Un nuovo e recente cratere da impatto sul suolo marziano è stato documentato da una delle fotocamere della sonda della NASA Mars Reconnaissance Orbiter (MRO).
Il cratere appare, per la prima volta, in una ripresa del 2012, grande come mezzo campo da calcio.
L'impatto che lo ha generato deve essere stato piuttosto simile all'esplosione della meteora russa di Chelyabinsk dello scorso anno.
Il cratere è stato notato, per la prima volta, come un'anomalia nelle immagini del MARCI (Mars Color Imager) che ha ripreso la stessa zona ad un giorno di distanza: a sinistra lo scatto del pomeriggio del 27 marzo 2012 e a destra quello del pomeriggio del 28 marzo 2012.
Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS
L'area scura apparsa nella foto di destra ricopre una zona di 8 chilometri di diametro e si trova alla 3,34 gradi nord di latitudine e 219,38 gradi est di longitudine, piuttosto vicino a a Olympus e Arsia Mons.
Questa non è certo la prima volta in cui le fotocamere del Mars Reconnaissance Orbiter confermano la comparsa di un nuovo cratere con immagini pre e post impatto ma è sicuramente il primo caso in cui la testimonianza arriva dalle foto del MARCI, che è una fotocamera grandangolare per il monitoraggio del meteo marziano.
Così, dato il ritmo giornaliero di copertura globale del MARCI, questo diventa il primo impatto ad essere documentato ad un solo giorno marziano di distanza.
Dal momento in cui l'orbiter ha iniziato la sua osservazione sistematica di Marte nel 2006, lo scienziato Bruce Cantor, vice ricercatore principale per questa fotocamera presso il Malin Space Science Systems, l'azienda di San Diego che ha costruito e gestisce il MARCI e la Context Camera (CTX), ha esaminato la copertura globale quotidiana alla ricerca di prove di tempeste di polvere e di altri eventi meteorologici osservabili.
I suoi bollettini meteo sono di grande aiuto per i team dei rover, soprattutto per Opportunity che praticamente vive di energia solare.
Ad ogni modo, circa due mesi fa, Cantor ha notato un insignificante puntino scuro vicino all'equatore in una delle immagini.
"Non era quello che stavo cercando", ha detto Cantor. "Stavo facendo il mio solito monitoraggio meteorologico e qualcosa attirato la mia attenzione. Sembrava qualcosa di familiare, con i raggi provenienti da un punto centrale".
Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS
Così Cantor ha iniziato ad esaminare le immagini precedenti, saltando indietro di un mese alla volta o anche di più.
La prima indagine rilevò che la macchia scura era presente un anno fa ma non cinque anni fa.
Cantor, quindi, continuò a circoscrivere la data dell'evento fino a trovare il giorno esatto, tra il 27 e il 28 marzo 2012.
Stabilita con certezza la presenza della macchia scura, è entrata in azione la fotocamera CTX, dell'esperimento High Resolution Imaging Science (HIRISE) a bordo della sonda della NASA MRO.
Questa fotocamera ha ripreso tutta la superficie di Marte almeno una volta durante gli oltre sette anni di osservazioni ed aveva fotografato il sito interessato a gennaio 2012, prima dell'impatto.
Una nuova ripresa del 6 aprile 2014 confermò quindi l'evento e ben due nuovi crateri che non erano presenti nello scatto precedente, più una dozzina di piccoli crateri vicino ai due più grandi, probabilmente creati da altri pezzi dello stesso asteroide o da impatti secondari dovuti a materiale espulso dal terreno a seguito degli impatti maggiori.
Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS
Ognuno di questi due scatti ricopre un'area di 1,6 chilometri.
Il più grande dei due crateri è di 48.5 metri di larghezza, il che lo rende il più grande nuovo cratere confermato con immagini pre e post impatto su Marte e altrove.
Una seconda foto HIRISE del mese di maggio 2014, ha aggiunto un'ulteriore vista dell'area permettendo una ricostruzione tridimensionale della zona.
Lo scatto del 21 maggio 2014 catalogato come ESP_036481_1835 è in stereo pair con lo scatto del 27 aprile 2014, ESP_036336_1835.
Credit: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona
"Il più grande cratere è insolito, piuttosto basso rispetto ad altri crateri recenti che abbiamo osservato", ha detto Alfred McEwen dell'University of Arizona di Tucson, principale investigatore HIRISE.
McEwen stima che l'oggetto doveva avere un diametro di circa 3 - 5 metri, ossia meno di un terzo della dimensione stimata per l'asteroide che ha colpito l'atmosfera terrestre vicino a Chelyabinsk, ma su Marte, con l'atmosfera meno densa, è bastata una roccia più piccola per creare un effetto analogo.