas, Mohammed Ibn Tourmet studiò teologia e si spinse nel mondo musulmano per circa dieci anni. Nel 1.125 si installò a Tin Mal (Tinmel), nell’Alto Atlas,un sito adatto per spronare ancor più il suo rigore intransigente. La dinastia dei Almohadi (Al Mouahidine, gli unificatori) nacque cosi’. A Marrakech intanto i teologi ufficiali erano turbati e fomentavano scontri. Ibn Tourmet si presentò come un Mahdi (inviato di Dio) e accese gli animi contro gli Almoravidi. Con l’aiuto delle tribù Masmouda dell’Alto Atlas e di Sous, organizzò una prima invasione della capitale dove una buona parte della dirigenza almohade perì. Qualche mese più tardi Ibn Tourmet morì ma il suo decesso venne tenuto segreto per ben due anni, il tempo di proclamare il nuovo comandante in capo: Abd El Moumen che prese il titolo di Califfo e si impadronì metodicamente del Marocco. Questa totale conquista del Paese avvenne in dieci anni e nella primavera nel 1.147, dopo una lunga ed estenuante battaglia, Marrakech venne conquistata e si instaurò il regno degli Almohadi. Questa dinastia ingrandì ed abbellì notevolmente Marrakech. Yacoub Al Mansour seguì la costruzione della moschea e del minareto della Koutobia, uno dei monumenti più celebri del mondo islamico e che per Marrakech, e come la Torre Eiffel per Parigi. La città conobbe allora il suo periodo più fecondo e di gloria. Numerosi scrittori e poeti giunsero dall’Andalusia musulmana, attirati dall’intensa attività culturale e artistica, contribuendo, con le loro opere, a creare una città artisticamente unica nel suo genere. Tra Taza, Tlemcen (attualmente città algerina) e Figuig, nelle steppe orientali, la tribù Zénète (berberi degli alti pianori, nomadi e allevatori di cammelli e di montoni), uniti a quella dei Beni Merine (i Merinidi) guidati da un capo energico che si chiamava Abdou Youssef Yaacoub, non accettarono il regno almohade e occuparono tutto il nord del Marocco. Si assicurarono il controllo delle rotte carovaniere del sud e conquistarono Sijilmassa e le oasi della valle del Draa. Nel 1.269 conquistarono Marrakech, mettendo definitivamente fine alla dinastia Almohade. Abou Youssef Yaacoub si proclamò sultano e stabilì la capitale del regno a Fez El – Jédid. L’avvento dei merinidi ebbe delle conseguenze disastrose su Marrakech che venne abbandonata dai suoi artigiani a profitto di Fez, rivale ancora aI giorni nostri. Al debutto del XVI° secolo, le armate cristiane fecero forti pressioni sul suolo marocchino. Questo suscitò un profondo rinnovamento del sentimento religioso. Una famiglia originaria dell’Arabia, discendente del profeta Maometto, i Saaditi, si installarono nella valle del Drâa, organizzando una vera guerra santa contro gli invasori cristiani. Trovarono il loro capo in El Kaim che caccio da alcune enclavi i portoghesi invasori. Si impadronì poi di Marrakech nel 1.525. Nel 1.551 il Sultano saadita Mohammed Al Madhi della dinastia che regnava interamente sul Marocco dal 1.529, installò la sua capitale a Marrakech. La città rossa ebbe nuovamente la possibilità di rinnovarsi con i suoi fasti d’antan. In effetti i saaditi restaurano monumenti caduti in rovina ed edificarono dei sontuosi palazzi, il più famoso è il palazzo Badi, costruito dl sultano Ahmed El mansour Ed – Dahbi detto “il vittorioso dorato”, vittorioso in quanto sconfisse le forze portoghesi nella famosa battaglia dei Tre Re, e dorato in ragione dei suoi commerci dell’oro che entrava dal Sudan. Sotto il regno di El Mansour Marrakech fu all’apogeo della sua gloria. Ma, ancora una volta, un altra dinastia comparve all’orizzonte, quella attuale degli Alouiti che successe ai saaditi e il sultano Moulay Ismail, contemporaneo di Luigi XIV, intraprese la cotruzione di una nuova capitale, Meknès, con lo scopo di farla diventare una Versailles marocchina. L’instaurazione del Protettorato francese in Marocco, nel 1912 consacrò l’emergenza di Rabat come capitale amministrativa del Paese, segnando definitivamente la fine del carattere imperiale della città di Marrakech. Malgrado le peripezie della storia, Marrakech ha profondamente segnato la vita del Marocco nei secoli, al punto che gli occidentali chiamavano il Marocco il “reame di Marrakech” e sin dall’antichità si dice che la parola Marocco abbia avuto origine appunto dalla parola Marrakech.
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