Retrò Online ha intervistato Maurizio Marrone, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale e consigliere comunale della città di Torino.
Consigliere Marrone, il TAR ha accolto il ricorso della Lega Nord sulla questione firme false. Chiamparino si è detto disponibile alle dimissioni se entro luglio la questione non si risolverà positivamente. Quante possibilità ci sono che anche questa amministrazione faccia la fine della giunta Cota?
A prescindere dal processo penale sembrano accertatate irregolarità nella presentazione di diversi moduli per la lista del PD e quella di Chiamparino. Visto il precedente di Cota, ci aspettiamo un esito analogo per Chiamparino. In un momento così difficile per la regione fare chiarezza e tornare alle urne ci sembra una scelta coerente e giusta nell’interesse dei piemontesi.
Quindi lei crede in una strategia dietro queste dimissioni annunciate di Chiamparino?
La mobilitazione della “società civile” vicina alla sinistra rappresenta una pressione sui giudici amministrativi. Spero che la magistratura mostri autonomia ed indipendenza, approfondendo le irregolarità. A luglio, se Chiamparino sarà coerente, ci aspettiamo le sue dimissioni.
Uber, l’app per smarthphone che fa concorrenza ai taxi nelle grandi città, è molto contestata. Lei si è occupato della questione, schierandosi a favore dei taxisti e chiedendo le dimissioni del presidente dell’Autorità Nazionale dei Trasporti. Ha anche presentato un progetto di legge per regolarizzare il “trasporto via app”. Uber può essere utile in direzione di una liberalizzazione del mercato?
Il mercato andrà anche ammodernato ma le licenze sono ancora una garanzia a tutela del consumatore sull’effettiva idoneità del conducente alla guida. Uber non dà certezze in questo senso Bisogna disciplinare il mercato ma anche chi lavora via app deve dare all’utente le stesse garanzie che dà oggi una licenza, altrimenti è abusivismo. Se Uber vuole lavorare nel trasporto locale e non di linea dovrà dotare i propri autisti di licenze e sottoporli a tutte le verifiche del caso.
I provvedimenti in merito devono essere presi a livello comunale, regionale o nazionale?
Di sicuro il Parlamento deve dare la legge di cornice, nel dettaglio la linea deve essere data dalle Regioni. Ma mentre in Lombardia la Regione mantiene anche la competenze di regolamentazione, il Piemonte l’ha delegata a Province e Comuni. La proposta di Fratelli d’Italia fissa nuovi criteri che andranno poi recepiti obbligatoriamente a livello locale.
Lei si è speso molto anche per l’edilizia popolare, seguendo in prima persona il caso delle palazzine occupate dell’ex MOI. Quali sono le sue proposte in merito?
Innanzitutto bisogna valorizzare il patrimonio immobiliare esistente. Il MOI e tante altre case popolari sono state occupate perché abbandonate e perché l’ATC non ha i soldi per ristrutturarle. Una nostra proposta fondamentale è l’autorecupero, ossia la possibilità di assegnare case non ancora sistemate agli assegnatari, a patto che si impegnino a terminare la riqualificazione con il loro lavoro. I costi sostenuti dall’assegnatario verranno scalati dal canone di locazione. Se questa proposta di Fratelli d’Italia verrà approvata il volume di case popolari pronte per l’assegnazione raddoppierà. Sarà un’aiuto concreto per le migliaia di famiglie torinesi in emergenza abitativa.
Torino nelle classifiche è la seconda città per furti e rapine. Cosa si può fare in merito al tema della sicurezza e qual è l’influenza dei flussi migratori?
Continuando ad accogliere persone in un momento in cui il tessuto economico non riesce ad assorbire tutti i nuovi arrivati ci ritroviamo ad avere periferie che – anche per volontà politica dell’amministrazione di sinistra – vengono abbandonate al degrado. In alcuni casi, oltre al mancato intervento di repressione dell’irregolarità, ci sono addirittura sanatorie per l’abusivismo. Ne è un esempio il suk, rimpallato tra ex Ogm, scalo Vanchiglia e l’ex Canale Molassi. Il Comune legittima i venditori abusivi, che spesso vendono merce rubata, alimenti senza controllo igienico-sanitario o prodotti in concorrenza sleale coi veri commercianti.
Lei è uno dei massimi esponenti in Piemonte di Fratelli d’Italia, che si sta avvicinando alla Lega Nord. Un’alleanza alla prossime elezioni è probabile. Ma le vostre storie sono molto diverse: Fratelli d’Italia, già AN e MSI, ha una tradizione centralista e nazionalista, la Lega una vocazione locale. L’alleanza sarà solo sui temi o è possibile una convergenza più ampia?
Può diventare un’alleanza ideologica se c’è un evoluzione del pensiero di entrambi i partiti, sul modello del Front National di Marine Le Pen. L’ideale di Nazione non è in discussione, ma vediamo che la nuova Lega di Salvini non invoca più Padania e secessione. Anche chi da destra insiste troppo sul centralismo deve capire che il federalismo e le autonomie locali sono un nodo fondamentale per ammodernare la pubblica amministrazione. Credo che il vero terreno comune sarà la battaglia per la sovranità nei confronti di UE ed istituzioni finanziarie internazionali.
Non teme che, visto il successo della Lega, un piccolo partito come Fratelli d’Italia possa venire “salvinizzato” ?
Fratelli d’Italia ha un obbiettivo problema di consenso perché stenta a superare il 3-4%, ma non è un limite insuperabile. La strategia futura dovrebbe essere puntare sulla valorizzazione della leadership di Giorgia Meloni, che ha molto più consenso del partito stesso e non è per nulla inferiore a Salvini.
Il prossimo anno i torinesi voteranno per le elezioni comunali. Si parla di una ricandidatura di Fassino. Come si sta muovendo Fratelli d’Italia per quanto riguarda il capitolo alleanze e la scelta del nome?
Nomi per ora non ne abbiamo, ma vogliamo creare un fronte il più ampio possibile. Qualunque forze è ben accetta ma deve sentirsi rappresentata nel percorso condiviso per la scelta del sindaco. Spero anche che la scelta sia veloce a non ci si riduca ad estrarre un nome 2-3 mesi prima dell’elezione. Primarie o consultazioni dal basso potrebbero invogliare esponenti della società civile a partecipare, mentre bisogna togliere la scelta del candidato alle segreterie nazionali dei partiti: si tratta di un metodo dimostratosi poco premiante per Torino.
Il suo slogan alle ultime elezioni regionali, dove, che ha raccolto più di tremila preferenze, era “Mattone su mattone”. Come vede il suo futuro e quale sarebbe il “primo mattone” che vorrebbe posare se lei e Fratelli d’Italia foste al governo della Regione Piemonte?
Di sicuro un rilancio dell’imprenditoria nel nostro territorio. Il Piemonte ha avuto un calo della sua vocazione industriale e sta entrando in una pericolosa depressione economica, con ricadute sull’occupazione giovanile che contrastano con la vocazione universitaria di Torino. La vera sfida è mettere in campo una politica fiscale ed economica che abbia effetti occupazionali positivi per il nostro territorio.
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